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Esposito, umiltà e professionalità

FESTIVAL DI CINEMA AFRICANO. Cerimonia di chiusura con l’attore-regista americano. Positivo il bilancio della XXIX edizione: 3.000 gli spettatori paganti per le proiezioni ufficiali
L’attore e regista Giancarlo Esposito
L’attore e regista Giancarlo Esposito
L’attore e regista Giancarlo Esposito
L’attore e regista Giancarlo Esposito

«Lo sceneggiatore Jeff Stacy mi chiese se volevo interpretare una parte in Gospel Hill. Rimase stupito quando rifiutati quella di protagonista. Allora mi domandò se ero interessato a dirigere il film e io dissi: "Certo! Purché tu mi permetta di riscrivere il copione assieme a te". Era troppo lungo e c'erano troppi personaggi. Ci abbiamo messo due anni ma sono orgoglioso del risultato». L'attore americano Giancarlo Esposito (collaboratore di Spike Lee e tra i protagonisti della terza stagione della serie tivù di culto Breaking Bad) ha descritto così, al numeroso pubblico accorso a sentirlo al forum Fnac, la genesi della sua prima pellicola da regista, presentata in anteprima nazionale all'interno del XXIX Festival di cinema africano.
Una parabola dalla quale si desumono le grandi qualità di questo interprete: umiltà e professionalità. «In America, oggi, è molto difficile fare film in cui la gente si parla. Se poi hai più di un attore di colore nel cast il tuo lavoro viene bollato come Black movie e perdi ogni chance di distribuzione europea. Ho accompagnato Gospel Hill in Africa, a Nairobi, dove tutti i multisala sono invasi dai kolossal americani. Lì ho girato un cortometraggio nella baraccopoli di Kibera. Oggi i miei obiettivi sono due: portare nel mondo le storie dell'Africa e continuare a fare film».
L'esperienza multiculturale di questo autore è stata un felice trait d'union tra America, Africa e Italia (Esposito è figlio di padre napoletano) che ha permesso al festival 2009 di guadagnare crediti sia sul versante del fascino mondano che su quello dello spessore culturale.
Presente anche alla cerimonia di chiusura, al cinema Stimate, Esposito ha ricevuto una menzione speciale da parte della giuria dell'ASAV (Associazione Studenti Africani di Verona), riconoscimento gradito ma forse superfluo, visto che la sua pellicola era fuori concorso. La festa ha chiuso un'edizione difficoltosa nella preparazione ma brillante nell'esecuzione: quasi 3.000 spettatori paganti per le proiezioni ufficiali, più 2.000 bambini per quelle aperte al pubblico. Una selezione di lungometraggi, cortometraggi e documentari forte e variegata, decisamente meritevole di maggiore attenzione, anche a livello nazionale.
E per l'anno prossimo, in occasione del trentennale, è già pronto un tema: «Generations. Passato, presente e futuro: 30 anni di cinema africano a Verona».

Adamo Dagradi

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