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ECCO LA LEGNAGO CHE VEDEVA SALIERI

La mappa della Fortezza di Legnago dovrebbe risalire al periodo fra il 1740 e il 1770
La mappa della Fortezza di Legnago dovrebbe risalire al periodo fra il 1740 e il 1770
La mappa della Fortezza di Legnago dovrebbe risalire al periodo fra il 1740 e il 1770
La mappa della Fortezza di Legnago dovrebbe risalire al periodo fra il 1740 e il 1770

Le collezioni museali della Fondazione Fioroni di Legnago si arricchiscono di un nuovo, importante pezzo che darà ulteriore prestigio alle raccolte e offrirà interessanti spunti agli studiosi della storia della Fortezza legnaghese. Si tratta di una mappa militare francese, non datata ma riconducibile alla metà del ’700, che la Fioroni ha acquistato da un antiquario veronese, portando avanti di fatto quel rinnovamento ed arricchimento del patrimonio museale sempre auspicato dalla mecenate Maria Fioroni. «Un’implementazione», ha sottolineato il presidente Luigi Tin insieme al sindaco Graziano Lorenzetti, «che per il museo rappresenta un segnale di svolta e al contempo un impegno morale nei confronti delle future generazioni». Acquisita grazie alla segnalazione dello studioso Roberto Dal Cer, la mappa può essere considerata, come spiegato dal direttore della Fondazione Fioroni Federico Melotto, «la rappresentazione più fedele e precisa che a tutt’oggi abbiamo della Legnago ai tempi di Salieri». In base ad una serie di elementi, Melotto insieme ad altri studiosi interpellati a riguardo, propenderebbe per una datazione tra 1740 e 1770. A suffragare questa ipotesi sarebbe soprattutto il fatto che nella mappa sono riportati due edifici, demoliti tra 1760 e 1770 per far posto alla Fabbrica del Duomo. Inoltre, la precisione e la raffinatezza del tratto, simile a quello catastale, farebbe escludere una datazione precedente la metà del XVIII secolo. La Fortezza di Legnago evidenziata dal cartografo francese sarebbe dunque quella che ogni giorno aveva davanti agli occhi il futuro compositore Antonio Salieri quando, tra i 10 e i 15 anni, usciva di casa per andare a lezione dall’organista Giuseppe Simoni. «Le particolarità di questa preziosa raffigurazione», ha evidenziato il direttore, «sono davvero tante. Innanzitutto si tratta di una mappa militare come dimostrano sia la scrupolosità con la quale viene definito l’impianto urbanistico sia la legenda che riporta solo gli edifici di questa tipologia, trascurando gli altri, come per esempio quelli religiosi, che appaiono nel disegno». Un’altra questione che apre interrogativi stimolanti per gli studiosi riguarda il fatto che la mappa sia francese. Le ipotesi più plausibili avanzate dalla Fondazione Fioroni, passibili di successive integrazioni, modifiche o smentite, sono al momento due. La prima si collegherebbe al clima che si respirava nella metà del ’700 quando in Europa erano in corso la guerra di successione polacca e quella austriaca. In entrambe, visto il loro carattere continentale, si verificarono episodi anche in Italia, in particolare attorno al Po. Secondo la ricostruzione di Melotto sarebbe dunque possibile che l’esercito francese, il più avanzato nella realizzazione di mappe militari, si sia procurato in qualche modo una mappa della Repubblica di Venezia e l’abbia poi rifatta, aggiungendovi una precisione che i Veneziani non avevano. La seconda supposizione, plausibile sul piano militare anche se tutta da dimostrare, farebbe pensare ad un’azione premeditata dei francesi in vista dell’invasione avvenuta poi nel 1796. «In sostanza, anche in questo caso», ha proseguito il direttore della Fioroni, «dopo essersi impossessati di una carta di fattura veneziana, ne avrebbero rifatta una uguale, utile ai loro scopi. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a un piccolo caso di spionaggio militare». La mappa, di pregevole fattura e in ottimo stato di conservazione, è stata rintracciata sul mercato francese nell’ambito di un lotto bandito a Parigi da un’importante casa d’asta dove era stata acquistata da un antiquario che l’ha poi fornita ad un collega veronese. In linea con la sua datazione, sarà collocata all’interno della stanza dedicata a Salieri.•.

Elisabetta Papa

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