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È L’ARTISTA DELLA FEDE

Presenza Il campanile del Duomo di Verona come faro della fede nell’opera di padre Alberto MoreiraPadre Alberto Moreira al lavoro su una delle sue opere
Presenza Il campanile del Duomo di Verona come faro della fede nell’opera di padre Alberto MoreiraPadre Alberto Moreira al lavoro su una delle sue opere
Presenza Il campanile del Duomo di Verona come faro della fede nell’opera di padre Alberto MoreiraPadre Alberto Moreira al lavoro su una delle sue opere
Presenza Il campanile del Duomo di Verona come faro della fede nell’opera di padre Alberto MoreiraPadre Alberto Moreira al lavoro su una delle sue opere

Nelle sue opere convivono le proporzioni dell’ingegnere edile, l’ispirazione dell’artista, la ricerca del divino che abita ogni cosa, tipica del teologo. Tre identità apparentemente distanti, che in padre Alberto Moreira trovano perfetta sintesi. A conferma che materia e spirito, corpo e anima, conoscenza e mistero, spesso aspetti conflittuali dell’umano, sono essenzialmente uno dimora dell’altro. Ma questa è solo una delle sorprendenti letture offerte dalla “Rassegna del sacro” allestita nello spazio di Nival Group, a San Giovanni Lupatoto, dove fino al 31 dicembre saranno esposti 13 lavori di Moreira, dal 2016 Superiore generale della Pia Società di Don Nicola Mazza. Originario del Brasile, don Alberto scopre il proprio talento artistico quando, poco più che adolescente, un cliente della madre sarta, gli fa dono di una tela, due pennelli, quattro tubetti di colori a olio, e un calendario con le stampe di alcuni capolavori dell’arte, chiedendogli di riprodurgliene uno. Senza nemmeno sapere come si usassero i colori, in una giornata il ragazzo realizza il quadro. Decide allora di continuare a esercitarsi con le immagini che trova sui libri di casa, che riproduce con sempre maggior naturalezza. Finché un giorno, si mette alla ricerca del suo personale ‘segno’, partecipando a saloni espositivi della propria città, dove ottiene anche dei riconoscimenti. Durante gli studi in ingegneria, nel 1983 incontra il missionario mazziano don Carlo Avanzi, artefice della sua seconda vocazione. Terminata l’università, l’uomo artista e l’uomo di fede iniziano dunque ad assumere contorni sempre più definiti. Tanto che, nel 1986 viene per la prima volta in Italia, per partecipare, da novizio, al Capitolo Generale della Pia Società di Padre Nicola Mazza e dopo gli studi teologici a Recife (in Brasile), nel 1992 vi ci torna per celebrare i voti solenni come religioso mazziano. È in questa occasione che decide di prolungare il soggiorno a Verona di sei mesi, al fine di arricchire, appunto, l’esperienza pittorica, a contatto con alcuni maestri scaligeri, per citarne uno: Federico Bellomi Con l’ordinazione sacerdotale (1994), la pittura si fa da parte per lasciare il posto alle responsabilità pastorali affidategli in Brasile, e tornare a bussare alla sua porta solo nel 2011, quando a San Paolo, nella basilica di Nossa Sehhora Aparecida, dove da dieci anni lavorava l’artista sacro Claudio Pastro, consocerà lo “spazio liturgico”. E le sue tre anime torneranno a compenetrarsi. Un vissuto carico di “viaggi”, crisi e consapevolezze, visibili ad esempio nel trittico sul corpo. percorso da «un cielo ‘lacerato’ che, da un lato, annuncia un tempo avverso, dall’altro un tempo di promessa e speranza», racconta Moreira. In “Due vite e un solo corpo”, «l’ombrello ci ricorda che cerchiamo tutti protezione dalle avversità, ma per restare attaccati a quell’ombrello (in pratica alle cose), rimaniamo nell’impossibilità di poterci abbracciare e cercare così quella comunione di vita che al contrario ci permetterebbe di sopravvivere alla tempesta». Nella nostra carne «è racchiuso infatti lo stesso mistero divino, la fragilità, il dramma», che come meglio espresso in “Nel mio corpo, la tua casa”, sono già raffigurati nella dimensione del riscatto: sullo sfondo la luce di una casa che attende un ritorno, la stessa di un (P)adre vestito di una carità che accoglie. Chiaro il rimando evangelico, riscontrabile anche nel soggetto paesaggistico, come “Presenza”, dove il motivo architettonico (in questo caso il campanile del Duomo) attraverso sfumati luminosi si fa presenza angelica. Faro di un costante annuncio. •.

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