<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

DANTE MODELLO ATTUALE

Pieralvise Serego Alighieri, discendente di Dante
Pieralvise Serego Alighieri, discendente di Dante
Pieralvise Serego Alighieri, discendente di Dante
Pieralvise Serego Alighieri, discendente di Dante

Dante e Verona, un binomio già entrato a pieno titolo nelle celebrazioni per i 700 anni della morte del Sommo Poeta che nella città degli Scaligeri fu due volte ospite e ambasciatore dei Signori, amico in particolare di Cangrande, a cui dedicherà la terza cantica della sua Commedia, il Paradiso. E se la città si presta a celebrare la memoria di questo suo illustre ospite, come non ricordare che in Valpolicella, a Gargagnago vive un suo discendente. Pieralvise Serego Alighieri, 66 anni, imprenditore del vino, opera nell’alveo del Gruppo Masi. La sua stirpe discende da Pietro Alighieri, il primogenito del Poeta, che nel 1353 acquistò qui un possedimento, Casal dei Ronchi, dove, dopo ventuno generazioni, vivono ancora gli Alighieri che hanno unito dal 1549 la loro casata con quella vicentina dei Serego, con il patto di portare sempre uniti due cognomi. Anche in Valpolicella l’anniversario che si celebra nel 2021 rappresenta un momento di riflessione sull’eredità che Dante ha lasciato all’umanità. Così lo vede Pieralvise Serego Alighieri: «Questo momento dovrebbe spingere tutti a soffermarsi sull’opera di Dante in generale e, per Verona, su quanto è stato stretto e fruttuoso il rapporto tra il poeta e la città. Forse oggi abbiamo un’occasione straordinaria che va valorizzata in ogni sfaccettatura, perché ora forse la città può capire molto meglio quanto Dante sia stato importante per lei». E fa un riferimento storico: «Nel 1921, quando Verona non era ancora considerata una città dantesca a pieno titolo, ci fu comunque un fiorire di iniziative per l’anniversario della morte del Poeta. La più importante fu la prima apertura delle Arche scaligere e la ricognizione sul corpo di Cangrande, che fornì una serie di dati molto utili alla conoscenza di questo principe veronese». Dante rappresenta una pietra miliare nella cultura nazionale e mondiale, aggiunge Pieralvise Serego Alighieri, «e credo che a distanza di sette secoli dovremmo indagare ancora nella sua visione della realtà, perché, da quel grande artista che era, fu un visionario, un veggente, una persona che, scrutando nell’animo delle persone e della società, ne indicava anche gli sviluppi. Nella sua visione politica anticipò l’unità dell’Italia, un solo Stato in un’epoca dominata da tanti Comuni e signorie, da regni e principati sotto dominatori diversi. Penso che Dante ci abbia indicato una strada: evitare di chiudersi nei propri campanilismi ma creare un’alleanza di campanili; salvaguardare le identità ma inquadrate in un disegno unitario. Un messaggio molto moderno». Tra le iniziative che si faranno a livello locale, ne avrebbe qualcuna da suggerire in particolare? «Mi piacerebbe che fosse ripreso un progetto di dieci anni fa, quando con l’allora assessore alla cultura Mimma Perbellini e il presidente degli albergatori di Confcommercio Oliviero Fiorini, firmammo un protocollo d’intesa tra le città dantesche, Firenze, Verona e Ravenna, per creare un circuito culturale e turistico, tenendo anche conto che si tratta di città inserite nel Patrimonio Unesco. A mio avviso sarebbe un piano da riprendere e rilanciare per valorizzare al meglio la grande eredità che ci ha lasciato Dante, partendo proprio dalle città che a vario titolo sono state protagoniste della sua straordinaria vicenda umana». Ma veniamo a Pieralvise Serego Alighieri: portare un cognome del genere non è talvolta un fardello? «Beh, quando andavo a scuola ve lo potete immaginare: le battute dei compagni, l’onere di dover essere all’altezza di un paragone del genere. Pensate poi a mio papà, che si chiamava Dante... Ma sono cose che si superano. Del resto lo stesso termine, discendenza, significa discesa», scherza, «ma alla fine va vissuto come un patrimonio straordinario. Da qualche anno sono in contatto con una scuola media di Buenos Aires, che si chiama Dante Alighieri, frequentata da ragazzi molto brillanti che parlano bene l’italiano e sanno tutto di Dante. Inoltre siamo in contatto con la Società Dante Alighieri di Boston e facciamo periodicamente degli incontri in videochiamata con i soci, molti dei quali sono rimasti sorpresi di poter parlare con un discendente di Dante». Che cosa può dire oggi Dante ai giovani? «Auspico che le giovani generazioni scoprano Dante e se ne appassionino. Ora ci sono molte pubblicazioni in uscita e molte manifestazioni in programma. Spero che tutto questo faccia diventare Dante un personaggio ancora più popolare e amato. A 700 anni dalla sua morte lui è ancora un modello da studiare. E la sua modernità lo aiuterà a farsi strada nella società contemporanea. A patto che si abbia voglia di starlo ad ascoltare». •

Elena Cardinali

Suggerimenti