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Dai magazzini alla ghiacciaia, nasce l’architettura industriale

Treni merci alla stazione frigorifera, con cupola e  ghiacciaia a Verona sud negli Anni Trenta
Treni merci alla stazione frigorifera, con cupola e ghiacciaia a Verona sud negli Anni Trenta
Treni merci alla stazione frigorifera, con cupola e  ghiacciaia a Verona sud negli Anni Trenta
Treni merci alla stazione frigorifera, con cupola e ghiacciaia a Verona sud negli Anni Trenta

«Del negozio che si fa tra una gran parte dell’Italia e della Germania, Bolgiano è il centro, Verona la scala. Facendo però qui capo col benefizio del fiume le merci anche di Fiandra e d’Inghilterra, che non vanno per mare, vien ad essere un porto di mare in terra. Il transito adunque è uno de’ principali fonti della dovizia ed un gran capo di rendita dell’erario pubblico». Scipione Maffei descriveva così la città nel Settecento. Due secoli più avanti la vocazione di Verona a centro di scambio si sarebbe rivelata fondamentale per la costruzione di quella «porta d’Europa» che oggi chiamiamo Zai storica. L’idea fu abbozzata nel 1869, quando la Camera di Commercio veronese mandò una circolare alle maggiori controparti italiane e tedesche per manifestare l’intenzione di rendere la città un nodo commerciale grazie alla costruzione dei magazzini generali, anche se il progetto fu preso in considerazione in concreto soltanto dall’Amministrazione fascista. Nel 1924 si costituì legalmente l’Ente Autonomo Magazzini Generali (lo formavano la Provincia, il Comune e la Camera di Commercio, con il concorso della Cassa di Risparmio di Verona e Vicenza), il cui scopo era realizzare un complesso di strutture da destinare a raccolta, conservazione e smistamento dei prodotti ortofrutticoli e cerealicoli su cui si basava l’economia veronese fin dall’Ottocento. Il contratto per l’acquisto di 76mila metri quadrati tra il forte asburgico Clam e l’ex hangar, di proprietà dell’Amministrazione militare, venne firmato nel 1925 e il Comune stanziò 120mila lire per la sistemazione di una strada di collegamento col centro storico che costituì il preludio per lo sviluppo futuro di Verona sud. Il sipario si alzò nel settembre del 1927, quando su un esteso lotto triangolare recintato da un muro di blocchi di tufo venne inaugurato il primo nucleo di fabbricati contenenti sofisticati impianti per il movimento delle merci. Si tratta degli edifici oggi a fianco e a nord della stazione frigorifera che presentano murature intonacate e capriate lignee. Il progetto di massima fu eseguito dall’ingegnere capo del Comune, Adolfo Zordani. Due anni più tardi si mise a segno un altro colpo vincente, la stazione frigorifera ideata dall’ingegnere veronese Pio Beccherle. Il Duce, informato del progetto, rispose al prefetto di Verona: «Dica all’Ing. Ignazio Cartolari, Presidente dei Magazzini Generali, che ho letto con la più grande attenzione il suo rapporto sul funzionamento di detti Magazzini e sui futuri programmi. Approvo molto l’iniziativa dello stabilimento specializzato per la refrigerazione su larga scala e con la massima rapidità e mi piace che sia stata fissata una data per il funzionamento del nuovo impianto, destinato ad essere della più grande utilità per gli esportatori ortofrutticoli». Il taglio del nastro avvenne nel 1930. Era il frigorifero più grande d’Europa, con i suoi diecimila metri quadrati di celle refrigerate e una cupola in cemento armato del diametro di cento metri rivestita con vernice metallizzata. Insieme a quello di Monaco, anche il più avanzato nel campo della produzione del freddo industriale. L’impianto planimetrico era suddiviso in tre anelli concentrici: il più esterno destinato a magazzini, quello intermedio a celle di refrigerazione e corridoi freddi, la sala centrale a una piattaforma girevole per la movimentazione interna dei carri ferroviari. Al piano superiore si trovavano la fabbrica del ghiaccio e i magazzini non refrigerati. L’importanza che quella porzione industriale della città avrebbe determinato per Verona si consolidò nel secondo dopoguerra con la costituzione del Consorzio Zai, l’ampliamento della Manifattura Tabacchi (vari edifici costruiti nell’arco di cinquant’anni con diversi servizi, compreso un asilo per i figli dei dipendenti) e il trasferimento della Fiera dal centro storico. Nei primi anni Cinquanta anche il Mercato Ortofrutticolo costruì la nuova sede accanto al Magazzini Generali: quattro padiglioni, ora ridotti a due, che per la Zai rappresentavano pure un’importante presenza sul piano architettonico, con i loro archi di parabola che ricordavano i mercati centrali spagnoli. C’è un enorme patrimonio in attesa di riqualificazione in una zona d’importanza fondamentale per la città. •

Laura Perina

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