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LE VOCI

Da Manara a Guarienti: «La Olga può permettersi di dire tutto»

Sono molti i personaggi veronesi che hanno voluto tributare un omaggio alla voce schietta e genuina dei veronesi che da 20 anni si esprime su L’Arena
Milo ManaraAntonio Gioco
Milo ManaraAntonio Gioco
Milo ManaraAntonio Gioco
Milo ManaraAntonio Gioco

Tra i grandi estimatori e lettori della Olga c’è Milo Manara, il grande artista del fumetto di stanza in Valpolicella. Dal suo buen retiro segue con attenzione le uscite della Olga e dei personaggi del baretto.

Milo Manara. «Mi piace moltissimo che la Olga tenga vivo il dialetto, io amo tantissimo conversare e utilizzare il dialetto anche se sono di radici più veneziane». Una difesa a tratti difficile: «Mia mamma mi ha sempre obbligato a parlare in italiano, perché si considerava indice di istruzione, era la lingua colta. Invece a Venezia gli aristocratici parlano solo dialetto veneziano, perché questa è la lingua nobile, elitaria. L’italiano è stato diffuso perché tutti potessimo capirci, ma il dialetto è la lingua vera, con un senso alto. Non a caso Dante Alighieri quando scrive usa il dialetto fiorentino, il volgare e non il latino». Il popolare fumettista rivela poi di apprezzare in particolare i termini più antichi del dialetto che la Olga riesce a recuperare dalla memoria. «Il dialetto veronese è un po’ a se stante rispetto al resto della regione, al veneziano e al padovano. Perché qui siamo crocevia con Lombardia e Trentino per cui proprio veneto puro forse non è, ma proprio per questo va conservato. A Venezia si dice ombra di vino, da noi goto de vin, forse in memoria dei Visigoti e degli Ostrogoti. Ma guai se si esaurisse la vena dialettale; anzi a me dispiace non saperlo parlare bene, mi piacerebbe molto riuscirci». Della Olga poi Manara sottolinea «la grande ironia, tipica caratteristica montebaldina e veronese, così come le figure dei piassaroti di piazza Erbe, tutti patrimoni che rischiano di scomparire e che la Olga meritoriamente conserva».

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Antonio Gioco. «Se la Olga non ci fosse dovremo inventarla», fa eco Antonio Gioco. «E chissà che cosa direbbe mio padre Giorgio, “complice“ della nascita di questa straordinaria figura, nelle sue chiacchierate con Silvino. Io l’ho sempre definita la voce onesta del popolo veronese: non esiste ma è più vera della realtà, e ha quella piena libertà di parola che la rende unica. E poi ha la grande qualità del buon senso, oggi così latitante: rispetto a tutte le assurdità cui assistiamo, rispetto a dichiarazioni o progetti surreali, la Olga oppone il pensiero ironico e saggio del popolo, che la sa lunga. Intorno a lei, un corollario di figure altrettanto uniche e capaci di imprimersi nel lettore. E del resto il baretto di Oreste, che non esiste in quanto tale, è l’archetipo del tipico bar di quartiere o di paese, fuori dal centro città ovviamente. Un luogo di grande saggezza popolare: io spesso, quando mi trovo in qualche parte periferica della città o in qualche paese, entro nel bar del luogo e trovo così bello parlare con gli avventori, spesso di una certa età: la loro visione di buon senso delle cose piccole e grandi della vita è un insegnamento. E poi c’è la lingua: quel mix di italiano e dialetto la rende squisitamente veronese, la fa nostra, e credo che questa sia un’altra delle ragioni che la rendono così simpatica al lettore».

Guariente Guarienti. Grande estimatore della Olga è anche l’avvocato Guariente Guarienti. «La Olga è uno di quei personaggi che rimangono impressi nella mente del lettore di un quotidiano», afferma. «Può permettersi quelle critiche bonarie e quelle prese in giro di personaggi e fatti cittadini che, comprensibilmente, non trovano collocazione in altri spazi o rubriche del giornale. È ammirevole come il suo inventore riesca, da vent’anni, a trovare spunti sempre nuovi: ascoltando la sua voce è impossibile non divertirsi, la sua ironia ci conquista e la sua saggezza basata sull’esperienza e sul buon senso ci fa sempre pendere dalla sua parte». Luigi Grezzana. «La Olga rappresenta una voce imprescindibile del nostro amato quotidiano cittadino», conviene il dottor Luigi Grezzana, a lungo primario di Geriatria a Borgo Trento, lettore fedelissimo dell’Arena. «Compie vent’anni ma li porta benissimo. Credo sia encomiabile la capacità di Silvino Gonzato di trovare sempre nuovi spunti per la sua creatura e trovo che anche tutti gli altri personaggi siano eccezionali, delineati con vera maestria. La Olga è la portatrice di una sana e popolare ironia, fatta di buon senso, nella quale ciascun lettore si trova rappresentato. É espressione della migliore veronesità, con quel suo mix di italiano e dialetto che dà maggio forza alle sue parole».•.

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