Debutterà sabato prossimo in Arena alle 21 l'ultima opera in cartellone: «Tosca» di Giacomo Puccini, con regia, scene, costumi e luci di Hugo de Ana. Nel ruolo della protagonista canterà il giovane soprano ucraino Oksana Dyka, con accanto il Cavaradossi di Marcello Giordani e lo Scarpia di Ruggero Raimondi. Negli altri ruoli: Alessandro Spina sarà Angelotti, Roberto Abbondanza, il sagrestano, Carlo Bosi, Spoletta, Paolo Orecchia, Sciarrone, Angelo Nardinocchi, un carceriere, Andrea Faustini, un pastorello. Dirigerà il maestro Pier Giorgio Morandi.
Tosca è stata a lungo considerata un'opera appartenente al verismo musicale italiano. Il realismo pucciniano di Tosca va inteso in primo luogo come categoria formale e non materiale. Certo nell'opera si incontrano ripetutamente anche momenti concretamente realistici, in una gamma che va da una melodia estremamente pregna di affetto, alla recitazione vera e propria o addirittura all'urlo, a descrizioni di ambiente, tinte di colore locale, musica rumoristica e d'azione, occasionalmente anche veri e propri rumori extra musicali. Ma questi sono solamente fenomeni secondari il cui effetto reale non nasce tanto da essi stessi, quanto dalla loro collocazione nel contesto drammatico musicale, che non consentono comunque un accostamento seriamente fondato al verismo e al naturalismo.
Non c'è altra opera di Puccini che rispecchi invece, e con tanta immediatezza, il tormento e i turbamenti del sesso, in una tensione che assume perfino risonanze lugubri e la rende una sorta di inconscia dannazione dei personaggi principali. Hugo de Ana, nella sua regia dell'opera, ha bene evidenziato questi aspetti, mettendoli in rilievo soprattutto nell'incontro-scontro della protagonista nello studio alcova dell'aguzzino Scarpia. E nella scena della fucilazione di Cavaradossi, che va al sacrificio, appeso ad una croce, per i suoi ideali libertari.
Tosca è l'amante focosa ed imperiosa che non esita a smaniare in chiesa esibendosi in una violenta scena di gelosia con l'amato, ma che per un attimo cede anche alle attenzioni sessuali di Scarpia. E subito dopo è la grande artista che si umilia come una donniciola qualsiasi quando si prosterna disperata ai piedi dell'aguzzino e implora pietà per il suo uomo.
La regia di de Ana tiene anche conto degli imponenti spazi areniani e li esalta con un grandioso finale del primo atto, con il celebre «Te Deum» cantato nella chiesa di Sant' Andrea della Valle che si conclude in una lenta e lunga processione di vescovi e cardinali, dai volti ischeletriti e mummificati. G.V.