Maria Callas è davvero nata il 2 dicembre 1923? Potrebbe sembrare una domanda scontata, ma, se da un lato sappiamo con certezza che Maria Anna Cecilia Sofia (figlia del farmacista greco Georgios Kalogeropoulos, che abbrevia il cognome in Kalos per praticità) viene al mondo al Flower Hospital di Manhattan all’inizio del dicembre 1923, dall’altro non conosciamo con certezza il giorno esatto perché la madre (la tirannica Evangelia «Litsa» Dimitriadou, che si aspettava un maschio) rifiuta per giorni di vedere la neonata e persino di darle il nome.
Il mistero sulla data di nascita
Da questo ritardo nella registrazione, seguono le perplessità: il passaporto riporta il 2 dicembre (data che sarà canonizzata come ufficiale, anche grazie a testimonianze di amici di famiglia), ma dai registri scolastici Maria risulta essere nata il 3, mentre Litsa affermava di averla partorita il 4. Alla fine, però, cambia poco: se il più grande soprano del Novecento non si fosse spento a Parigi il 16 settembre 1977, compirebbe comunque cento anni.
Il «battesimo» artistico
Conosciamo però, senza ombra di dubbio, il giorno in cui nasce artisticamente: il 2 agosto 1947, quando (dopo essere stata scoperta a New York da Giovanni Zenatello) debutta come Gioconda sul palco dell’Arena, sotto la guida di Tullio Serafin. Maria ha ventitré anni e ancora non sa di aver appena spiccato il volo verso quel cielo lirico di cui diverrà la stella assoluta. Sa solo che, dopo tanti sacrifici, non ha alcuna intenzione di sprecare quell’occasione, a costo di attraversare l’oceano mangiando patate o di infortunarsi sul palco.
I veronesi, però, la accolgono con affetto ed è nella città scaligera che incontra l’imprenditore Giovanni Battista Meneghini, il quale, folgorato dal talento di Maria, lascerà la guida della propria azienda per farle da agente. Dal 1949 (anno in cui sposa Meneghini a Verona) al 1959 (che vede l’inizio della sua relazione con Aristotele Onassis), la Callas si divide fra quattro abitazioni.
La vita nel Veronese
Da una parte c’è la la tranquillità dell’appartamento veronese in via Leoncino 14 e di Villa Meneghini a Zevio (dove si dice che i passanti sostino lungo le mura del parco per ascoltarne i vocalizzi all’aperto), dall’altra il lusso delle due residenze che il marito acquista per lei in Lombardia: la casa di Sirmione (sul Lago di Garda) e la villetta in Via Buonarroti a Milano, resasi «necessaria» quando Maria diventa la regina della Scala.
Attesi ritorni
Sul palco dell’Arena, invece, torna nel 1948 (come Turandot), 1952 (ancora Gioconda e Violetta Valéry ne «La Traviata»), nel 1953 (Aida e Leonora ne «Il Trovatore») e nel 1954 (Margherita in «Mefistofele»). «Dopo una recita, tutti mi dicono grazie» affermava la Callas. «Non brava, ma grazie. Quello che so fare è cantare e penso che forse questo porti un po’ di bellezza nelle vite, faccia stare meglio le persone.» Anche solo per ripagarne almeno un po’ l’arte straordinaria, vogliamo sperare che Verona, di cui parlava sempre con riconoscenza, le abbia regalato in vita un po’ di quella serenità che tanto desiderava.
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