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Luciana Ravazzin Il teatro e l'ironia come eredità

di Michela Pezzani
LA SCOMPARSA. Una grave perdita per Verona. Domani i funerali
L'attrice, regista, autrice e insegnante si è spenta all'età di 80 anni. Debuttò nel varietà a 16 Nel Gruppo Renato Simoni hanno recitato 700 attori
Luciana Ravazzin
Luciana Ravazzin
Luciana Ravazzin
Luciana Ravazzin

Quando la si incontrava per strada, sempre con l'amata cagnolina Aida al guinzaglio, Luciana Ravazzin sfoderava il sorriso ed esordiva con l'esclamazione «Complimenti!». Al che ci si chiedeva: «Per cosa?». E lei: «Per tutto». L'attrice, regista, autrice, insegnante di prosa e dizione, donna di cultura, esperta di lirica, amante degli animali (aveva anche Jolly, un gatto «similesotico» ma in realtà veronesissimo, ) e colonna del mondo teatrale veronese fin dagli anni Cinquanta quando debuttò a 16 anni nel varietà, si è spenta l'altra sera, a 80 anni (ne avrebbe compiuti 81 l'11 ottobre), all'istituto Casa Serena dopo tre anni di malattia che l'ha costretta ad abbandonare l'amato teatro, contenta però di passare il testimone al fratello Maurizio e al nipote Alessandro che l'hanno assistita fino all'ultimo e portano avanti sua eredità morale e artistica. I funerali si svolgeranno domani alle 15,15 a Casa Serena. L'ironia è sempre stata l'arma vincente della Ravazzin: così superava ostacoli ed imprevisti, come quando a un recital del soprano di Katia Ricciarelli al Circolo Ufficiali di Castelvecchio (dove Luciana, esperta in bel canto, era la presentatrice e storica della lirica) si trovò poco prima dall'inizio con il vestito identico a quello della diva. Fu il panico. «Per la Ricciarelli, però», spiegava la Ravazzin. «Stesso modello, stesso colore. Gemello. “E adesso come facciamo?”, chiese la cantante. “Ah, veda lei. Io ho solo questo”, le risposi. Al che la Ricciarelli dovette cambiarsi in fretta e furia e indossare un abito bianco di riserva. Quella mise l'avevo fatta fare dalla mia sarta di fiducia scegliendola da un catalogo di capi firmati e nella tinta originale, bluette. Il suo però era originale». Chapeau a un'amica cara. «Autorevole e materna», dicono di lei i colleghi di compagnia nel ricordare le battaglie che Luciana ha fatto per difendere la situazione degli amatoriali «poveri in canna» senza una sede fissa per gli arredi di scena. «Era il 1972 quando nacque il Gruppo Teatrale Renato Simoni che oggi ha compiuto quarant'anni e il nome fu dato in omaggio al grande commediografo e critico teatrale concittadino», racconta il fratello Maurizio. «La realtà teatrale si formò per volontà di un gruppo di attori che costituivano il nucleo centrale della Compagnia spettacoli musicali Città di Verona nella trentennale Rivista dei Rava, ed inoltre facevano parte di altre compagnie di prosa cittadine. Oltre 700 sono gli attori che si sono alternati nelle schiere del Simoni, che continua a coltivare insieme sia la prosa che il canto e dà spazio a giovani che escono dalle scuole cittadine di recitazione». Teatro dialettale e teatro della tradizione: i due filoni del Simoni corrono paralleli nei decenni e l'esperienza del fare teatro «artigiano» viene dalla gavetta dei pionieri come Luciana e agli anni della rivista, quando dal 1956 al 1985 il teatro Nuovo di Verona era sempre gremito di pubblico per applaudire la Compagnia teatrale musicale Città di Verona nella quale lavoravano anche Franco Amadei, Giorgio Totola, Renato Veronese, Roberto Puliero, solo per citarne alcuni, con le musiche di Sergio Ravazzin e i testi dei Rava, ovvero Sergio, Renato e Plinio (anche registi) a cui si aggiunsero Giancarlo e Luciana.

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