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Società Letteraria

Letteratura e cinema, Fulvi racconta il tormentato «agente segreto» Graham Greene

di Michela Pezzani
La conferenza di Fulvi su Greene in Letteraria (foto Pezzani)
La conferenza di Fulvi su Greene in Letteraria (foto Pezzani)
La conferenza di Fulvi su Greene in Letteraria (foto Pezzani)
La conferenza di Fulvi su Greene in Letteraria (foto Pezzani)

Quando alla Società Letteraria di Verona il giovane musicista Gianmaria Rizzardi ha eseguito al pianoforte una sua composizioni di impatto per evocativo di immagini, lo scrittore e giornalista Fulvio Fulvi, penna del quotidiano Avvenire, ha confidato al pubblico di avere provato commozione perché quelle note erano come fatte apposta per essere la colonna sonora del ritratto di Graham Greene (1904-1991) che si accingeva a fare. Dello scrittore britannico (Il potere e la gloria, Il fattore umano, solo per citare i più noti), sceneggiatore e critico letterario, nonché per un certo periodo agente segreto, Fulvi ha raccontato, in un eloquente dialogo con il prof. Luigi Zuffada, vita e opere, personalità del controverso ma affascinante personaggio: una visione a tutto tondo di uno dei più importanti talenti del Novecento, anche negli angoli in penombra e nelle imprevedibilità caratteriali come graffi di gesso sulla lavagna di una vita sempre in fuga, non tanto da qualcuno, ma da se stesso.

L'occasione per esplorare in sala Montanari il pianeta Greene lo ha dato il ciclo di incontri meditativi "Noi tutti siamo" organizzato da Giusto Marrella in collaborazione con Aps e che a conclusione della terna di incontri accessibili sia in presenza che in streaming, ha proposto "Fede e tormento", un viaggio fianco a fianco ad uno scrittore la cui esistenza la si può definire un'avventura, così come si scopre nel saggio fresco di stampa di Fulvio Fulvi, edito da Ares, che ha dato il titolo alla applaudita conferenza.

Perché dunque fede e tormento hanno caratterizzato Graham Greene? Lo si scopre tra le pagine dei suoi scritti e nelle sue azioni di uomo iper sensibile che da bambino ha sofferto nelle relazioni familiari poco consone alle sue necessità, figlio di famiglia borghese con padre direttore dell'Istituto in cui Graham andava a scuola, bullizzato dai compagni poiché figlio del capo. Disturbo bipolare e tendenza agli eccessi lo rendono suo malgrado singolare, come quando da ragazzo si era dato al gioco crudele della roulette russa, ma il dono della scrittura lo salvato, perlomeno dalla morte assurda del colpo in canna. «Greene si é convertito al cattolicesimo, dopo aver conosciuto Vivien, amatissima e che ha sposato» ha detto Fulvi di Greene, un essere alla ventura, fatto di anima e carne che convivono in turbolenza, sempre in bilico su una sorta di vuoto da colmare o forse no, da svuotare ancor di più: un un "credente incredulo" quale egli si é autodefinito. Non solo i libri scritti da Greene hanno riscosso interesse alla conferenza della Letteraria ma anche le sceneggiature di celebri film che hanno fatto storia a (come Il terzo uomo, Il nostro agente all'Havana, Fine di una storia, Un americano tranquillo, Idolo infranto) la carrellata che Fulvi ha fatto di titoli e suggestioni dalle pellicole sono un invito a rivedere queste opere, nonché a rileggere Greene con occhio attento alla contemporaneità delle sue insicurezze.

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