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Intervista al figlio Raffaello

«Qui Nuova York... mio padre Ruggero Orlando da Verona all’America di Kennedy. E la telecronaca nella notte della Luna»

di Enrico Giardini
Musicista e accademico, 77 anni, figlio del giornalista Rai nato a Verona, racconta il talento del padre
A sinistra il corrispondente Rai nel saluto agli telespettatori. A destra Raffaello Orlando e il padre Ruggero in New Jersey
A sinistra il corrispondente Rai nel saluto agli telespettatori. A destra Raffaello Orlando e il padre Ruggero in New Jersey
A sinistra il corrispondente Rai nel saluto agli telespettatori. A destra Raffaello Orlando e il padre Ruggero in New Jersey
A sinistra il corrispondente Rai nel saluto agli telespettatori. A destra Raffaello Orlando e il padre Ruggero in New Jersey

Dentro la storia. Se c’è un evento simbolo di «mamma Rai», che compie settant’anni, questo è senz’altro l’allunaggio del 20 luglio 1969, alle 22,17. Quando l’Italia in bianco e nero della televisione pendeva dalla voce inconfondibile e dalla verve di un giornalista di razza.

«Qui è Ruggero Orlando che vi parla da Nuova York». E quella volta, nella telecronaca da Houston, fu lui a dare la notizia, ingaggiando una sorta di battibecco con il collega Tito Stagno, in studio alla Rai.

«Quel giorno ero in America, nel Vermont, e ricordo che prima dell’allunaggio mio padre, corrispondente Rai negli Stati Uniti, fu invitato da una tivù americana a parlare della luna e dell’imminente discesa del primo uomo, Neil Armstrong, con l’Apollo 11».

A dirlo è Raffaello Orlando, 77 anni, musicista e professore di lingua cinese, unico figlio di Ruggero Orlando. Ruggero nacque a Verona il 5 luglio 1907, figlio di Luciano, originario della Sicilia, matematico e docente alla Sapienza di Roma, e di Alba Santi. Questa, veronese, venne alla luce il 26 agosto 1883 in città, in stradone Porta Palio, e faceva la maestra. La famiglia, composta anche da altri due figli non nati a Verona, si trasferì a Roma nel 1908.

Raffaello Orlando è figlio di Ruggero e di Friedl Bamberger, tedesca di origini ebraiche. Raffaello ha sposato Chi Mei, cinese nata in Malesia, da cui ha avuto due figli: Michele, 43 anni, regista, e Sofia, 31, psicologa. Su Ruggero, morto a Roma nel 1994, il regista Enrico Salvatori ha girato uno documentario su Rai Cultura.

Professor Orlando, suo padre Ruggero è stato uno dei volti più noti della Rai, come giornalista. Inevitabile partire dall’allunaggio. Come andò poi il ping-pong con Tito Stagno, che annunciò l’allunaggio prima di suo padre?
Io soltanto dopo venni a sapere la storia vera. Tito, che stava in Italia, riteneva che il modulo lunare avesse toccato la luna prima di quanto aveva detto mio padre, ma in realtà si trattava di una sonda. A dare la notizia del vero e proprio allunaggio fu mio padre, che in realtà lo disse un po' più tardi.

Ma ci furono conseguenze, tra lui e Stagno?
No, non ci fu alcun risentimento.

Ricordi di suo papà in Rai?
Quand’era inviato in America, dal 1954 al 1970, e prima in Inghilterra, io non stavo in Italia. Eravamo con lui, nel caso dell’America in New Jersey. E quasi non ci rendevamo conto di quanto fosse famoso. Lo intuivamo soltanto. Anche se la sua dimensione domestica e quella professionale erano collegate.

In che senso?
Lui ci raccontava della politica in maniera particolare. Ricordo una volta in cui, a colazione, ci parlò della guerra in Vietnam, quando era presidente Johnson. Ce ne parlò in modo colloquiale, semplice. Poi andò a Nuova York alla sede Rai: spiegò la vicenda nello stesso modo, improvvisando, come fece con noi.

Era il suo metodo di lavoro?
Sì e ci spiegava che al liceo classico non scriveva mai la brutta copia, nei compiti in classe. Faceva una sola stesura. E alla televisione e alla radio parlava a braccio, senza prendere appunti.

Entrava nelle case di tutti.
Ci diceva sempre che lui raccontava i fatti, anche i più complessi, mentre le persone stavano preparando la cena. Quindi doveva semplificare al massimo i discorsi, essere chiaro e sintetico. In modo che tutti potessero capire. E, secondo lo stile giornalistico anglosassone, separava le opinioni dai fatti. “Le opinioni sono libere”, diceva, “le notizie sono sacrosante”.

Qual era il rapporto di Ruggero Orlando con la Rai?
Buono per molti anni, in seguito un po’ burrascoso. Lui era contrario alla lottizzazione politica dei canali Rai. E nel 1962 i vertici, siccome c’era in Italia un tentativo di distensione tra Dc e comunisti, gli chiesero di raccontare che stava avvenendo un disgelo anche tra Usa e Urss. Ma lui rispose: “Quando ci sarà, lo racconterò”. Volevano togliergli la corrispondenza e gli offrirono la vicepresidenza della Rai. Gli venne in soccorso la crisi dei missili di Cuba tra Kruscev e Kennedy: non si poteva parlare di disgelo... Restò in America.

Lui, antifascista, entrò poi in politica, dimessosi dalla Rai nel 1972...
Sì e lo spinsi io. Lui era amico di Craxi. Fu eletto deputato per il Psi.

Suo padre raccontò i funerali di Kennedy, parlò agli italiani di Martin Luther King, Marilyn Monroe, Kissinger, Sinatra.
Conobbe bene Kennedy, la Monroe, tanti politici, artisti, imprenditori, personaggi famosi. Con la Rai fece entrare in Italia il mondo americano.

Chi conosceva bene in Rai?
Ricordo una giovanissima Raffaella Carrà venire a salutarlo in America. Quanto ai giornalisti, era molto legato a Demetrio Volcic, corrispondente da Mosca. Amico di Renzo Arbore e di Alighiero Noschese, che lo imitava: e fu il padrino di sua figlia.

Ma perché diceva Nuova York e non New York?
Era un cultore della lingua italiana. Sapeva Dante a memoria. Quindi ci teneva molto a valorizzarla, evitando il più possibile termini inglesi. Tra l’altro non diceva mai Medio Oriente, ma Levante.

Chi era Ruggero Orlando?
Mio padre era tale a casa, con la sua famiglia, come in televisione. Era molto aperto, tollerante. Ci ha regalato l’interesse per gli usi e costumi del mondo intero.

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