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«Carmen, il ruolo che preferisco»

FESTIVAL ARENIANO. IL MEZZOSOPRANO FRANCESE SI CONGEDA STASERA DAL RUOLO DI PROTAGONISTA DI CUI HA FORNITO UNA BELLA INTERPRETAZIONE

Geraldine Chauvet: Di lei amo l’indipendenza e la fede in ciò che fa. Cantare in Arena? Affascinante

 Geraldine Chauvet nel ruolo di Carmen FOTO BRENZONI
Geraldine Chauvet nel ruolo di Carmen FOTO BRENZONI

 Geraldine Chauvet nel ruolo di Carmen FOTO BRENZONI
Geraldine Chauvet nel ruolo di Carmen FOTO BRENZONI

Il mezzosoprano francese Geraldine Chauvet è una Carmen vincente sul piano drammatico oltre che vocale: stasera (alle 21.15) in Arena ne vestirà, per l'ultima volta nella stagione, i panni. La giovane cantante, nativa della Normandia, della piccola e storica cittadina di Bayeux, conta su un numero di presenze nei teatri italiani piuttosto interessante.
«Ho scoperto tardi il canto, solo cinque anni fa», ci spiega. «Avevo cominciato con il ballo, poi ho optato per il flauto traverso e per gli studi musicologi. Ad un certo punto, mi sono accorta di avere anche una voce da sfruttare e ho fatto la mia scelta definitiva».
Ha iniziato subito da mezzosoprano?
No, dapprima ho fatto una piccola esperienza da soprano, ma avevo un timbro troppo contraltile per continuare. Cosa potevo fare allora? Gettarmi su ruoli adeguati come Adalgisa di Norma, Carmen, Charlotte del Werther.
Quanto l'ha tentata l'Arena?
Mi hanno proposto di esibirmi, non potevo rinunciare. È stato molto emozionante partecipare a un allestimento di Franco Zeffirelli, avere la direzione di Domingo, e calcare un palcoscenico sul quale sono passati tutti i grandi e la tradizione dell'opera lirica italiana. Troppo affascinante.
Come è stata scelta dall'Arena?
Per un anno, la direzione artistica della Fondazione mi ha ascoltato nelle mie esibizioni in giro per l'Italia, dove canto spesso, nel circuito teatrale emiliano-romagnolo. Quindi sono stata convocata per un'audizione. In questo periodo, ho alternato il ruolo di Carmen con il personaggio di donna Elvira nel don Giovanni presente al Festival svizzero di Avenches.
Le piace Carmen?
È un personaggio straordinario, lo preferisco a tutti gli altri. Ciò che mi sorprende in lei è la libertà, l'indipendenza, ma soprattutto la fede in quello che fa. Apprezzo la decisione con cui accetta la vita in toto e come va fino in fondo al suo destino vincendo tutte le paure.
Come artista ne ha dato un bel esempio in Arena...
È un ruolo arricchito da un apporto così raro nell'universo del melodramma che non si può non sentirselo addosso. Si offre all'immaginario degli ascoltatori, aperta a suggestioni e letture tanto disparate, quanto affascinanti. Capisco perfettamente che, prima o poi, le si dovessero schiudere le porte misteriose del mito.
Chi le ha fatto scoprire Carmen?
Ho lavorato per un po' in Austria con il grande mezzosoprano americano Grace Bumbr (è stata spesso Carmen anche in Arena, ndr), che mi ha dato molte indicazioni preziose. Adesso studio con il baritono Franco Sioli.
Lei canta molto in Italia. Pensa di ritornarci presto?
Certo. In autunno sarò all'Opera Giocosa di Savona per Il Barbiere di Siviglia e nel circuito dei teatri lombardi ancora per Carmen. In Arena? Chissà…

Gianni Villani

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