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Capitano di marina: Salgari finalmente  ce l'ha fatta

ALLORI. Un decreto scolastico chiude un'annosa questione letteraria. Il diploma «honoris causa» assegnato allo scrittore dall'Istituto nautico di Genova. Fu accusato di vantare abusivamente esperienza di navigazione
Il diploma honoris causa a Emilio Salgari dell'Istituto navale di Genova
Il diploma honoris causa a Emilio Salgari dell'Istituto navale di Genova
Il diploma honoris causa a Emilio Salgari dell'Istituto navale di Genova
Il diploma honoris causa a Emilio Salgari dell'Istituto navale di Genova

Si sa che i risultati scolastici di Emilio Salgari non furono particolarmente brillanti. Lo dicono i registri della scuola tecnica comunale di Verona dal 1874-'75 al 1877-'78, che si conservano nell'archivio della scuola Isotta Nogarola, e che sono stati pubblicati in facsimile nell'edizione critica del primo romanzo di Salgari, Tay-See (Padova, Antenore, 1994). Certi voti molto alti, peraltro, in italiano e in storia e geografia, stanno a testimoniare che non si trattava di uno studente privo di capacità. Nell'ottobre 1878, con la promozione dalla seconda tecnica conseguita a Verona, Emilio si iscrisse all'Istituto nautico Paolo Sarpi di Venezia. Anche qui, senza troppa fortuna. Gli andò male il tentativo di iscriversi al secondo corso, ma fu ammesso al primo, che frequentò nel 1879-'80 ottenendo la promozione con i seguenti voti: Italiano 9; Storia 7; Algebra 6; Geometria 7; Attrezzatura 7. Alla fine dell'anno scolastico 1880-'81, dopo aver regolarmente frequentato il secondo corso, «tentò gli esami di licenza per capitano di gran cabotaggio, ma fu di nuovo riprovato con i seguenti voti: Navigazione, scritto 6, orale 2; Astronomia 2; Trigonometria 3; Diritto 8; Geografia 8. Ammesso a ripetere le prove fallite nella sessione autunnale, non si presentò, né si presentò l'anno successivo. Potrebbe darsi che avesse completata la sua licenza in altro istituto, ma le ricerche fatte in questo senso hanno dato esito negativo». Così Umberto Bertuccioli (Berto Bertù) nella sua biografia di Salgari pubblicata nel 1928 dall'editrice Augustea. Il volumetto, apparso nella collana I Prefascisti, venne ben presto ritirato e mandato al macero a causa della posizione assunta da Margherita Sarfatti, che ritenne di poter ravvisare in Salgari elementi negativi, quali «basso erotismo», «compiacimento del crudele e del sanguinario», esaltazione della rivolta, dell'indisciplina e della disobbedienza alle autorità legalmente costituite, nonché anticolonialismo. Bertù aveva fatto una buona carriera nell'amministrazione della Marina mercantile, e godeva di una certa notorietà nell'ambito della letteratura marinaresca. Grande ammiratore di Salgari, ne aveva esaltato le qualità umane e letterarie; ma non aveva esitato a considerare inattendibile l'autoritratto in figura di lupo di mare che lo scrittore non rinunciò ad accreditare durante tutta la sua vita: a cominciare dall'imbarco sulla nave Italia Una per un viaggio da Venezia a Brindisi, cui Salgari fa riferimento in un racconto pubblicato dopo la sua morte. Indipendentemente dal conseguimento del grado, secondo Bertù, non «si può ammettere che il Salgari abbia mai navigato, anche come semplice marinaio, nella marina mercantile o in quella militare, poiché, nel primo caso, il suo nome dovrebbe figurare sulle matricole della gente di mare e, nel secondo caso, sulle liste di leva e sui ruoli presso qualcuna delle Capitanerie di Porto del Regno. Le ricerche in proposito hanno dato esito negativo». Per la verità, il caso di non registrazione di passeggeri o addetti ai servizi di bordo sembra possibile — stando a cronache recenti — anche nell'era dell'informatizzazione; e altri biografi non escludono l'ipotesi che lo scrittore abbia fatto qualche esperienza di navigazione, da collocare tra il 1881 e il 1882.  NOTIZIE certe per questi anni non se ne hanno. Lo scrittore, che, il 2 novembre 1889, scrivendo un pezzo sul giorno dei morti per il giornale al quale collaborava, L'Arena, riferiva di essersi soffermato sulla tomba della madre, da poco mancata, e ricordava «i baci ardenti ch'ella mi dava quando, uscito vivo dalle tempeste del mare, dopo lunghi e lunghi mesi di ansie tornavo tra le sue braccia; e mi parve di udire ancora quella voce angosciosa che mi diceva: non lasciarmi più, non lasciarmi più! Povera e santa mamma, io ti ho obbedito, io ho rinunciato per te alla libera vita sui liberi mari, le grandi emozioni della vita marinaresca, le sconfinate distese dell'azzurra acqua, i grandi orizzonti, le grandi tempeste…» Come si può constatare, lo scrittore ribadisce qui la posizione manifestata nel 1885 nel corso della controversia (sfociata in un duello) con Giuseppe Biasioli: il giornalista dell'Adige (testata concorrente) avea definito Salgari non «Capitano di mare», ma mozzo, «conosciuto in una città marittima, quando in tale sua qualità si sarà pigliati probabilmente i calci e i ceffoni dai marinai». Salgari fece allora pubblicare dall'Arena una lettera, in cui dichiarava solennemente «essere io capitano marittimo di gran cabotaggio», pur non avendo «ancora raggiunto l'età voluta dalla legge per comandare un bastimento». A chiudere idealmente la controversia ha provveduto ora fa l'Istituto nautico San Giorgio di Genova. Il Consiglio d'istituto, presieduto da Antonella Carpi, con l'avallo del dirigente scolastico Wladimiro Iozzi, su proposta dell'Associazione ex allievi e docenti, con l'approvazione del Collegio nazionale capitani, del Corpo dei piloti e della Capitaneria di porto di Genova, ha conferito infatti a Emilio Salgari il diploma di capitano honoris causa, con la seguente motivazione: «Per la profonda conoscenza dell'arte marinaresca, per aver fatto sognare avventure di terra e di mare a intere generazioni di giovani e per aver suscitato in essi, attraverso la lettura delle sue opere, la passione per i viaggi in paesi lontani, contribuendo a sviluppare in molti la vocazione marittimo nautica». Genova è città spiccatamente salgariana, la città dell'editore Donath che nel 1904 affidò al «Capitano Cavalier Emilio Salgari» la direzione del periodico Per Terra e per Mare, cui si allude nella plausibilissima motivazione. Così il diploma inviato da Genova, ispida città colma di tenerezze segrete, viene ora a posarsi idealmente sulla tomba di Emilio Salgari, come le armi di Achille sulla tomba di Aiace. «Ai generosi giusta di gloria dispensiera è morte».

Gian Paolo Marchi

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