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BOCCIONI IL RITORNO «A CASA»

Le «Tre Donne» di Boccioni, in mostra fino a marzo alla GamFrancesca Rossi, direttrice dei Musei Civici, illustra le «Tre Donne» ad un gruppo di giovani FOTO MOZZO
Le «Tre Donne» di Boccioni, in mostra fino a marzo alla GamFrancesca Rossi, direttrice dei Musei Civici, illustra le «Tre Donne» ad un gruppo di giovani FOTO MOZZO
Le «Tre Donne» di Boccioni, in mostra fino a marzo alla GamFrancesca Rossi, direttrice dei Musei Civici, illustra le «Tre Donne» ad un gruppo di giovani FOTO MOZZO
Le «Tre Donne» di Boccioni, in mostra fino a marzo alla GamFrancesca Rossi, direttrice dei Musei Civici, illustra le «Tre Donne» ad un gruppo di giovani FOTO MOZZO

È un ritorno a casa. Rimandato per più di un secolo e temporaneo, fino al marzo 2021. Poi le «Tre Donne» di Umberto Boccioni lasceranno la terza sala della Galleria d’Arte Moderna per rientrare a Milano, tra i gioielli delle collezioni di Intesa Sanpaolo. L’artista invece, una delle firme più influenti del movimento Futurista, riposa nella quiete del Cimitero Monumentale, dov’è sepolto dal 1916, vittima di una caduta da cavallo durante un’esercitazione militare in località La Sorte, al Chievo. Non poteva certo sapere allora come una delle sue opere più note, il triplo ritratto familiare in cui la luce «di tre quarti» disegna e smaterializza le figure nel contesto ambientale, sarebbe stata parte di un progetto di scambio inter-museale che va sotto il titolo di «Ospiti fuori dal Comune». Di Verona, per biografia, Boccioni resta infatti «cittadino»: la madre, Cecilia Forlani, è sepolta accanto a lui. E nella frazione di Chievo una lapide ricorda l’artista. A governare la tessitura dei rapporti con le Gallerie Italiane di Intesa Sanpaolo ed altre istituzioni, nazionali e non, c’è Francesca Rossi, direttrice dei Musei Civici. «Una formula, quella dei prestiti, che garantisce sempre nuove proposte “a tema“, riscoprendo legami con il territorio e il suo contesto storico ed artistico», spiega.«Scelte meditate, sul filo di percorsi culturali precisi. Non certo uno “scambio di figurine“». Arriva Boccioni con le sue «Tre Donne» mentre, dal Museo di Castelvecchio, approdano a Milano, per la mostra che celebra i 250 anni dalla morte di Giambattista Tiepolo, due opere (tra cui l’olio su tela «Eliodoro e l’alto sacerdote Onia) insieme a un’altra di Louis Dorigny. «Offerte che il pubblico apprezza, un modo diverso di conoscere l’arte con un approccio differente da quello, spesso troppo veloce nel consumo, delle grandi rassegne», conferma Rossi. Non a caso, di fronte alle «Tre Donne» è installata una panca, destinata alla «contemplazione lenta». Pronta per future vittime della «sindrome di Stendhal». Un ritratto di famiglia: sulla sinistra la madre Cecilia, al centro l’amica intima (amante?) Ines e a destra la sorella Amelia, drappeggiate dalla luce di taglio da una finestra invisibile e da riflessi di oggetti non presenti nell’«inquadratura». Il risultato è la smaterializzazione dei corpi, la rottura con un passato in cui l’illuminazione «costruiva» la materia. Il primo passo di Boccioni sul sentiero che lo separerà dal Divisionismo (nella sala accanto, quasi a confronto, è esposta la «Maternità» di Gaetano Previati, ndr) per condurlo definitivamente verso lo stile futurista. «Un'opera preziosa e una splendida opportunità per la città», commenta il sindaco, Federico Sboarina. «Proseguono, anche in questo periodo di grandi difficoltà, i prestiti nazionali e internazionali resi possibili grazie al progetto “Ospiti fuori dal Comune“, che mira ad offrire al pubblico, nelle sedi museali cittadine, capolavori di valore assoluto». Un percorso, aggiunge Francesca Rossi, «cominciato ben prima dell’emergenza sanitaria per il Covid-19 ma che mostra oggi, a maggiore ragione, tutta la propria validità». Periodo difficile, riconosce l’assessore alla Cultura, Francesca Briani: «L’espressione artistica, il bisogno di bellezza è indispensabile nella vita delle persone e lo si è avvertito con chiarezza anche nei mesi più difficili della crisi sanitaria», ribadisce. Le fa eco, con evidente orgoglio, Rossi: «Siamo rimasti sempre aperti, nonostante tutto». Sembra la giusta rivendicazione di un fronte di «resistenza». Rimane, per l’assessore, la speranza di «una revisione» di ciò che, nei fatti, è attualmente un «lockdown» per teatri, cinema e luoghi di spettacolo. «Amarezze a parte», spiega Francesca Briani, «la formula dei prestiti tra musei si dimostra tanto più vincente oggi, nell’emergenza che ancora il nostro Paese sta attraversando». Una rete di esposizioni «a tema», tra città. Uno scambio di gioielli tra chi li possiede. Tiepolo per Boccioni, per ora, ma con «altre novità in arrivo». «Il vero successo», spiega la direttrice dei Musei Civici, «sta nel fare in modo che nessuno possa dire “ci sono stato una volta e basta così“». Una, due, tre opere, legate a un tema e offerte al pubblico come un regalo di cultura. Nei musei il rischio di «assembramenti» resta ancora del tutto remoto. E le misure anti-Covid ci sono tutte. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Mozzo

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