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Boccioni e quella vita «da sovversivo»

La copertina del volume
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La copertina del volume

Non ci può essere contesto migliore di Palazzo Maffei Casa Museo - con la preziosa sezione dedicata all’arte futurista della collezione Carlon - per ripercorre la vita e la figura di Umberto Boccioni insieme a Rachele Ferrario, storica e critica d’arte, insegnante all’Accademia di Brera, curatrice di mostre e autrice dell'appassionante biografia pubblicata nel novembre 2022 (Mondadori, Le scie) “Umberto Boccioni. Vita di un sovversivo”. Rachele Ferrario ci ha abituati a intense opere biografiche e ritratti di artisti, di cui sa essere coinvolgente narratrice, e oggi alle 16 - per gli appuntamenti promossi dalla Casa Museo nel Teatrino di Palazzo Maffei - sarà lei a ripercorrere la breve ma intensa esistenza di Boccioni, in dialogo con Gabriella Belli, storica dell’arte e grande esperta di futurismo nonché presidente del comitato scientifico di Palazzo Maffei Casa Museo. «Morto a soli 33 anni - spiega l'autrice - Boccioni è l’antesignano dell’artista contemporaneo. Avrebbe potuto dipingere altri capolavori straordinari, ma ha fatto comunque in tempo a lasciare una grande traccia di sé e della sua ricca esperienza di vita. Ho scritto la sua biografia partendo dalle opere realizzate che testimoniano il pensiero e la modernità di questo artista e ho cercato di restituire il suo piglio sovversivo nel contesto del tempo: un atteggiamento che poco ha a che fare con le vicende politiche del fascismo, perché Boccioni è un uomo libero che sovverte le regole nell’arte e nella vita; perché è artista d’avanguardia e per l’avanguardia l’arte coincide con la vita». Il volume ricostruisce la storia burrascosa e per molti aspetti poco nota del grande artista capofila del Futurismo. Dall’infanzia tra Morciano di Romagna e Padova, all’apprendistato romano con Balla, l’amicizia con Sironi e Severini, il legame con Marinetti, l’amore con Margherita Sarfatti, i viaggi nella Russia degli zar e nella Parigi di Picasso, l’arresto, le risse nella Milano incandescente d’inizio secolo. «Boccioni vive con trasporto ed entusiasmo le trasformazioni di inizio secolo - spiega Gabriella Belli - il movimento, la luce elettrica, i treni in corsa, l’effervescenza e l’energia che si respirava nelle città più dinamiche. Con Tommaso Marinetti collabora alla stesura del Manifesto tecnico del movimento futurista e poi insieme a Carrà, Russolo, Balla e Severini scrive il Manifesto dei pittori futuristi. La sua arte condensa gli stimoli, le novità e le tensioni di questo nuovo sentire». Per un fatto totalmente casuale, Verona conserva la tomba di Boccioni nel suo Cimitero Monumentale: l’artista, arruolatosi volontario allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, muore infatti per una caduta di cavallo all’ospedale militare della città scaligera. In questo modo tuttavia Verona diviene meta, negli anni seguenti, di artisti che guardano all’esempio dell’arte di Boccioni.•.

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