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INTERVISTA ALL’IMMUNOLOGA E SCRITTRICE

Antonella Viola: «Green pass necessario. Il virus resterà con noi, dobbiamo conviverci»

L'immunologa Antonella Viola e il suo nuovo libro
L'immunologa Antonella Viola e il suo nuovo libro
L'immunologa Antonella Viola e il suo nuovo libro
L'immunologa Antonella Viola e il suo nuovo libro

Antonella Viola è professore ordinario di Patologia generale nel dipartimento di Scienze biomediche dell’università di Padova e Direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca pediatrica (IRP-Città della Speranza), ha coordinato diversi progetti di ricerca nazionali, europei e americani finalizzati allo studio del sistema immunitario e del cancro.

 

In questi mesi è stata spesso una voce rassicurante nell’affrontare tutte le questioni legate al Covid; lucida, attenta senza mai entrare a gamba tesa nell’agone degli immunologi, tenendosi alla larga dalle polemiche e dando voce alla scienza. Ha scritto un libro Danzare nella tempesta. Viaggio nella fragile perfezione del sistema immunitario edito da Feltrinelli che sta presentando in giro per l’Italia. Di questo e molto altro parla nella nostra intervista nella quale Viola costruisce una mappa per abitare la nuova rivoluzione e comincia con l’invito a rivolgere lo sguardo dentro noi stessi, per capire la razionalità che muove il nostro organismo.

 

«Il corpo è un meraviglioso sistema di comunicazione. Ciascuna parte collabora con l’altra, inviando segnali e traducendoli costantemente. Senza sosta si misura con l’ignoto che viene da fuori e lo affronta. Dobbiamo ricordarci che nessuno di noi può prescindere dagli altri e dall’ambiente in cui vive. Abbiamo la responsabilità- scrive- di imparare la lezione del virus, perché con sé porta le contraddizioni di un mondo globalizzato che trascura la catastrofe del clima e non si occupa delle disuguaglianze sociali. Per fortuna ad aiutarci c’è la scienza, che da secoli si misura con la realtà e le rivoluzioni non con la lotta, ma con la cautela e la leggerezza».

Inoltre nell’introduzione del libro sostiene che abbiamo affrontato il Covid con un atteggiamento muscolare e scomposto, ma se non saremo capaci di rinnovare la nostra postura nei confronti del mondo, il virus ci lascerà sfiniti e dilaniati: la pensa ancora allo stesso oppure qualcosa è cambiato? Lo penso ancora, basta guardare alla comunicazione ansiogena sulle varianti e sul numero di contagi. I vaccini funzionano, gli ospedali sono fortunatamente vuoti, eppure si continua a comunicare la sensazione di allarme.

Possiamo cominciare ad ipotizzare un futuro? Lo scorso anno di questi tempi eravamo abbastanza liberi con la sola differenza che si iniziava a parlare di vaccini in maniera timida, ora che invece li abbiamo, molti si sono vaccinati tanti altri no, perché questa ritrosia? I vaccini stanno davvero facendo la differenza tra la scorsa estate e questa. Un anno fa io ero, come alcuni miei colleghi, molto preoccupata perchè mi aspettavo un'importante risalita dei contagi in autunno, e così è stato purtroppo. Adesso sono fiduciosa che se anche i contagi saliranno, questo non si accompagnerà ad un aumento di ricoveri e tanto meno di decessi. Abbiamo già protetto tutte le persone a rischio, per lo meno tutte quelle che hanno accettato il vaccino. Ora, vaccinando i più giovani, potremo davvero affrontare l'inverno con serenità. Il problema saranno proprio quegli over 60 che non si sono vaccinati: loro vanno incontro ad una malattia che può essere molto grave e può portare alla morte. Il virus non smetterà di circolare quindi, prima o poi, lo incontreranno.

 

Lei sostiene che questa pandemia ha spostato l’attenzione sul sistema immunitario e che da anni spiegate agli studenti di medicina e biologia che i virus emergenti e la resistenza ai batteri sono tra i peggior pericoli dell’umanità, che cosa dobbiamo aspettarci in futuro? I virus emergenti sono effettivamente un problema di cui eravamo e siamo ben consapevoli. Questa non sarà l'ultima pandemia della storia, bisognerà cercare di arrivare maggiormente preparati alle prossime. Il pericolo però imminente, superato Covid 19, è dato dai batteri che stanno acquisendo resistenza agli antibiotici. L'Italia ha già la maglia nera in Europa per morti di infezioni antibiotico-resistenti. Se non facciamo subito qualcosa rischiamo di essere travolti da questo problema»

Perché ci sono persone che sia ammalano e muoiono e altre che invece riscontrano pochi sintomi, da che cosa dipende? Dipende dall'età. L'età è il fattore di rischio più importante nella malattia da Sars-Cov-2. Invecchiando diminuisce la nostra capacità di generare una risposta immunitaria protettiva e aumenta invece l'infiammazione, che sbilancia le nostre difese. Poi a parità di età entrano in gioco altre comorbilità come il diabete o l'obesità.

La sensazione, soprattutto in queste ultime settimane con la variante Delta che sta avendo il sopravvento, è quella di essere tornati indietro, restano preoccupazione, paura, incertezza. Notizie fuorvianti ed errate secondo lei? Vogliamo mettere un po’ di ordine? La comparsa di varianti è una cosa assolutamente naturale: i virus mutano quando si riproducono e sulle mutazioni agisce la selezione naturale, che permette alle varianti più trasmissibili di imporsi sulle altre. Quindi non ha senso lanciare l'allarme ogni volta che il virus muta, perché chi non ha gli strumenti per capire cosa sta succedendo, si spaventa. Questa variante Delta è più trasmissibile e, quindi, rende i vaccini meno efficaci nei confronti della protezione dall'infezione, ma non dalla malattia severa. Questo significa che, con questa variante, anche se vaccinati è possibile infettarsi, anche se ovviamente il rischio è minore rispetto ai non vaccinati, ma non si finisce in ospedale e non si muore. Francamente, questo è quello che ci interessa.

Il green pass obbligatorio per viaggiare, andare a teatro e nei ristoranti come voluto dal presidente francese Macron la trova d’accordo oppure pensa sia una limitazione della libertà personale. E qual è a suo avviso il limite insormontabile al riguardo? Abbiamo vissuto una crisi sanitaria, economica e sociale spaventosa. Di fronte a questo, abbiamo tutti delle responsabilità. Sono assolutamente favorevole all'uso del green pass per accedere ai mezzi di trasporto e nei luoghi chiusi come cinema, musei, bar, ristoranti, alberghi, palestre, parrucchieri... E credo che l'obbligo vaccinale vada esteso anche agli operatori di questi settori ristoratori, albergatori, parrucchieri, estetisti. La mia libertà finisce dove iniziano i diritti degli altri.

Le immagini che abbiamo visto a Londra e in molte città italiane dopo la vittoria dell’Italia agli Europei di calcio l’hanno fatta preoccupare? Era tutto sbagliato? Era comprensibile, ma era sbagliato e certamente avremo un aumento di contagi nei prossimi giorni.

Perché medici e altro personale sanitario scelgono di non vaccinarsi, eppure dovrebbero essere i primi a capire come comportarsi? Mi viene da dire che non conoscono l'immunologia e la patologia. È giusto l'obbligo per questa categoria di lavoratori.

Non ha certo una sfera di cristallo, ma basandosi sugli elementi di cui dispone, come sarà la nostra vita tra due anni: mascherine, vaccini, distanziamento oppure c’è qualche speranza che il virus smetta di mutare e quindi si possa tornare ad una vita più normale. Il virus resterà con noi, salvo sorprese. Dovremo imparare a conviverci: ad osservarlo in silenzio, per capire come cambia, ma restituendo alla persone la serenità. Una volta che saremo tutti vaccinati, se i vaccini continueranno a proteggerci, dovremo avere il coraggio di tornare ad una vita assolutamente normale. Certo, avremo ancora dei contagi, ma non ritorneremo mai più alla tragica situazione che abbiamo vissuto. Credo che la pandemia abbia cambiato molte cose, più di quelle che al momento immaginiamo. Ma se devo sintetizzare e scegliere la mia rivoluzione direi che ci ha mostrato chiaramente quanto siamo fragili senza la scienza. Dobbiamo cambiare atteggiamento nei confronti del futuro e spostare lo sguardo da quello immediato a quello più lontano: servono visione e lungimiranza, nella scienza e in tutta la società.

Che cosa l'attira della scienza? È divertente e sfidante come un gioco o uno sport, ma i risultati ottenuti da chi gioca con la scienza non sono un trofeo e non sono personali: sono rappresentati da salute e benessere per tutto il mondo.

Chiara Roverotto

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