<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
INTERVISTA

Adriana Cavarero: «Dal Papa parole di inclusione importanti per la nostra città»

Adriana Cavarero e il messaggio del Papa su L'Arena del 24 dicembre
Adriana Cavarero e il messaggio del Papa su L'Arena del 24 dicembre
Adriana Cavarero e il messaggio del Papa su L'Arena del 24 dicembre
Adriana Cavarero e il messaggio del Papa su L'Arena del 24 dicembre

Pregate per me o mandatemi buoni pensieri: un invito aperto, a credenti e non credenti quello rivolto da papa Francesco ai veronesi, ma universalmente a tutti, dalle pagine de L’Arena del 24 dicembre in occasione dell’incontro in Vaticano con il nostro direttore Massimo Mamoli. Un invito significativo perché aperto a una laicità inclusiva, a una convivenza degli opposti che presuppone il rispetto delle differenze. La laicità inclusiva si può ottenere in due modi: azzerando le differenze per omologare la diverse realtà oppure accoglierle con fraternità. Papa Francesco non ha dubbi sulla strada da scegliere. Passaggi non scontati che sono occasione di riflessione con la professoressa Adriana Cavarero, docente di Filosofia nella nostra università e storica della filosofia.

 

Professoressa Cavarero, che cosa l’ha colpita nel messaggio di Papa Francesco?

Del messaggio, breve e conciso, del Papa mi ha colpito la sua universalità: parla ai veronesi ma si rivolge al mondo. A me pare che il Papa radicalizzi l’universalismo del messaggio cristiano, ed essendo universale è ovviamente inclusivo, soprattutto quando distingue pregate per me o mandatemi buoni pensieri.

 

Il non credente che fa buoni pensieri e buone azioni è equivalente a chi prega?

Secondo me lui considera i pensieri buoni e le preghiere equivalenti. Nel senso che come i cattivi pensieri ispirano cattive azioni, così i buoni pensieri ispirano buone azioni. E le buone azioni per papa Bergoglio sono le azioni di cura, accoglimento per gli ultimi, per i poveri, i migranti. E continua a battere su questo tema, giustamente.

 

Professoressa, che cosa intende quando dice che il Papa radicalizza il messaggio?

Vuol dire che insiste molto, va alla radice. L’accoglimento degli ultimi è una parte del messaggio cristiano molto apprezzabile che lui radicalizza nel senso che insiste molto sui sofferenti. Ed è un buon messaggio per Verona, che è una città complessa nella quale è molto forte l’anima del volontariato. Verona ha un’anima molto vicina alle intenzioni e ai pensieri di papa Francesco, da Nigrizia al volontariato, la Ronda della Carità, c’è una parte cospicua di Verona che ha pensieri buoni concreti cui seguono opere buone.

 

Verona ha una tradizione consolidata nelle missioni e nella dedizione agli ultimi, da san Daniele Comboni a san Giovanni Calabria a don Mazza...

Non è solo il mondo delle missioni africane al quale mi riferisco, ma penso proprio agli aiuti ai poveri che ci sono vicini, che sono tra noi. E forse c’è una parte di città che non è molto predisposta a questa accoglienza degli ultimi, per cui questo messaggio di papa Francesco è importante che lo leggano tutti, anche coloro per i quali il cristianesimo viene praticato con ritualità o aiutando i lontani.

 

Ma le opere buone che seguono i pensieri buoni sono quelle che riescono ad aiutare chi è vicino, chi è sul nostro territorio, che ha bisogno di fatti concreti. E queste buone azioni sono equivalenti alle preghiere. In questa fase di difficoltà per la pandemia, è difficile guardare agli altri, l’Io prevale sul Noi.. Ma Bergoglio insiste proprio su questa parte del messaggio cristiano che è altruista. Il cristianesimo come lo pratica Bergoglio non può essere egoista, non è che il pensiero fondamentale deve essere quello di salvare la mia anima e guadagnarmi il paradiso; il principio fondamentale è quello di essere responsabile dell’altro, del più povero. La Bibbia non a caso parla della vedova e dell’orfano, verso i quali posso fare azioni concrete perché sono vicini.

 

Dal messaggio di papa Francesco emerge la sfida di una laicità inclusiva: come la si mette in pratica? Accogliendo le differenze o eliminandole?

Bergoglio anche nei fatti con il suo pontificato ha sempre allargato il dialogo con persone di altre fedi e religioni e con i laici. Lui la l’inclusività la pratica attraverso il dialogo, con una grande apertura. È un papa che accoglie e dialoga, questo significa non cancellare le differenze; perché se tu cancelli le differenze non fai un dialogo, fai un monologo, perché parli con quello che è simile a te e ripete le tue stesse cose. Bergoglio invece si è dimostrato un grande protagonista del dialogo interreligioso e interculturale, capace di accogliere l’altro e dialogare con lui.

 

In questo dialogo c’è un’etica di fondo che è punto comune delle religioni?

Dal punto di vista etico è chiaro che Bergoglio è aperto anche al laico basta che abbia pensieri buoni. C’è un’etica del bene, di chi mette in pratica i dieci comandamenti che non necessariamente consegue alla fede in Dio. C’è anche un’etica laica che si adatta perfettamente ai dieci comandamenti, che sono universali, non soltanto ebraico cristiani.

L’etica della responsabilità...

L’etica della responsabilità è universale, se segui questa vieni riconosciuto anche da un buon cristiano. Ci sono i buoni e i cattivi. Possono esserci persone che seguono uno stile egoistico di vita e che fanno cattivi pensieri, magari dicono anche le preghiere con le labbra ma poi non fanno azioni concrete positive conseguenti alle preghiere che hanno profferito. Non credo che costoro siano amati da papa Francesco, che non a caso ha scelto il nome di Francesco, attento agli ultimi.

 

In questo difficile periodo dove non troviamo più il Noi, che importanza ha questo messaggio che invita a guardare l’altro?

Sì è un messaggio forte, lui va alle radici del pensiero cristiano. Basta guardare a come ci si comporta di fronte alla pandemia. Se è qualcosa che riguarda solo l’individuo che guarda a se stesso, invece la realtà è che la pandemia è la cosa più includente che possa esserci, include tutto il mondo, siamo totalmente inclusi nella pandemia. E quindi o operiamo per il bene dell’altro, il che significa vaccinarsi per non trasmettere il virus perché ce ne facciamo carico come punti di una catena di trasmissione e non come singoli individui, oppure se non si capisce questo vuol dire che trionfa un pensiero egocentrico, neanche egoistico, che non è capace di nessuna etica della responsabilità. Un pensiero che non capisce il Noi. Perché il Noi in questo caos è il mondo. Siamo tutti potenzialmente infetti e contagiosi e allora la responsabilità è vaccinarsi per rallentare il contagio, chi ha buoni pensieri lo capisce subito.

 

Da filosofa, questo Papa le piace?

Questo Papa è un punto fermo, è molto coerente. Quando è stato eletto, un cardinale a lui vicino gli disse di non dimenticarsi dei poveretti. E lui non si è mai dimenticato dei poveri, è coerente, una certezza, non cambia idea, non indietreggia. Non si trovano altri potenti del mondo capaci di questo. Sì, mi piace molto.

 

Leggi anche
Vittorino Andreoli: «Il Papa vede i nuovi eroi di oggi: si battono per la sopravvivenza»

Maurizio Battista

Suggerimenti