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Aveva 58 anni

Addio al light artist Massimo Uberti, illuminò anche la Verona dantesca

Artista internazionale noto anche a Verona per l’installazione «Parran faville» che aveva illuminato l’area di Porta Fura in occasione del settimo centenario dantesco, nel 2021. Aveva 58 anni. Bresciano di nascita e milanese d’adozione.
Massimo Uberti e la sua installazione dantesca a Verona (@massimoubertistudio)
Massimo Uberti e la sua installazione dantesca a Verona (@massimoubertistudio)
Massimo Uberti e la sua installazione dantesca a Verona (@massimoubertistudio)
Massimo Uberti e la sua installazione dantesca a Verona (@massimoubertistudio)

È scomparso dopo una lunga malattia il light artist Massimo Uberti, noto anche a Verona per l’installazione «Parran faville» che aveva illuminato l’area di Porta Fura in occasione del settimo centenario dantesco, nel 2021. Aveva 58 anni.

La sua morte è stata annunciata dalla famiglia attraverso il profilo Instagram ufficiale dell’artista. Bresciano di nascita e milanese d’adozione, Uberti era uno dei più noti artisti della luce italiani, celebre anche a livello internazionale per i suoi progetti di arte pubblica ambientale “site specific”, cioè pensati e inseriti in un luogo preciso.

Tra questi, vanno ricordate le installazioni permanenti «Spazio amato», esposta nell'Oasi del WWF del Lago di Burano, e la struttura d’acciaio «Opera» situata nel Castello Gamba di Chatillon, sede del museo d’arte moderna e contemporanea della Valle d’Aosta.

Neon, lo strumento essenziale della sua ricerca

Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Brera, aveva esordito agli inizi degli anni '90 dopo l'esperienza come membro del gruppo d'artisti dello spazio Lazzaro Palazzi di Milano, movimento artistico entrato a far parte dell'archivio del Museo del Novecento. Dopo una formazione come pittore era passato alla fotografia, fino a trovare nell’uso del neon lo strumento essenziale della sua ricerca sullo spazio e l’architettura.

Durante l'anno dantesco aveva collaborato con l’Ufficio Unesco del Comune di Verona portando in città due installazioni: «Parran faville», composta da una serie di neon soffiati a mano, e «Da sponda a sponda», una creazione luminosa posizionata al centro dell’alveo dell’Adige, in prossimità della torre detta “della catena”, che rappresentava un omaggio alla storia medievale della città.

Per Parran faville, Uberti si era invece ispirato ai versi che Dante Alighieri dedicò a Cangrande della Scala per lodarne la saggezza nel governare la città: «Parran faville de la sua virtute / in non curar d’argento né d’affanni», citazione, tratta dal diciassettesimo canto del Paradiso, che sta a significare come il signore di Verona fosse più interessato alla grandezza della città e al benessere dei suoi abitanti, che non alle ricchezze che il suo rango gli garantiva. 

 

Laura Perina

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