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Coordown contro Gardaland
«Valuteremo una class action»

Il Coordown, Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down, con sede a Genova, dopo l’episodio della giostra negata ad una bimba down passa all'attacco e annunciano di aver interrotto le trattative avviate con la direzione del parco veronese sulla questione delle attrazioni negate per motivi di sicurezza alle persone disabili.
Gardaland
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Verona. Minaccia azioni legali contro Gardaland, dopo l’episodio della giostra negata ad una bimba down, e sottolinea che in altri parchi di divertimento «non avvengono simili episodi di discriminazione» il Coordown, Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down, con sede a Genova. I responsabili annunciano di aver interrotto le trattative avviate con la direzione del parco veronese sulla questione delle attrazioni negate per motivi di sicurezza alle persone disabili. «Fallita la mediazione con la direzione del parco - afferma una nota del coordinamento - il CoorDown annuncia iniziative legali a tutti i livelli, compresa la possibilità di una class action». Scopo della trattativa era di arrivare a una soluzione condivisa sul problema dell’accesso delle persone Down alle giostre ’adrenaliniche. «La non idoneità viene stabilita dagli addetti alla sicurezza - afferma Coordown - esclusivamente in virtù dei tratti somatici». Nell’ultimo incontro, il 25 maggio scorso, la direzione di Gardaland - sostiene Coordown - si era resa disponibile a valutare positivamente le proposte formulate, impegnandosi a fornire risposte entro una decina di giorni, anche per verificare le limitazioni in altri parchi, come Mirabilandia. Da allora però il coordinamento non avrebbe saputo più nulla. Coordown rileva che a Mirabilandia, «dove sono presenti le stesse attrazioni di Gardalan», come in altri parchi d’Italia «si limitano a sconsigliare e non a proibire alcune giostre ’adrenalinichè». «Tuttavia - conclude -, non avvengono episodi simili di discriminazione, come possono testimoniare molte persone con sindrome di Down e i loro familiari».

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