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Concordia un anno dopo:
«È ancora un incubo»

LA TRAGEDIA UN ANNO DOPO. Le testimonianze degli undici veronesi sopravvissuti al naufragio della nave Costa Concordia
Le operazioni di soccorso la notte del naufragio. La nave aveva urtato uno scoglio sommerso in prossimità dell'isola del Giglio e si era inclinata su un lato
Le operazioni di soccorso la notte del naufragio. La nave aveva urtato uno scoglio sommerso in prossimità dell'isola del Giglio e si era inclinata su un lato
Costa Concordia, ecco com'era

Verona. Costa Concordia, i sopravvissuti un anno dopo. Mentre in televisione, su Rai Uno, imperversava a «Domenica in» l'intervista in esclusiva dell'ex comandante Francesco Schettino, la famiglia di Mauro Massagrande con Elena Mazzoni e il figlio Lorenzo; Sabrina Soffiati e il marito Simone Gobbi e il figlio Lorenzo; Fabrizio Renoffio e il figlio Filippo e i Foresti, papà Francesco, la moglie Laura e il figlio Elia, erano tutti insieme, fuori casa. TUTTI INSIEME. Una giornata passata volutamente insieme dopo aver veduto la morte con i loro occhi la notte tra il 13 e il 14 gennaio di un anno fa, quando quell'ormai internazionale «inchino» della nave da crociera davanti all'isola del Giglio provocò una strage: 32 le vittime, due i corpi mai ritrovati. «È stata una giornata particolare oggi, non c'è dubbio«, dice Elena Mazzoni Massagrande, «in realtà anche i giorni scorsi lo sono stati. Nell'imminenza dell'anniversario ci siamo svegliati di soprassalto di notte, sudati fradici, abbiamo sognato quell'incubo, come succede ogni tanto, ma forse anche la pressione mediatica ci ha fatti rimpiombare in quell'incubo«, racconta Elena.  I TRAUMI. Suo figlio non ha ancora superato quel trauma: «Noi tra gli amici siamo stati quelli che hanno vissuto la tragedia nel modo peggiore perchè ci siamo dovuti calare sulle scialuppe dalle biscaggine, ad un'altezza di oltre dieci metri, al buio, con la consapevolezza che avremmo potuto non farcela. Che potevamo mettere male un piede e scivolare di sotto, inghiottiti dal mare. Non è facile neanche adesso parlarne, credetemi», continua Elena, «quest'estate mio figlio Lorenzo ed io siamo rimasti chiusi in ascensore. Un avvenimento in sè mediocre. Eppure ha provocato nuove paure». UN ANNO. È passato un anno, nessuno ha mai pensato di tornare in crociera: «Impossibile anche soltanto il pensiero per ora. In fututo non so, ma non credo. Quello che abbiamo vissuto è stato tremendo. All'isola del Giglio invece siamo tornati, il 2 giugno. Siamo andati a ringraziare e salutare quelli che ci avevano ospitato. È stato commovente e toccante. La nave era ancora lì piegata su sè stessa, con dentro le cose che non sono state più recuperate. Tanti ricordi sia toccabili che mentali. E poi il pensiero là davanti è volato alle persone che sono morte, a quelle di cui non hanno più ritrovato i corpi. Ebbene il pensiero a loro va spesso. E preghiamo per loro. Tra un po' andremo a messa tutti e 11 insieme», aggiungeva Elena ieri nel tardo pomeriggio, «e pregheremo per chi non c'è più. E ringrazieremo per esserci ancora». SERATA SPECIALE. Ieri poi è stata una serata ancora più speciale perchè una di loro, Laura Foresti compiva gli anni: «Le abbiamo organizzato una festa a sorpresa, lei lo scoprirà tra poco convinta di andare a cena, semplicemente», svela Elena, «è il nostro modo di fare festa per esserci ancora e tutti insieme. Esperienze del genere ti segnano per sempre. Non riesci a metabolizzare la morte, la paura indescrivibile che hai vissuto con il terrore di morire, di veder morire tuo figlio, tuo marito. Chi non l'ha vissuto non può capire. Eravamo in balia dell'ignoto, con gente che urlava, piangeva e cadeva in acqua sparendo». INDAGINI. La Procura di Grosseto ha confermato intanto le accuse (omicidio plurimo colposo, naufragio, abbandono della nave) per il comandante Francesco Schettino, che rischia fino a 15 anni di carcere per aver condotto la nave fuori rotta a ridosso dell'isola causando il tragico incidente e aver abbandonato la nave senza sovrintendere alle operazioni di soccorso. Ieri sull'isola del Giglio c'è stata la commemorazione delle vittime con la ricollocazione dello scoglio che era stato strappato via dalla nave e che aveva aperto uno squarcio di 50 metri sul fianco sinistro dello scafo.  COMMEMORAZIONE. Costa Crociere aveva inviato una lettera di invito alla cerimonia ai sopravvissuti: «Abbiamo preferito stare insieme tra noi», conclude Elena, «sarebbe stato troppo doloroso tornare là nello stesso giorno della tragedia. Ciascuno di noi, da un anno a questa parte, non ha passato un giorno senza rivolgere un pensiero a quella nave». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Vaccari

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