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«Cattolici in politica è l'ora del risveglio»

IL CONVEGNO. Al Toniolo confronto tra impresa, sindacato, associazioni sulla Settimana sociale
Mons, Vincenzi: «C'è un individualismo lacerante, ognuno si fa i propri interessi: basta». Bedoni: «I valori? Il territorio e le persone»

 Mons. Adriano Vincenzi, Maurizio Battista e il presidente Paolo Bedoni
Mons. Adriano Vincenzi, Maurizio Battista e il presidente Paolo Bedoni

 Mons. Adriano Vincenzi, Maurizio Battista e il presidente Paolo Bedoni
Mons. Adriano Vincenzi, Maurizio Battista e il presidente Paolo Bedoni

Per i cattolici è l'ora della sveglia. In una fase politica che come ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, «angustia» il mondo cattolico e i vescovi in particolare, è tempo di formulare proposte concrete e condivise sui temi del lavoro, della responsabilità sociale, della famiglia, del territorio, dell'immigrazione e dei grandi valori. Tutti argomenti affrontati nel convegno "I cattolici e la nostra città" che ha radunato al Centro Toniolo numerosi protagonisti del mondo economico e sindacale in vista dalla 46ma Settimana sociale dei cattolici che si aprirà il 14 ottobre a Reggio Calabria. E il 13 novembre nuovo incontro del Toniolo con i protagonisti della città.
SERVE IL CUORE. «Ai cattolici serve un impegno nuovo, svincolato dalla volontà delle singole persone, per quanto di buona volontà» ha esordito monsignor Adriano Vincenzi, assistente ecclesiale di Confcooperative. «Ai cattolici manca da tempo una progettualità condivisa, c'è un individualismo lacerante: ognuno tende a farsi i fatti propri guardando principalmente al proprio interesse. Di fronte alle grandi sfide che la società ci pone, da quella educativa a quella del lavoro, siamo chiaramente di fronte ad un atteggiamento miope. Quel che è peggio è che abbiamo trasformato la fede cattolica in religione civile: attraverso il consenso abbiamo cercato di perseguire ciò che può essere meglio accettato da tutti. Non ci interessano i valori, ma perseguire dei risultati: come sono stati raggiunti non conta più. Di fatto, abbiamo rinunciato alla nostra identità».
Per don Vincenzi occorre poi uscire in fretta dalla logica della mediazione degli interessi. «Di fronte alle grandi riforme, l'arte del compromesso peggiora le cose. Chi governa, centrodestra o centrosinistra che sia, ha un preciso mandato, quello di fare le riforme. Sostituendo il coraggio della proposta con l'incertezza si finisce solo per rimandare la soluzione dei problemi». Quanto a Verona, don Vincenzi evidenzia la mancanza di una figura di riferimento del mondo cattolico. «Occorre quindi investire di più su qualche persona lontana da giochi di interesse, dal denaro e dai vantaggi personali. La categoria dell'investimento dovrà essere la sua statura morale, la profondità umana e la chiarezza».
Occorrono «la capacità di cambiare il cuore: la volontà ormai non basta più» e una «formazione adeguata perché c'è bisogno di presenze qualificate per rendere credbile la politica».
INTERESSI E VALORI. Può conciliarsi l'interesse per il profitto con i valori cristiani? Sul tema è intervenuto Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni. «La compagnia che rappresento, una cooperativa di 25 mila soci, ha trovato risposta a questo quesito attraverso una crisi: non quella mondiale, ma la sua. Cattolica è da poco uscita da una crisi identitaria innescata da un'eccessiva finanziarizzazione del proprio business e da una crescita a prescindere. Il ritorno ai suoi valori fondanti basati sulla centralità del socio, sulla cooperazione e sul territorio hanno riportato l'azienda sulla strada del profitto, inteso non come fine, ma come mezzo per la valorizzazione dell'intera comunità. E su questo piano bisogna aiutarsi». Sul tema della cooperazione è intervenuto anche Giuseppe Ferro, vicepresidente di Confcooperative Veneto. «Le cooperative non sono solo il solo modello d'impresa a cui pensare nei momenti di crisi. Sono lo strumento con il quale la Dottrina sociale della Chiesa permea l'economia. Non cercano il benessere di pochi ma il benessere diffuso attraverso la centralità dei soci, quindi del lavoro».
UN PATTO PER IL LAVORO. «Verona come l'Italia, da una decina d'anni è al palo: crescita piatta» ha osservato il segretario provinciale della Cisl Massimo Castellani. «Lo storico manifatturiero veronese in dieci anni è sceso dal 40% al 30% della forza lavoro. E senza il manifatturiero l'industria non regge. La delocalizzazione è in parte servita, ma ha finito per privilegiare solo l'azienda e porta a redistribuire reddito nel Paese straniero. Tutto ciò di fronte ad una classe politica distante. Serve ora una forza che sappia legare e individuare i veri problemi e indicare delle soluzioni». Per Castellani c'è bisogno di un salto di qualità: «Serve ora un nuovo patto sociale di sviluppo con gli imprenditori» ha proseguito: «maggior produttività in cambio di una maggiore retribuzione per riattivare i consumi».
FORMARE IL DOMANI. Serve in buona sostanza un vero e proprio riorientamento culturale in grado di pianificare il futuro. Di questo hanno parlato Roberto Marrella, ingegnere, presidente dell'Azione Cattolica che ha ripercorso l'impegno dell'associazione per i giovani. Quindi Adriano Tomba dell'Unione cristiana degli imprenditori dirigenti. «Si riparte dalla Dottrina sociale della Chiesa, uno strumento di conoscenza che dà ad ogni uomo la possibilità di cogliere il vero senso della vita: al saper fare va coniugato il saper indirizzare. I valori indirizzano le azioni che portano al risultato. Oggi invece si concentra l'attenzione sui risultati e qualsiasi azione è lecita pur di ottenerli. E così i valori iniziali non contano più nulla. Ma fare politica significa creare futuro e non solo creare consenso».Al. Azz.

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