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MILANO

Appalti e tangenti, caos Expo
Sette agli arresti: c'è Greganti

Turbativa d'asta e corruzione per i lavori in corso. In carcere il manager Paris e nomi di Mani Pulite. Renzi martedi a Milano. Sala: «Fiducia tradita»
Uno striscione sull'Expo di Milano; bufera dopo una serie di arresti
Uno striscione sull'Expo di Milano; bufera dopo una serie di arresti
Uno striscione sull'Expo di Milano; bufera dopo una serie di arresti
Uno striscione sull'Expo di Milano; bufera dopo una serie di arresti

MILANO. Terremoto giudiziario sull'Expo, in programma tra un anno a Milano. A distanza di poco più di un mese dall'arresto di Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, è finito in carcere Enzo Paris, uno dei manager più importanti del progetto milanese. Sette in tutto gli arresti, compresi quelli di due vecchi protagonisti della stagione di Tangentopoli, Primo Greganti, 70 anni, il «compagno G», negli anni Novanta condannato a tre anni per le tangenti Enimont. Gianstefano Frigerio, 71 anni, politico di lungo corso nella Dc e poi in Forza Italia, prima condannato e poi assolto per la scalata ad Antonveneta. I due, assieme all'ex senatore di Forza Italia Luigi Grillo, avrebbero creato una «saldatura» tra imprese, cooperative e tutti gli schieramenti politici, da destra a sinistra fino alla Lega, per condizionare e assegnare appalti in cambio di tangenti. Gli altri ordini di arresto sono per Sergio Cattozzo, ex segretario Udc della Liguria, che avrebbe avuto un ruolo di mediatore nel grosso giro di affari, l'imprenditore vicentino Enrico Maltauro, e Antonio Rognoni, già ai domiciliari.
CONTRASTI IN PROCURA. «Abbiamo reciso nel più breve tempo possibile i rami malati, proprio per consentire ad Expo di ripartire al più presto», ha chiarito il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, il quale, a chi gli ha fatto notare che questa era una delle inchieste citate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo nell'esposto contro di lui al Csm, ha risposto: «Robledo non ha condiviso l'impostazione e non ha vistato gli atti».
Secondo il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e i pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio, negli ultimi due anni avrebbe operato in Lombardia una vera e propria «cupola» che prometteva avanzamenti di carriera, grazie a protezioni politiche, a manager e pubblici ufficiali disponibili a pilotare le gare a favore degli imprenditori che versavano le mazzette. I reati contestati sono associazione a delinquere, turbativa d'asta e rivelazione di segreto d'ufficio. «Sede sociale» del malaffare sarebbe stato un centro culturale intitolato a Tommaso Modo, di cui era presidente Frigerio, che attualmente collabora con l'Ufficio Politico del Ppe a Bruxelles. E se Frigerio, detto «il Professore» o «l'Onorevole», dalle intercettazioni sembra essere stato in stretti rapporti con l'ex premier, Greganti, era, scrive il gip, «soggetto legato al mondo delle società cooperative di area Pd», le quali, secondo i pm, venivano da lui protette e favorite negli appalti. Anche Grillo, detto «Gigi», benché uscito dal Parlamento ha mantenuto, si legge nell'ordinanza, «intatta la capacità di relazionarsi ad alto livello con il mondo politico-parlamentare», la vera leva, secondo i magistrati, per inquinare le gare. Un importante appalto per l'Expo del valore di 67 milioni di euro, sarebbe stato aggiudicato ad alcune imprese, tra le quali la Maltauro, in cambio di una «stecca» da 600 mila euro da suddividersi in parti uguali. Paris avrebbe riservato «un trattamento preferenziale ad imprese di riferimento dell'associazione».
EXPO A RISCHIO. Il colpo è gravissimo perché l'arresto di Paris rischia di rallentare i lavori. Martedì il presidente del Consiglio Matteo Renzi sarà a Milano con Maurizio Martina per rilanciare e rafforzare «l'impegno di tutte le istituzioni a fianco del Commissario unico». «Massima fiducia nella magistratura e massima severità se sono stati commessi reati», ha detto il presidente del Consiglio. Ed ha aggiunto: «I politici facciano il loro lavoro e non commentino il lavoro della magistratura». Giuseppe Sala (sono circolate voci di sue dimissioni) non è coinvolto dalle indagini ed ha incassato anche il sostegno di Roberto Maroni. «Gli rinnovo la fiducia», ha detto il governatore, «spero si possa procedere rapidamente nella realizzazione del crono-programma previsto». «Svolgo da sempre la mia attività professionale credendo nel lavoro di squadra e nella lealtà dei comportamenti. Oggi questa fiducia appare sorprendentemente tradita da una delle persone di Expo», ha commentato il commissario unico.

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