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Al «Due Torri» preziose atmosfere d'epoca

GIOIELLI. L’hotel in piazzetta Sant’Anastasia vanta interni superbi e stanze arredate con mobili e suppellettili antichi che ne fanno un’eccezionale galleria d’arte in città


Fin dal Trecento era conosciuto come il palazzo dell’Aquila e dal ’600 è adibito ad albergo Nel 1958 il rilancio con Wallner
La suite Maria Callas ha ospitato personaggi illustri. L’ultimo, il presidente della Repubblica Napolitano
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La suite Maria Callas ha ospitato personaggi illustri. L’ultimo, il presidente della Repubblica Napolitano

A ben pensarci, gli angoli più nascosti per gli abitanti di una città sono proprio gli interni degli alberghi. A meno di portare qualche amico che non sappiamo dove ospitare, difficilmente entriamo negli hotel. Eppure ce n'è uno in centro storico che meriterebbe una visita culturale. Si tratta del «Due Torri-Baglioni», in piazzetta Sant'Anastasia, che vanta superbi interni: dalla splendida hall al piano terra, al vasto sotterraneo, un tempo teatro, ora ristorante, ovunque con gli affreschi di Pino Casarini, alle singole stanze nei vari stili dell'antiquariato. Senza ombra di dubbio possiamo affermare che il «Due Torri Baglioni» è l'interno di Verona più completo: non solo affreschi e architetture, ma arredamenti e soprammobili, con stanze a tema, con mobili nei vari stili, veri e propri capolavori antiquari. E tutto grazie ad una figura che questa distratta città del terzo millennio pare abbia dimenticato: Enrico Wallner.
Il «Due Torri», che fin dal Trecento era conosciuto come il palazzo dell'Aquila, era un edificio scaligero, che passò a vari proprietari. Dai primi del Quattrocento fino al 1730 rimase in possesso della famiglia Boldiero, che, nel 1674, lo adibì a locanda all'insegna delle Due Torri. Poi passò agli Zenobi, ai quali, a metà dell'Ottocento, subentrarono gli Arvedi. In questo periodo, fu trasformato nel Grand Hotel Imperiale.
Fin dalla metà del Seicento, divenne albergo di primo ordine e ospitò le personalità più illustri che visitarono Verona. Ricordiamo su tutte, nel Settecento, Wolfgang Amadeus Mozart e il poeta tedesco Wolfgang Goethe. Una lapide, murata in facciata nel 1955, ricorda il soggiorno del tredicenne compositore austriaco, nel gennaio 1770.
L'hotel è stato teatro anche di eventi storici. Ne ricordiamo tre: l'8 giugno del 1795, quando avvenne l'incoronazione a re di Francia in esilio del conte di Lilla, come Luigi XVII; poi il 18 marzo 1848, essendo ospite nell'hotel, l'arciduca d'Austria, Ranieri, davanti all'albergo, si tenne la prima manifestazione patriottica veronese contro gli Austriaci e nel 1859, qui fu firmato il Trattato di Villafranca tra Napoleone III, Vittorio Emanuele II, l'Arciduca Ranieri e il generale Radetzky. Nel 1866, fu ospitato anche Giuseppe Garibaldi, che parlò dal balcone di questo hotel. Poi, nel 1882, quando fu acquistato dalla società Bastogi-Soini, l'albergo fu chiuso. Nel 1903, fu acquistato da Francesco Zeiner, passando, nel 1909, in eredità ai Wallner. Durante la Repubblica sociale di Salò nel 1943, il palazzo ospitò ben tre ministeri.
Ritornò albergo il 1 gennaio del 1959, grazie ad Enrico Wallner che ne fece uno dei «santuari» dell'ospitalità italiana. Wallner (1912-1993), dopo la guerra che lo vide prigioniero degli Inglesi, in Africa, e dopo aver frequentato la scuola sperimentale di cinematografia a Roma, ai tempi di Vittorio De Sica, Alida Valli e Anna Magnani, da proprietario terriero quale era, decise di diventare albergatore. Così trasformò il palazzo di famiglia in hotel di lusso, facendolo ritornare al passato. Commissionò i progetti agli architetti Carlo Scarpa e Giò Ponti, i maggiori del tempo, ma entrambi presentarono soluzioni che non gli piacquero. Così affidò l'intervento edilizio all'ingegnere Alessandro Polo e la parte pittorica a Pino Casarini (1897-1972), entrambi veronesi. Allora Casarini era un pittore ormai affermato, con esperienza anche di frescante. Gli affreschi di Casarini mostrano una linea plastica netta, con tonalità di colore delicate. Invece, per quanto riguardava l'arredamento, Wallner fece da solo, rastrellando presso antiquari e rigattieri mobili antichi e preziose porcellane. Creò addirittura un laboratorio di restauro con oltre dieci falegnami, restauratori e lucidatori. Tutte le cento stanze dell'hotel furono disegnate da lui personalmente e realizzate in 15 stili diversi.
Dopo aver risolto i contratti di affitto con gli inquilini (vi erano anche gli uffici delle Ferrovie dello Stato), iniziò i lavori di trasformazione del palazzo in albergo. L'inaugurazione ebbe luogo il 31 dicembre 1958: da quel giorno, tutte le maggiori personalità contemporanee, che sono venute a Verona, sono state ospitate al «Due Torri». Nel 1992, l'hotel passò in proprietà alla società che lo gestisce attualmente: purtroppo molti degli arredi originali sono andati perduti.
Per chi entra al "Due Torri", attraverso la porta girevole, il primo effetto è molto bello: si trova di fronte una grande sala affrescata e arredata con ampi tendaggi rossi, in cui sono sistemati vari salottini. Un effetto scenografico impareggiabile. L'atmosfera è vagamente orientale, come le hall dei grandi alberghi indiani e arabi del tardo Ottocento. Sempre a piano terra, anche alcune piccole sale, tutte arredate in modo molto elegante. Di qui si scende in quello che fu il teatro, con altri affreschi molto belli di Pino Casarini che raffigurano i cavalieri brandeburghesi, a Verona, ai tempi degli Scaligeri. Nei mesi scorsi, si è diffusa la notizia che l'hotel rischia di chiudere. Speriamo che la smentita che è seguita risponda a verità.COPYRIGH

Emma Cerpelloni

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