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EMERGENZA IDRICA.

Acqua inquinata dai «Pfas»
Nasce il fronte dei 13 sindaci

di Luca Fiorin
L'incontro è mirato a definire  strategie d'intervento comuni L'assessore Coletto ha interpellato l'Istituto superiore di sanità
La sede dell'ex consorzio Cisiag, a Porto, dove si terrà l'incontro
La sede dell'ex consorzio Cisiag, a Porto, dove si terrà l'incontro
La sede dell'ex consorzio Cisiag, a Porto, dove si terrà l'incontro
La sede dell'ex consorzio Cisiag, a Porto, dove si terrà l'incontro

Acqua potabile inquinata dai «Pfas»: ora nasce il fronte dei sindaci. I quali, dopo che per mesi non avevano preso posizione in merito alla presenza nell'acqua erogata dalla rete acquedottistica gestita da Acque Veronesi di sostanze perfluoroalchiliche (i cosiddetti Pfas, composti che vengono utilizzati per rendere resistenti ai grassi ed all'acqua tessuti, carta e contenitori per alimenti), oggi si incontreranno a Porto, nell'ex sede Cisiag, per assumere una strategia di intervento comune.
Ad indire la riunione è stato Antonio Pastorello, presidente del Consiglio provinciale che rappresenta i Comuni della Bassa in Acque Veronesi in veste di presidente del Cisiag: il consorzio che sino a qualche anno fa gestiva il servizio di acquedotto in sinistra Adige e che ancora esiste, anche se solo come socio di Acque Veronesi. Così questo pomeriggio i primi cittadini di Arcole, Veronella, Zimella, Albaredo, Cologna, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo, Legnago, Boschi Sant'Anna, Bevilacqua e Terrazzo dovranno decidere se e come intervenire sul caso Pfas. «È evidente», anticipa Pastorello, «che non possiamo andare avanti ancora senza poter dare assicurazioni ai cittadini che tutto è a posto. Le risposte che finora sono arrivate da Acque Veronesi non bastano. Per questo venerdì, dopo la riunione di Porto, andrò al Comitato territoriale della società che gestisce il servizio idrico per chiedere che diano finalmente quelle informazioni che la gente aspetta».
Se i sindaci si rivolgono ad Acque Veronesi, il deputato del Pd Vincenzo d'Arienzo, che su questi temi aveva presentato un'interogazione al ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, proprio ai sindaci, oltre che alle varie istituzioni coinvolte, ha inviato una lettera in cui li invita ad attuare campagne di comunicazione su questo argomento, rimarcando che nella Bassa ci sono timori sulla salubrità dell'acqua. Timori conseguenti al fatto che, mancando limiti stabiliti dalla legge sui Pfas nelle acque potabili, ci si trova in una situazione di contaminazione senza regole. Tanto che anche l'Ulss 20 si limita a spiegare che ha chiesto l'intervento in merito della Regione.
«Purtroppo ci troviamo ad agire in una situazione di evidente carenza normativa», specifica Luca Coletto, assessore regionale alla Sanità, «ma è chiaro che non posso accettare che si continui così. Per questo, in attesa che venga emanata una norma di legge, ho chiesto all'Istituto superiore di Sanità di comunicarmi dei parametri di riferimento che abbiano valore tecnico-scientifico. Finora si è cercato di arginare la situazione mettendo filtri e riferendoci a quanto stabiliscono le regole tedesche ma si tratta di soluzioni temporanee. Per questo sto continuando a sollecitare le istituzioni romane perché si esprimano».
D'altronde Coletto intende andare a fondo anche sulle rersponsabilità dell'inquinamento, che sinora sono state addossate ad un'industria chimica di Trissino, nel Vicentino. «Ho chiesto all'assessorato all'Ambiente e all'Arpav di attuare un monitoraggio approfondito perché ritengo sia necessario essere sicuri al cento per cento di quale sia la fonte. Certo, dopo che da assessore provinciale avevo chiuso il tubo che portava nella Bassa le acque inquinate della valle del Chiampo, non vorrei che ora si stia tornando al punto di partenza».

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