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A Passo Malera nasce un rifugio

BOSCO CHIESANUOVA. La scommessa dei novelli sposi Alberto e Alessandra Leso: restituire un futuro all'antica baita. Dalle vecchie travature in legno alle grandi lastre del pavimento tutto è stato salvato e recuperato compreso il «logo del fogo»
Alberto Leso con la mamma Angela Pezzo davanti a Malga Malera FOTOSERVIZIO AMATO
Alberto Leso con la mamma Angela Pezzo davanti a Malga Malera FOTOSERVIZIO AMATO
Alberto Leso con la mamma Angela Pezzo davanti a Malga Malera FOTOSERVIZIO AMATO
Alberto Leso con la mamma Angela Pezzo davanti a Malga Malera FOTOSERVIZIO AMATO

Bosco Chiesanuova. C'è una nuova opportunità per gli escursionisti in Lessinia con l'apertura da oggi, e per tutti i giorni seguenti, fino a settembre, del rifugio Malga Malera, che poi resterà aperto solo nei fine settimana. Era in realtà Malga Malera di Sotto, così catalogata dal Parco naturale regionale della Lessinia, con la prerogativa della possibilità di cambio di destinazione d'uso proprio per essere trasformata in rifugio. Se ne sono fatti promotori i giovani Alberto Leso e sua moglie Alessandra, sposi da appena tre settimane, entrambi innamorati anche della Lessinia. Il sogno di poter trasformare una malga in rifugio si è concretizzato grazie alla disponibilità della famiglia Tinazzi di Bosco Chiesanuova che l'ha concessa in affitto, alle norme del Parco che ne prevedevano la possibilità e al grande impegno della famiglia Leso (papà Pietro Luigi è titolare di un'impresa edile) che ha eseguito tutti i lavori di restauro. E qui si sono viste sia la perizia sia la cura con cui si sono dedicati: tutto quanto poteva essere recuperato, dalle vecchie travature in legno alle grandi lastre del pavimento è stato salvato e riportato allo splendore delle origini. Perfino gli attrezzi in dotazione alla malga, come il «bucio» per la produzione del burro, seppur ormai inservibile, mancando di pezzi originali, sono stati lasciati al loro posto diventando elementi decorativi. Il «logo del fogo» con il nero di secoli di fuliggine sull'antico focolare è il locale più caratteristico e più antico della struttura, con un arco a sesto acuto che lo consacra come una piccola cappella gotica: lì è stata sistemata la cucina, lasciata volutamente senza porte perché chiunque entrando nel rifugio ne possa apprezzare l'armonia architettonica e il funzionale adattamento. Qui la regina è mamma Angela, per un menù che è stato volutamente lasciato al minimo dell'offerta perché i visitatori possano apprezzare solo prodotti del Parco, e solo freschi, preparati sul momento: dai gnocchi di malga al tagliere di affettati. Il finale è nelle mani di Alessandra con dolcissimi e delicati involtini di sfoglia ai mirtilli. I coperti sono cinquanta all'interno e altri 40 all'esterno, mentre l'ospitalità notturna è limitata a una stanza con un paio di letti a castello. Al rifugio Malera non c'è né acqua potabile né elettricità: per i bagni, uno accessibile anche ai disabili, è utilizzata l'acqua piovana raccolta in una cisterna e l'illuminazione è assicurata da un gruppo elettrogeno sistemato in una casupola lontana dal rifugio: ci sono le condizioni per affrontare la montagna ancora con lo spirito più genuino. Situato a 1.561 metri sul livello del mare, è ad appena un chilometro e mezzo dal piazzale di San Giorgio, raggiungibile solo a piedi in meno di mezz'ora attraverso una strada bianca a servizio delle malghe, lungo il collegamento con Conca dei Parpari, da cui dista circa tre chilometri o sui sentieri che raggiungono l'alta Val d'Illasi e il gruppo del Carega. In inverno, con la neve, la strada è tenuta battuta e può essere percorsa a piedi o con gli sci di fondo e le ciaspole. Il rifugio è sull'itinerario delle visite guidate del Parco alla fauna selvatica: non sono rari gli avvistamenti di camosci, caprioli, marmotte e dell'aquila reale. Il rifugio è anche su internet (www.malgamalera.it) e raggiungibile al cellulare (342-1714873).

Vittorio Zambaldo

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