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A Palazzo Carli si firmò il passaggio di Verona all'Italia

ANNIVERSARI. Nello storico edificio fu sancita l'indipendenza dall'Austria
Costruito nel XVIII secolo fu arricchito di statue, fontana e affreschi di pregio. Fino al 1866 ospitò Radetzsky. Nel dopoguerra fu la sede della Nato
L'ingresso di Palazzo Carli
L'ingresso di Palazzo Carli
L'ingresso di Palazzo Carli
L'ingresso di Palazzo Carli

In via Roma, al numero 31, c'è Palazzo Carli, che entra nella storia cittadina, nell'ottobre 1866, quando Verona diventa italiana. Ma fondamentale per le vicende di questo edificio è stato l'anno 1812, due secoli fa, quando dai discendenti della famiglia Carli il palazzo viene ceduto ai fratelli Basilea, che 27 anni dopo, nel 1839, lo venderanno all'Imperiale Regio Demanio austriaco e diventerà il centro del potere austroungarico a Verona. Palazzo Carli, per noi veronesi, è la più importante sede militare cittadina: nel secondo dopoguerra, si insediò il Comando delle forze militari della Nato, mentre oggi accoglie i comandi del Comfoter, le Forze operative terrestri. Ma fu costruito come residenza privata, intorno alla metà del Settecento, su iniziativa del marchese Giuseppe Della Torre e della moglie Elena Carli, secondo la classica struttura degli edifici privati di prestigio. Il corpo di fabbrica guarda su un cortile interno, con un'elegante fontana al centro. La facciata è a tre registri: il piano terra ha archi bugnati con pilastri d'ordine ionico; il primo piano, in corrispondenza con il salone centrale, si apre in una loggia, arricchita da un timpano, decorato con statue scolpite da Lorenzo Muttoni. All'interno, vi sono affreschi di Giambettino Cignaroli, di Domenico Pecchio e di Marco Marcola, i maggiori artisti decoratori della Verona settecentesca. Nel 1780, Alessandro Carli, storico e letterato, fratello di Elena, riscattò il palazzo e vi fece realizzare la splendida statua di Pallade Atena, scolpita da Gaetano Cignaroli, posta ancora nell'atrio. Fu, però, nel periodo austriaco, fino al 1866, che l'edificio visse il periodo politicamente più importante: vi amava abitare Giovanni Giuseppe conte Radetzky, il feldmaresciallo delle guerre del Risorgimento, che giunse a Verona nel 1831. Nel 1930 vennero risistemati il salone d'onore e il cortile con la fontana di Ettore Fagiuoli. Il salone del piano nobile, con mobili e stucchi ottocenteschi, ospita ancora il bellissimo lampadario di Murano che, da tradizione, fu donato a Radetzky da alcune nobildonne veronesi. In una saletta del piano nobile, ancora intatta, il 16 ottobre 1866, si ratificò il passaggio di Verona al Regno d'Italia.

Emma Cerpelloni

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