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«Professoressa non riuscirà a mandarmi fuori»

Hacker, in una foto simbolica
Hacker, in una foto simbolica
Hacker, in una foto simbolica
Hacker, in una foto simbolica

Professori, dirigente scolastica e rappresentanti degli studenti si erano dati appuntamento per una riunione online - come spesso si fa in questo momento di scuole superiori che lavorano a distanza a causa del covid - per discutere delle problematiche del periodo e per toccare con mano le difficoltà della didattica a distanza. All’improvviso, però, sugli schermi dei collegati è apparso un ragazzo camuffato, irriconoscibile. Ha pronunciato frasi del tipo: «Professoressa non riuscirà a mandarmi fuori» (difficile capire in realtà a chi si stesse riferendo l’intruso) e poi ha mandato in onda un video porno. A quel punto in tanti si sono scollegati, ma ormai era troppo tardi, l’obiettivo - se così si può chiamare - dell’hacker era già stato raggiunto. L’episodio si è verificato mercoledì scorso durante l’incontro in streaming dell’Istituto villafranchese Carlo Anti, ma la voce di quanto accaduto si è sparsa solo nel fine settimana. La scuola si è già mossa con una denuncia alla polizia postale per cercare di risalire all’autore del gesto. La riunione online doveva essere l’occasione, dopo un lungo periodo lontano dai banchi di scuola, per fare il punto della situazione, ma è durata appena qualche minuto. Con tutta probabilità, l’incursione era stata premeditata e studiata anche con questo scopo. E loro malgrado, docenti, dirigente e diversi studenti seduti davanti al computer di casa sono diventati spettatori di un indecoroso show. Quello dell’altro giorno è solamente uno dei tanti casi di incursioni simili avvenuti nell’ultimo periodo. Il procedimento per entrare e disturbare riunioni di questo tipo non è nemmeno così difficile: non servono particolari competenze informatiche per riuscirci e questo complica notevolmente gli sforzi per arginarli. Anche la loro prevenzione è decisamente difficile. La situazione è complicata già da tempo, almeno da quanto è stata attivata la Dad, la didattica a distanza. E cioè dalla scorsa primavera durante il primo lockdown. Chi si adopera in questo tipo di bravate, però, deve sapere anche che si può incorrere in risvolti penali. «Qui si parla di violazione della privacy, interferenza e interruzione di pubblico servizio e diffamazione», spiega Giuliana Guadagnini, psicologa e responsabile del punto ascolto emergenze e disagio scolastico della rete dell’Ufficio scolastico di Verona, elencando le fattispecie di reati riconducibili alle interferenze durante le riunioni online. «È giusto che i ragazzi», continua Guadagnini evidenziando in generale il problema, «si rendano conto di cosa significhino questi comportamenti». E siccome spesso si parla di autori minorenni, la psicologa aggiunge: «Anche i genitori devono assumersi la responsabilità. Anzi, una corresponsabilità educativa». Questi comportamenti, inoltre, non coinvolgono solamente le persone che effettivamente in quel momento sono collegati al pc. Spesso accade che chi irrompe in diretta si riprenda con il telefonino e poi pubblichi sui social la bravata. E che questa, in poco tempo, diventi virale raggiungendo un pubblico molto più ampio. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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