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La visita in anteprima

Verona capitale dell'archeologia: apre il Museo nazionale in via San Tomaso

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L'interno del nuovo Museo archeologico (foto Battista)
L'interno del nuovo Museo archeologico (foto Battista)
Museo archeologico (foto Battista)

Lo Sciamano della grotta di Fumane campeggia in via san Tomaso. È il simbolo di quello che da domani sarà, in una città dai molti musei civici e privati, il primo Museo nazionale. Si tratta del Museo nazionale archeologico che verrà inaugurato alle 11,30 nell’ex caserma asburgica di stradone San Tomaso 3 con la presenza del professor Massimo Osanna, direttore generale dei Musei per il Ministero della Cultura.

Il museo, che nasce dopo oltre vent’anni dal primo progetto (1998), apre intanto con un piano, l’ultimo, tutto dedicato a Preistoria e Protostoria «agli albori della creatività umana», da 200mila anni fa al primo secolo avanti Cristo sotto la direzione dall’archeologa veronese Giovanna Falezza mentre Chiara Matteazzi è l’architetto progettista che cura l’allestimento per conto della Direzione regionale dei Musei del Veneto guidata da Daniele Ferrara. Un Museo che finalmente restituisce un’unità scientifica e contestualizzata a tutti i ritrovamenti archeologici del territorio veronese.

Ieri le sale dell’ampio sottotetto dove hanno trovato collocazione le sezioni dedicate alla Preistoria e alla Protostoria erano in pieno allestimento per gli ultimi dettagli, il piano intermedio accoglierà invece i reperti dell’età celtica e romana, oltre ad uffici, biblioteca e una sala conferenze da 90 posti, mentre il piano terra è destinato a documentare l’età altomedievale con bookshop e spazi fruibili da tutti, sempre aperti. Qui intanto, nelle sale recuperate con mattoni e travi a vista, scorrono reperti che fanno viaggiare attraverso 200 mila anni di storia il cui simbolo per eccellenza è lo «Sciamano», la figura umana disegnata e colorata su pietra forse più antica al mondo e risalente a 45mila anni fa. Si tratta delle testimonianze più antiche degli insediamenti umani nel territorio veronese, portate alla luce dopo un secolo e più di campagne archeologiche.

Le stanze, che nei secoli sono state monastero e poi cercare austriaco, si affacciano sull’Adige da un lato e sul cortile del retro dall’altro, che confina con la chiesa di san Tomaso, cortile che verrà utilizzato per allestimenti ed eventi. «Vogliamo che sia un museo aperto alla città», spiega la direttrice Falezza, «accessibile e fruibile a tutti e le stesse collezioni ruoteranno con allestimenti temporanei proprio per dare questo spirito di dinamicità». «Complessivamente l’investimento supererà i 3 milioni di euro, integralmente finanziati dal Ministero alla Cultura», afferma il dirigente della Direzione regionale Musei Veneto, dottor Daniele Ferrara. «Aperta al pubblico la sezione riservata alla preistoria e alla protostoria, contiamo di avviare molto presto il cantiere per la sezione romana, mentre con fondi assegnati tramite il Pnrr metteremo a cantiere anche il piano terra per completare quello che si prefigura come uno dei più importanti musei archeologici italiani».

Il percorso espositivo della sezione Preistoria e Protostoria, anche grazie a ricostruzioni fisiche e virtuali, video e altri mezzi di comunicazione multimediale, spazia per tutta la nostra provincia, dalla Lessinia alle Valli grandi veronesi, tra disegni rupestri come appunto nella grotta di Fumane e al Riparo tagliente di Grezzana e resti di palafitte nelle zone paludose della Bassa, attraversando il Neolitico e l'età del Rame, fino all’età del Bronzo, con l'esposizione dei materiali provenienti dai siti nella lista Unesco del veronese, e all'età del Ferro. Tra i molti tesori del nuovo Museo, la neo direttrice, Giovanna Falezza, si sofferma sui reperti della grotta di Fumane: tra le opere d’arte in ocra rossa rinvenute e riferibili all’attività artistica dei primi Sapiens (40.000 anni fa, Paleolitico superiore), la più famosa è questa pietra calcarea sulla quale è raffigurato un personaggio che indossa un copricapo: lo Sciamano. Questa pietra è, ad oggi, una delle più antiche figure teriomorfe (figure di uomo-animale) del pianeta. Risale invece all’Età del Bronzo antico, lo straordinario esemplare di vaso a bocche multiple recuperato durante lo scavo archeologico della Palafitta del Laghetto del Frassino presso Peschiera del Garda. Dal medesimo sito provengono anche ceramiche con decorazioni incise, conchiglie, metalli e utensili in osso, pietra e legno. Sempre dal Garda, rinvenuti ad una profondità di circa tre metri, provengono una tazza dell’Età del Bronzo antico e alcuni resti paleobotanici, tra i quali una spiga carbonizzata di farro. Notevoli e numerosi gli oggetti da ornamento esposti nel nuovo Museo e tra essi spicca il magnifico spillone scoperto presso la palafitta de La Quercia a Lazise, lungo più di mezzo metro, con larga testa a disco e gambo ritorto. E proprio le vie d’acqua come Adige e Po permettevano scambi «globali» per cui a Gazzo, Nogara e Legnago sono stati trovati reti di ambra del Baltico e di arte micenea. E da venerdì 18 febbraio il Museo Archeologico Nazionale sarà aperto al pubblico il venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18.

Maurizio Battista

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