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Incontro con l'autore alla Feltrinelli

Un paese maledetto nel romanzo che pare un film: «Consolazione» di Michele Orti Manara

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Michele Orti Manara alla Feltrinelli presenta il suo romanzo «Consolazione»
Michele Orti Manara alla Feltrinelli presenta il suo romanzo «Consolazione»
Michele Orti Manara alla Feltrinelli presenta «Consolazione» (video Adami)

Tutto è iniziato dal Brivido, un terremoto che ha scosso un paesino isolato tra i monti e ha scatenato una maledizione che si rinnova ad ogni calar del sole, facendo dell’altrimenti ridente Roccasa un luogo di violenza e superstizione. Neppure l'arrivo di un parroco può servire, il precedente si era addirittura suicidato; la sola che può combattere il male è la “sarachìa”, strega, guaritrice, sciamana o tutte queste cose insieme.

Sono gli ingredienti del romanzo «Consolazione» di Michele Orti Manara (Rizzoli), che ha incontrato i lettori alla Feltrinelli, dialogando con Anna Martellato.

Veronese dal cognome nobile e storico, 42 anni, Orti Manara vive a Milano. «Consolazione» è il suo primo romanzo, dopo libri di racconti. «Le donne sono le protagoniste – spiega l’autore – gli uomini invece sono come marionette, senza una volontà propria, né libero arbitrio, e non riescono ad opporsi alla maledizione. Le donne soffrono di più, ma almeno una di loro cerca di reagire. L’isolamento del paesino è geografico ma anche mentale e linguistico, per questo ho inventato delle parole usate solo lì. Al nuovo prete dicono: “tu non parli come noi, quindi non pensi come noi”». Paese isolato al punto che attraversa cinquant’anni del Novecento (è ambientato negli anni Sessanta ma ha flashback fino all’inizio del secolo) senza neanche nominare le guerre che si sono combattute nel frattempo.

«Il paese isolato e maledetto è un topos dell’horror – continua Orti Manara – Io ho voluto dargli una storia moderna, di violenza sulle donne, ma dove non si capisce chi è vittima e chi carnefice. Anche tra le donne c’è una manipolatrice, che soffia sulle superstizioni, ed era stata a sua volta vittima». «Sono partito dall’immagine della sarachìa che riceve le donne in casa per guarirle e dare consolazione, da cui il titolo del libro, e dal fatto che le donne che andavano da lei erano decisamente troppe; e, altra immagine, mentre lei riceve le donne, la figlia – che diventerà a sua volta sarachìa come la madre, la nonna e la bisnonna – la spia da una fessura».

Pagina dopo pagina si scoprono altri segreti, custoditi dagli abitanti di Roccasa, con un senso di pericolo incombente che diventa sempre più reale. Una spirale crudele che sarebbe piaciuta ad Artaud. E che piacerà sicuramente a qualche regista, perché è perfetta per farne un film.

Daniela Bruna Adami

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