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Il bilancio

«Balzo» dei lupi nel Veronese: 235 predazioni in un anno. Nel 2022 furono 178

La Lessinia subisce i danni maggiori ma nel conteggio ci sono anche l’area del Baldo ed il resto della provincia
Selvatico Un lupo dei branchi presenti in Lessinia ripreso durante l’inverno dall’obiettivo di Silvano Paiola
Selvatico Un lupo dei branchi presenti in Lessinia ripreso durante l’inverno dall’obiettivo di Silvano Paiola
Selvatico Un lupo dei branchi presenti in Lessinia ripreso durante l’inverno dall’obiettivo di Silvano Paiola
Selvatico Un lupo dei branchi presenti in Lessinia ripreso durante l’inverno dall’obiettivo di Silvano Paiola

Da 178 a 235. Sono efficaci i numeri a misurare il «balzo» in avanti compiuto dai lupi per quanto riguarda le predazioni nel Veronese.

Gli eventi predatori registrati sono passati dai 178 del 2022 (con 188 capi, per la maggior parte bovini, uccisi in Lessinia e 62 nell’area del Monte Baldo, perlopiù ovicaprini, quindi pecore e capre) ai 235 messi a verbale fino al 18 dicembre. Mancano una manciata di giorni alla fine dell’anno, che si conclude con 435 capi predati, quindi uccisi, in territorio scaligero.

Le perdite

Nella geografia delle incursioni messe a segno dai grandi predatori e raccolte dagli agenti della Polizia provinciale, 126 sono stati gli animali uccisi nell’area del Baldo tra ovini (84), bovini (20), equini (15), daini (3), caprini (3) ai quali si aggiunge anche un cane. Tra Verona e il resto della provincia, in 10 attacchi sono rimaste vittime 14 ovini, 6 bovini e 4 equini.

Il primato resta alla Lessinia, con 133 predazioni nelle quali a farne le spese sono stati 132 ovini, 91 bovini, 5 caprini e 3 equini per un totale di 231 animali. Al conteggio si sommano infine gli eventi predatori (39) avvenuti entro i confini del Parco naturale della Lessinia, fino al 27 ottobre. La perdita è di 45 bovini (di cui 37 uccisi e 8 feriti/soppressi) e di 9 pecore (5 uccise e 4 ferite e soppresse).

Futura gestione

«La Polizia provinciale ha ipotizzato che i branchi abbiano colonizzato nuovi territori prima non soggetti e preparati alla presenza dei lupi», chiarisce il presidente della Provincia, Flavio Pasini, in riferimento all’incremento dei numeri, in particolare sul Baldo. «Il dato dei capi uccisi è comunque rilevante», continua, e richiede una riflessione da parte delle istituzioni superiori su una futura gestione che risulti più efficace.

Il rischio è «che questa forma di tutela della specie diventi un acceleratore dello spopolamento di alcune attività e aree della provincia che per patrimonio zootecnico, cultura, lavoro e manutenzione dell’ambiente vanno assolutamente sostenute e preservate».

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Intanto in Europa...

Nel frattempo, la Commissione europea ha proposto di modificare lo status internazionale del lupo: spetterà agli Stati membri stabilire se attuare il passaggio da «rigorosamente protetto» a «protetto». La posizione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, va verso una «maggiore flessibilità»: «Il ritorno dei lupi è una buona notizia per la biodiversità in Europa. Ma la concentrazione di branchi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale».

Se adottata, la decisione sarà sottoposta al comitato permanente della convenzione di Berna, che ha tra gli obiettivi la conservazione della fauna selvatica. Non è solo questione di termini: per le associazioni ambientaliste (il Wwf ha manifestato subito contrarietà) la scelta nasconde il pericolo degli abbattimenti. 

Politica

Di altro avviso è l’eurodeputato Paolo Borchia, che commenta positivamente il cambio di passo. «Lo diciamo da anni che per difendere persone, animali da allevamento e attività produttive locali servono soluzioni risolute anche a livello europeo», afferma il segretario provinciale della Lega di Verona, sottolineando la valenza della corretta gestione dell’animale e della conservazione della biodiversità. Ora, conclude Borchia, «si apre la possibilità di un vero piano di gestione del lupo in Italia».

Il dibattito rimane aperto, con prese di posizione contrapposte. Da dicembre, la Svizzera – qui gli esemplari sono passati dai poco più di 100 del 2020 agli attuali 300 – ha avviato la «regolazione preventiva dei branchi di lupi». Significa che i Cantoni hanno facoltà di abbattere degli esemplari per prevenire danni. Pochi giorni fa negli Stati Uniti però, dopo un referendum popolare sulla reintroduzione dei grandi predatori in Colorado (in Europa non è stato necessario), cinque lupi grigi sono stati catturati in Oregon e liberati nella contea di Grand per formare una popolazione stabile.

Marta Bicego

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