<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'incidente in montagna

«Don Carlo era esperto del Monte Baldo. Lascia un vuoto enorme»

L'incidente in montagna
Don Carlo Cristani in uno scatto dei suoi parrocchiani
Don Carlo Cristani in uno scatto dei suoi parrocchiani
Don Carlo Cristani (Luca Sartori)

Ora non ha più l’amico delle montagne, il fratello prete delle passeggiate del mercoledì. E ne è addolorato. Accetta la volontà del Signore di essersi preso don Carlo così all’improvviso, ma è allibito davanti a quant’è accaduto tra la notte di mercoledì e giovedì, quando don Carlo Cristani, 76 anni, parroco con don Carlo Motta di Caprino, Lubiara, Pazzon, non è più tornato dal Baldo ma è stato trovato privo di vita sul versante del Baldo prospiciente il lago, verso Malcesine, lungo il meraviglioso ghiaione a picco sul lago.

Don Giuliano Gandini ogni mercoledì partiva con don Carlo per lunghe camminate: 78 anni, originario di Verona, oggi in pensione e residente a Costermano sul Garda, dopo la prima messa nel 1964 a San Giorgio in Braida e 9 anni curato a San Pietro Apostoli in piazza Vittorio Veneto a Verona, dal 1973 al 2010 è stato missionario in Germania. «Ero nella zona della diocesi di Spira, dove ci sono tanti emigrati oggi alla terza generazione, dove l’emigrazione continua, seppur diversa, caratterizzata da studenti o professionisti: ma una comunità sempre da seguire», spiega.

«Questo mercoledì dovevo accompagnare un gruppo di parroci della città venuti qui per tre giorni e per questo non sono potuto andare con don Carlo. Per una fatalità non eravamo assieme. Non posso fare quindi alcuna ipotesi su quanto sia accaduto», dice. «Tutti aspettiamo che il medico faccia un esame del corpo e che arrivi il nulla osta del magistrato ai funerali, che saranno molto probabilmente la settimana prossima. Presenzierà il vescovo, monsignor Giuseppe Zenti». Fatica a scendere in questi dettagli pratici, don Giuliano.

La sua mente è occupata dalla tragedia della improvvisa perdita che in lui, come in tutta Caprino e in moltissimi, ha lasciato un gran vuoto. E un gran bel ricordo:  «Sono sempre stato appassionato di montagna e, tornando dalla Germania nel 2011, a una nostra congrega mensile, rividi don Carlo che mi disse di come il mercoledì fosse il suo giorno libero, dedicato a camminare. Gli chiesi se potevo aggregarmi perché io non vado mai a camminare solo. Così iniziammo questo nostro viaggio insieme. Prima passeggiate di qualche ora, poi i panini, insomma in sette anni abbiamo percorso tutto il Baldo, che conosciamo metro per metro».

Parla al presente, come se ancora non sapesse accettare la dipartita dell’amico. «Ma anche l’Altissimo, San Valentino, la zona del Monte Vignola, il Bondone per non dire della Lessinia. Lui era innamorato della montagna e del Baldo e conosceva anche tutti i rifugi delle Dolomiti: un camminatore esperto che non rischiava. Ho imparato molto da don Carlo nel campo dei fiori e delle farfalle che, in passato, aveva collezionato. E poi camminare libera la mente: farlo con quel compagno particolare, dolce e paziente, capace di ascoltare, mi ha dato e mi stava dando tanto. Infondeva tranquillità e pace e mi ha reso meno impaziente». «Io continuerò ad andare in montagna», conclude don Gandini, «sperando di avere al mio fianco un’ altra persona come lui». Intanto a Caprino continua la recita del rosario. •

Barbara Bertasi

Suggerimenti