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sanità che non funziona

Medici di famiglia, emergenza senza fine: in città 9mila persone sono senza

In tutta la provincia sono 45mila sprovvisti di riferimento medico. Appello al Comune perchè metta a disposizione edifici a prezzi calmierati

Il «bubbone» della carenza dei medici di base è esploso. Non solo in provincia, dove le criticità, specie nel distretto 3 dell'Aulss9, nella zona di Legnago o a Caselle e Custoza, sono ormai note. Ma anche in città, soprattutto nel sud ovest scaligero, tra Santa Lucia, Golosine e Borgo Roma.

Se in provincia 45mila persone sono sprovviste del medico di famiglia, in città sono 9mila le persone orfane del riferimento medico. Lo sono, però, non tanto per la mancanza di posti accessibili nelle liste, ma perché non vi sono ambulatori vicini a casa e l'idea, specie per gli anziani, di dover affrontare due corse di bus per raggiungere il medico, non è vista come praticabile.

Nella commissione che si è svolta giovedì a Palazzo Barbieri si è affrontato il tema del perché i medici vogliano aggregarsi e quali siano le opportunità offerte dalla medicina di gruppo. Se le principali richieste di soluzione fanno appello alle direttive nazionali e regionali, i sindacati e l'Ordine dei Medici ritengono che anche il Comune possa fare la sua parte, individuando edifici e strutture che possano essere messi a disposizione dei medici di medicina generale a prezzi calmierati, per agevolare sia i professionisti stessi che l'utenza.

I tavoli regionali

«La partita si gioca ai tavoli regionali, dove è aperto un dialogo con i sindacati per capire come sia possibile rafforzare la medicina integrata e di gruppo», fa presente l'assessora alla sanità Elisa La Paglia, «ma siamo in ascolto per poter fare la nostra parte».
«I medici di base sono lavoratori autonomi, che scelgono dove andare in base alla disponibilità dei posti liberi e delle loro esigenze», chiarisce Paolo Dal Lago dell'ufficio convenzioni dell'Ulss9, «il singolo medico in ogni quartiere non è più attuale, i giovani cercano aggregazioni, ossia strutture in cui lavorare insieme. In città ci sono posti liberi superiori ai 9mila, quindi gli utenti senza medico lo sono per non spostarsi dal loro territorio, ma è anche vero che nel sud ovest di Verona gli 8 medici in servizio hanno raggiunto il massimale, ossia il numero massimo di pazienti. Ogni camice bianco invece dovrebbe avere dei posti liberi per garantire ai cittadini la possibilità di scegliere. Invece sempre più giovani professionisti, per esigenze familiari, autolimitano il massimale a 1.200 invece che 1.500 utenti».

Tra le sfide più grandi in città c'è quella di rimpiazzare il medico andato in pensione a Porto San Pancrazio dove l'aggregazione non avrebbe senso, visto il numero limitato di cittadini. Lo stesso sta accadendo a Parona e a Quinzano. Mentre il tetto di spesa per le indennità è sul tavolo regionale, si cercano quindi spazi disponibili.

Borse di studio da 900 euro

«I colleghi della scuola, prendono borse di studio di 900 euro lordi al mese, ed è naturale che preferiscano associarsi a realtà strutturate, non hanno possibilità di pagare affitti singolarmente», fa notare Caterina Pastori dell'Ordine dei Medici. «Gli impegni, oltre all'attività ambulatoriale, sono molti, a partire dalla gestione dei pazienti cronici, dimessi sempre più velocemente dagli ospedali. Vi sono già esempi in provincia di Comuni che hanno messo a disposizione strutture a prezzi agevolati».

«La nostra funzione sta cambiando, ed è naturale che i giovani scappino dalla professione», ribadisce Franca Mirandola della federazione dei Medici del territorio, «dobbiamo essere medici per i pazienti cronici, per la prevenzione, per ridurre la spesa sanitaria e gli accessi ai pronto soccorsi, e pagarci infermieri e segretarie, affrontando una carica di modulistica enorme anche solo per prescrivere dei pannoloni e documentare le risonanze prescritte e indotte. Il servizio sanitario è anche sociale. Necessita di assistenti sociali, psicologi, volontari, non solo di ambulatori. E va garantita la sicurezza perché le aggressioni aumentano».

Chiara Bazzanella

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