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Profughi, Scarsini attacca
«Regìa dietro le proteste»

di Laura Perina
La protesta dei migranti davanti all’ostello di Villa Santa Chiara a VeronettaIl direttore dell’ostello, Fiorenzo Scarsini
La protesta dei migranti davanti all’ostello di Villa Santa Chiara a VeronettaIl direttore dell’ostello, Fiorenzo Scarsini
La protesta dei migranti davanti all’ostello di Villa Santa Chiara a VeronettaIl direttore dell’ostello, Fiorenzo Scarsini
La protesta dei migranti davanti all’ostello di Villa Santa Chiara a VeronettaIl direttore dell’ostello, Fiorenzo Scarsini

Dietro i disordini al centro di accoglienza via Santa Chiara ci sarebbe una regìa.

Ne è convinto il direttore Fiorenzo Scarsini, responsabile anche dell’ostello della gioventù di Villa Francescatti, nella zona di San Giovanni in Valle, che ieri ha rilanciato più volte l’ipotesi anche in occasione della visita a sorpresa, che ha aperto la difficile giornata, di due ispettrici della Prefettura.

I malesseri delle ultime settimane, degenerati in questi giorni in veri e propri momenti di tensione, non si spiegano altrimenti: «Nel 2014 – sottolinea – all’ostello Santa Chiara abbiamo ricevuto la visita degli ispettori dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Sono andati via facendoci i complimenti. Se in questi anni qualcosa è cambiato, può essere solo cambiato in meglio perché abbiamo imparato a organizzarci con più criterio».

Proteste costruite ad arte, così Scarsini le definisce. Ma da chi? «All’interno del personale dell’ostello (ventidue persone a libro paga, ndr) girava un certo malcontento per ambizioni non raggiunte o non gratificate da noi», spiega.

«Sappiamo che ci sono stati dei fomentatori. Uno è andato via alla scadenza del contratto, l’altro è ancora qui ma non prenderemo provvedimenti, reagiremo “alla Ghandi”».

Il sospetto di covare delle serpi in seno nasce anche «da certe espressioni di malessere» nate all’improvviso tra i migranti ospitati al Santa Chiara.

Una, racconta Scarsini, riguarda l’acqua. «Ieri (martedì per chi legge) mi hanno portato un elenco di motivi per cui hanno deciso di protestare, tra questi spicca il fatto che debbano bere l’acqua del rubinetto. Ritengono sia insalubre e provochi malattie. Avrei capito se il discorso l’avesse fatto chi è qui da poco, ma come fa a pensarlo chi beve quell’acqua da anni?».

Infatti se la protesta ha trovato terreno fertile tra i nuovi arrivati, ad accendere la miccia sono stati ospiti di vecchia data: «Due o tre persone che più di tutte hanno beneficiato di un’accoglienza di un certo tipo, ben oltre la convenzione con la Prefettura. A uno di loro abbiamo persino trovato un allenatore che lo seguisse nell’attività sportiva, per valorizzare le sue capacità».

Si tratta di un senegalese che eccelle nel salto in alto e nel suo Paese d’origine ha ottenuto dei riconoscimenti.

Non si può ignorare che le proteste al Santa Chiara siano l’eco di quelle che ultimamente si stanno scatenando un po’ in tutta Italia, a cominciare da Cona, nel Veneziano al punto che molti ritengono vi sia più di un collegamento tra le rivolte.

«Questa contemporaneità fa pensare che ci sia un disegno più grande di noi, un retroterra che però non sappiamo individuare» conferma Scarsini.

L’unica cosa certa è che, all’ostello, la tensione era palpabile già da alcune settimane. E non si placa.

Racconta Scarsini che il custode notturno, africano, è stato messo alle strette da un gruppo di migranti per via della sua “fedeltà” al professore, appellativo con cui gli ospiti del centro di accoglienza chiamano il direttore, e la notte scorsa sembra sia stato costretto a dormire con un piccone sotto al letto.

E ieri minacce anche al signor Umberto, coordinatore delle attività di servizio, durante una protesta motivata dal pane servito a colazione. Troppo vecchio, ha asserito uno dei migranti.

Ma al Santa Chiara è in corso lo sciopero della fame e da martedì sera quasi nessuno si presenta ai pasti, nemmeno colui che si è lamentato. E quando Umberto glielo ha fatto notare, avrebbe risposto «Da adesso devi stare attento».

Si vive nella costante preoccupazione che accada qualcosa, commenta grave il direttore Scarsini.

L’ansia si aggiunge a quella per le sorti di Villa Francescatti: il 31 dicembre di quest’anno scadrà il contratto di concessione al Centro di cooperazione giovanile internazionale, ed è dal 2013 che la Curia esprime la volontà di vendere. Mentre con la gestione del Santa Chiara, che appartiene al Comune di Verona, si potrà stare tranquilli – si fa per dire – fino al 2024.

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