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«Fra tre anni
in pensione
i bus a gasolio»

La sbuffata di un vecchio bus Atv a gasolio
La sbuffata di un vecchio bus Atv a gasolio
La sbuffata di un vecchio bus Atv a gasolio
La sbuffata di un vecchio bus Atv a gasolio

Piccoli passi per uscire dalla camera a gas in cui Verona si trasforma durante i picchi dell’inquinamento.

L’ATV annuncia che, per il 2018, il trasporto pubblico urbano di Verona sarà uno dei pochi senza più un chilometro a gasolio. Come spiega il presidente dell’Atv Massimo Bettarello, «siamo già a buon punto, con il 70 per cento degli autobus circolanti in città alimentati a metano. Con l’anno nuovo, e l’arrivo di sette vetture appena acquistate, saliremo fino al 75».

Ma la vera svolta dovrebbe accadere fra tre anni, cioè quando, secondo le previsioni, il filobus arriverà su strada, assorbendo il 20 per cento del trasporto urbano. «Allora», continua Bettarello, «potremo chiudere la partita gasolio, buttando via tutti i rimanenti bus più vecchi e inquinanti, gli “Euro zero”, che per ora siamo costretti a tenere per le situazioni di emergenza».

Gli autobus a metano nuovi, un po’ più costosi dei modelli diesel, «costano fra i 200 e i 300mila euro a seconda della grandezza», specifica il presidente dell’Atv.

Vero è, come ha fatto notare il M5S nell’ultima commissione comunale sul trasporto pubblico, che per il centro storico sono da poco entrati in servizio nuovi pollicini a gasolio. «Sì, ma sono tutti Euro 6: le emissioni sono simili a quelle del metano, soprattutto in mezzi piccoli come questi», afferma Bettarello. «Perfino il trasporto pubblico di Vienna ha iniziato a utilizzare mezzi Euro 6».

Ma se in città si viaggia prevalentemente a metano, in provincia «girano ancora solo autobus a diesel. Ciò si deve all’assenza, almeno fino a quest’anno, di mezzi a gas in grado di garantire l’autonomia sui lunghi tragitti. Ora qualche modello esiste e lo stiamo considerando per un eventuale futuro acquisto».

BORGO MILANO. Intanto, in uno dei quartieri più inquinati qual è Borgo Milano, i residenti si tappano il naso rassegnati.

Negli anni precedenti al rifacimento di corso Milano, si era formato un comitato civico per proporre un restyling alternativo, come ricorda il titolare della farmacia del quartiere, Paolo Delaini: «Si chiedeva di realizzare un corso Milano con un’unica corsia per senso di marcia, più spazio per gli autobus e per una vera pista ciclabile. Si sarebbe potuto spostare parte della viabilità su altre arterie, invece si è scelto di concentrare tutto qui».

«Il risultato», continua Delaini, «è che, a causa del traffico e dell’inquinamento, il quartiere gradualmente si spopola perché la gente cerca zone più vivibili. La nostra stessa farmacia ha un progetto di trasferimento in un luogo più sicuro per i nostri utenti».

Anche Paolo Villa del Wwf, residente sul corso, afferma che «nulla è cambiato in fatto di inquinamento. Nei giorni peggiori l’aria puzza di bruciato e io, per andare al lavoro in bici, mi copro la bocca con una mascherina: meglio che niente. Il Comune dovrebbe prendersi la briga di controllare gli impianti di riscaldamento, altri grossi responsabili dello smog».

Lorenza Costantino

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