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DRAMMA DELLE TORRICELLE

Donati gli organi
di Chiara
«Era un vulcano»

Il dramma delle Torricelle
Chiara in uno dei pochi selfie non scherzosi
Chiara in uno dei pochi selfie non scherzosi
Chiara in uno dei pochi selfie non scherzosi
Chiara in uno dei pochi selfie non scherzosi

Chiara è morta e ha donato nuova vita. Chiara resta nei cuori di chi l’ha amata e di chi ha creduto per più di una settimana che un miracolo si potesse compiere. Lo sapevano mamma Micaela e papà Paolo che non ci sarebbe stato niente da fare. I medici erano stati chiari fin dall’inizio: «Nessuna speranza», aveva mormorato papà Paolo il giorno dopo quel tragico volo sulla tettoia della funicolare. Chiara Pajola, 19 anni, lavorava alle Pinte in zona università, aveva deciso di fare quel salto nonostante un amico e un’amica che erano con lei avessero tentato in tutti i modi di dissuaderla. Ma lei testarda lo aveva voluto spiccare. In un moto di sfida, con quei gesti che soltanto l’età ti insegna a non compiere. Ma Chiara era fatta così, voleva sempre fare di testa sua. 

 

«Chiara era un vulcano, sempre piena di energia, dove c’era lei, c’era sempre allegria e confusione. Basta guardare le sue foto, sempre a fare smorfie, selfie a metà. Chiara era così, scherzosa, piena di vita», dicono i genitori. Non serve a nulla tornare a quella sera, a quando vorresti che almeno una volta la vita ti desse la possibilità di riavvolgere il nastro. «La scelta di donare gli organi, Chiara l’aveva manifestata. E dopo il funerale, verrà cremata, sempre per una sua scelta», aggiunge la coppia, «vogliamo ringraziare tutti quelli che ci sono stati vicini. E anche il personale della terapia intensiva di neurochirurgia, oltre all’assistenza sanitaria ci sono stati molti vicini umanamente, ci hanno accompagnato ogni ora».

Alessandra Vaccari

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