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IL MIRACOLO. Veronese nell’équipe dell’Istituto veterinario di Novara

«Così abbiamo
riparato il cuore
del cane Filippo»

Il cane Filippo collegato ai macchinari dopo l’intervento al cuore fatto a Novara
Il cane Filippo collegato ai macchinari dopo l’intervento al cuore fatto a Novara
Il cane Filippo collegato ai macchinari dopo l’intervento al cuore fatto a Novara
Il cane Filippo collegato ai macchinari dopo l’intervento al cuore fatto a Novara

Paola Colaprisco

Era sempre stanco e affamato d’aria, il Pitbull Filippo, due anni, fedele compagno di una coppia toscana. I primi sospetti, poi la conferma dei veterinari: il cane ha una malformazione cardiaca congenita che non perdona.

I padroni non ci stanno ad “addormentarlo“ per non farlo soffrire e cominciano a girare l’Italia, alla ricerca di un veterinario che possa accendere la speranza. Filippo e i suoi padroni si fermano all’Istituto veterinario di Novara, un ospedale concepito per gli animali in cui operano cervelli di ritorno, ossia giovani veterinari italiani che si sono specializzati all’estero, affiancati da colleghi stranieri che hanno accettato la sfida e si sono trasferiti in Italia.

Tra questi medici degli animali c’è il veronese Edoardo Auriemma, 40 anni, responsabile del servizio di diagnostica per immagini. È stato lui, sottoponendo il Pitbull a un sofisticato ecocardiogramma in fase di riempimento diastolico, a emettere la diagnosi. «Il cane aveva una malformazione cardiaca molto complessa», ci spiega il dottor Auriemma, «che determina una scarsa ossigenazione del sangue».

I veterinari si confrontano, ipotizzano la strategia per curare Filippo. Ne parlano con i padroni, che danno il via libera «nonostante i tanti dubbi legati a una procedura mai tentata prima su un cane», confessa il veterinario veronese e ovviamente i costi dell’intervento. «Siamo andati in sala operatoria senza aver mai provato l’intervento, ma convinti che la procedura delineata confrontandoci avrebbe portato a un risultato soddisfacente».

La guarigione di Filippo deve passare attraverso due distinti interventi. «Dapprima è intervenuto il dottor Oriol Domenech, catalano, specializzato in cardiologia canina, che con una tecnica di chirurgia mini invasiva», spiega il veterinario veronese, «ha dilatato la valvola polmonare, che risultava più piccola del normale e ha eliminato l’anomalia presente nell’atrio di destra, diviso in due parti da una piccola membrana».

Ai primi di febbraio il cane è tornato in sala operatoria per l’intervento principale. «La metodica utilizzata», illustra il dottor Auriemma, «è del tutto uguale a quella usata per gli umani, ma siamo stati i primi in Europa a utilizzarla per un animale».

Il cane Filippo è stato dunque addormentato e collegato alla macchina che consente la circolazione extracorporea. Una scommessa, per l’anestesista Vincenzo Rondelli e il chirurgo Vincenzo Rondelli, che è intervenuto sfruttando le indicazioni fornite dagli esami diagnostici effettuati dal collega veronese prima dell’intervento.

«In questo modo il chirurgo ha potuto operare a cuore fermo», chiarisce Auriemma, «per eliminare gli ostacoli che impedivano la corretta ossigenazione del sangue».

Dopo l’intervento il cane Filippo, alla stregua di un normale paziente cardiologico, è rimasto in osservazione in terapia intensiva, sotto l’occhio vigile del dottor Marco Pes. «La nostra gioia più grande», conclude il veterinario veronese, «è stata rivedere Filippo energico e scodinzolante due settimane dopo l’intervento e la felicità sul volto dei suoi proprietari».

Paola Colaprisco

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