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Trentini
e Tovo
la staffetta
condivisa

Paolo Tovo fu vicesindaco del sindaco Luca Trentini che oggi è vicesindaco del sindaco Paolo Tovo. Benchè ci sia ancora la Rocca, Nogarole non è più un feudo in cui la nobiltà succedeva alla nobiltà nel comando del popolo. Ammesso, ma non concesso, che il potente di turno resistesse ai rivali.

Questa è la storia, Trentini. La controstoria è che lei e Tovo siete gli ultimi dei predestinati? Se non per censo, sindaci e vicesindaci per congenito prestigio sociale?

«La mia famiglia è proprietaria di un’azienda agricola, mentre Tovo ha gestito un’ azienda agricola. Teniamo i piedi per terra, non la testa per aria. Siamo dei volontari, considerata l’inconsistenza delle indennità pubbliche. Alle amministrative, in ogni caso, ci sono sempre state almeno due liste contrapposte. Gli elettori avrebbero potuto liberamente votare altri invece che per l’ennesima volta me e Tovo».

L’avvicendamento ricorrente potrebbe confondere la cittadinanza. Tra i due, chi è davvero il sindaco?

«Tovo, ovviamente. Sebbene anche adesso mi trovi nell’ ufficio del sindaco, non ricevo le persone seduto alla scrivania per rispetto nei confronti di Tovo. Ciascuno resta al proprio posto e con le proprie mansioni».

Gesto cavalleresco che scongiura guerre altrove fratricide. Le casate vivevano di rendita. Voi?

«Fuori dal municipio, io e Tovo lavoriamo. Siamo periti agrari. Io sono un consulente, Tovo è un dirigente. Dentro il municipio, le disposizioni statali condizionano i funzionari che condizionano gli assessori ed i consiglieri. Questi ultimi, vincolati anche dal bilancio comunale, hanno meno possibilità di un tempo di prendere decisioni. Più che costruire opere, manteniamo i servizi».

Perché proprio Tovo sindaco?

«Ho ricambiato. Tovo collaborò con me, io continuerò a fare altrettanto».

Perché proprio Trentini vicesindaco?

«Tovo non può essere dappertutto. Ha, appunto, anche altre attività da svolgere. Sono vicesindaco per praticità amministrativa, non per convenienza politica. Né c’entra che io e Tovo siamo renziani. Difatti, ho incarichi meno impegnativi degli altri assessori proprio per sostituire all’ occorrenza il sindaco».

Insomma, governate in due, più di fatto che di diritto.

«A Nogarole Rocca siamo in 3.600, eppure applichiamo la direttiva vigente nei Comuni con più di 15.000 abitanti: chi è nominato assessore si dimette da consigliere. Tranne il vicesindaco, per accortezza istituzionale nell’eventualità si assenti per un qualche motivo il sindaco. Le dimissioni sono un atto volontario, non un obbligo di legge. Anche i consiglieri, oltre agli assessori, hanno delle deleghe. Non sono determinanti i ruoli, bensì gli obiettivi. Ci alterniamo perché vogliamo convincere altri a candidarsi per il bene del proprio paese. Oggi, due dei quattro assessori e tre degli otto consiglieri di maggioranza sono nuovi amministratori. Uno, è in minoranza».

Chissà quante volte il sindaco Trentini avrà indossato il Tricolore. A quale manifestazione parteciperebbe il vicesindaco Trentini?

«Tornerei con la fascia nelle scuole, perché tra gli studenti con sensibilità e responsabilità civica potrebbero esserci i prossimi assessori e consiglieri».

Nel Medioevo, l’emigrazione rimarcò l’emarginazione. Nogarole è diventata piuttosto la Rocca dell’integrazione. Più di San Bonifacio e Roverchiara, dimostrano le statistiche. Il 23 per cento dei residenti rappresenta 37 popoli stranieri. Tra i quali: 293 rumeni, 109 indiani, 100 marocchini. Avete rilasciato 41 cittadinanze nel 2015; 77, nel 2016; 16, nel 2017.

«Sono persone assunte nelle aziende agroalimentari, metalmeccaniche e logistiche. Gli imprenditori necessitano sia di autostrade d’asfalto sia di autostrade informatiche, altrimenti disfano e rifanno gli stabilimenti in altri luoghi. Il Comune media perché le ditte abbiano le infrastrutture. La provvigione, diciamo, è il conseguente beneficio per la comunità: minore disoccupazione, maggiore socializzazione. Alcuni stranieri rinunciano addirittura alla propria cittadinanza d’origine anzichè alla cittadinanza italiana. Le scuole - dall’asilo alla media - sono state decisive per la convivenza di civiltà diverse».

Suppongo che tanta manodopera fosse inaspettata.

«Abbiamo attratto le aziende rilasciando velocemente le autorizzazioni. I primi stranieri giunsero negli anni Novanta: erano profughi dell’Est Europa. Trovarono un’occupazione e una casa, riunirono mogli e figli, che ora studiano all’Università e sono coinvolti nel volontariato. Abbiamo recentemente comunicato alla Prefettura di Verona la nostra disponibilità di massima ad accogliere i migranti. Non avendo edifici pubblici, serviranno alloggi privati. Non ne abbiamo ancora discusso ufficialmente in Consiglio comunale. Moltissimi, però, dei 764 stranieri già presenti vivono in affitto».

Stefano Caniato

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