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Tensione sui profughi
Accuse a Squassabia

Nuovo affondo di un gruppo di associazioni e circoli contro le proteste a Roncolevà dopo l’arrivo dei profughi. Fa seguito alle pesanti denunce dell’altro ieri di Verona che dialoga, la proposta di Assemblea 17 dicembre che sul suo profilo facebook Veronesi aperti al mondo invita a boicottare i mobili dell’imprenditore Claudio Squassabia. È il titolare dell’azienda che si trova di fronte alla villetta che ospita i profughi e gli operatori della cooperativa ed è accusato di aver seguito alcuni di loro lungo le strade del paese e di accogliere sul suo piazzale il presidio di protesta. Anche se ieri sera il comitato dei cittadini ha cambiato rotta e ha deciso di lasciare la postazione che è stata operativa 24 ore su 24 per due settimane.

«Chi perseguita i migranti non avrà i nostri soldi», recita lo slogan di un comunicato divulgato dall’Assemblea 17 dicembre. Squassabia, inoltre, è indicato come l’autore di un filmato postato su facebook in cui inquadra alcuni profughi e dice di seguirli per vedere dove vanno.

La situazione a Roncolevà si sta facendo complicata. C’è Verona ai Veronesi, gruppo che si definisce apartitico, ma che annovera tra le sue fila esponenti dell’estrema destra, che prende le distanze dagli episodi di violenza (sassaiola contro la villetta, insulti e auto sfasciata del presidente della cooperativa). Il suo portavoce Alessandro Rancani ha diffuso ieri una nota in cui respinge le accuse contro il suo movimento: «Già in apertura della conferenza pubblica di lunedì 3 luglio a Roncolevà, avevamo preso le distanze da tali avvenimenti, frutto di un clima di esasperazione diffusosi in tutta la provincia. Da una parte, i cittadini di Roncolevà si vedono scaricata sul proprio territorio una problematica che il governo, i prefetti e le cooperative non si dimostrano capaci di gestire. Dall’altra i sedicenti profughi ospitati con il consueto “zelo generoso e caritatevole“ dalle solite cooperative, come la Versoprobo di Vercelli, che sgomitano tra loro per contendersi i nuovi arrivati, ben presto trasformati in schiavi senza diritti e senza dignità, ricattabili e disposti a tutto pur di tirare a campare». Rancani chiarisce che gli ospiti non sono il «nemico», ma la situazione rischia di sfuggire al controllo dei responsabili di questi gruppi.

A Roncolevà, infatti, il limite è stato oltrepassato. Ci sono i pedinamenti di cittadini che postano in diretta il filmato di alcuni profughi che passeggiano di sera nel paese, con commenti dai toni eroici e frasi del tipo: «Ecco, i tre che passano davanti a due anziani. E se non ci fossimo stati noi, cosa sarebbe accaduto?». E continuano: «Questa mattina giocavano con alcuni ragazzini. Questo è il parco con la recinzione fatta per far giocare a calcio i bambini e lì dentro ora ci giocano loro». Ma la pressione del presidio che va avanti da almeno due settimane, sfocia in episodi che rischiano di oltrepassare il confine della legalità e finire nel campo del crimine di propaganda all’odio e alla discriminazione razziale. L’ultimo stratagemma per tentare di disturbare le attività degli operatori della cooperativa sono il suono delle trombette e la musica ad alto volume quando si tengono i corsi nella villetta. Non c’è più soltanto la manifestazione di dissenso, ma, da un lato, un’azione degli abitanti estemporanea e, dall’altro, il piano di agitatori di professione.

Luigi Grimaldi

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