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Storia delle donne in politica
Dalle filandine ai nostri giorni

Almadea Cavallini, una delle due filandine elette nel 1946Giulia ApriliAnna Maria Bigon e Valentina Zuccher FOTO PECORA
Almadea Cavallini, una delle due filandine elette nel 1946Giulia ApriliAnna Maria Bigon e Valentina Zuccher FOTO PECORA
Almadea Cavallini, una delle due filandine elette nel 1946Giulia ApriliAnna Maria Bigon e Valentina Zuccher FOTO PECORA
Almadea Cavallini, una delle due filandine elette nel 1946Giulia ApriliAnna Maria Bigon e Valentina Zuccher FOTO PECORA

Lungo è stato il cammino delle donne per arrivare ad avere una presenza costante e a rivestire un ruolo importante in consiglio comunale. Nelle sedici amministrazioni del dopoguerra, in 24 sono state elette, la metà per una sola tornata, le altre per due o più. La loro partecipazione è stata discontinua nei primi tre decenni dell’Italia repubblicana, si è andata consolidando a partire dal 1978 e ha fatto il salto di qualità all’inizio del nostro secolo, per arrivare ad essere maggioritaria nel consiglio eletto il 5 giugno 2016.

In verità la partenza era stata assai promettente. Nelle comunali del 24 marzo 1946, le prime elezioni amministrative a suffragio universale, su venti consiglieri vennero elette nella lista della Democrazia Cristiana ben tre donne: Carolina Cavallini, Almadea Cavallini e Giulia Aprili. La prima, che fu la più assidua alle sedute, era una casalinga, le altre due filandine. Queste ultime, per il lavoro e per le incombenze famigliari, presero parte saltuariamente alle riunioni. Fino agli anni ’50 in paese erano occupate circa duecento filandine, che quindi rappresentavano una discreta fetta di elettorato. Quelle lavoratrici si erano inoltre rese protagoniste di un episodio che restò vivo per molti anni nella memoria dei poveglianesi: nel 1930, contro la sostituzione del podestà Giuseppe Sartori (futuro sindaco), in157 abbandonarono la filanda e parteciparono ad una manifestazione di protesta. Per questi motivi furono imputate e due di loro, Ida Guadagnini (la conosciutissima Ida de Marco) ed Elisa Simonati, furono sottoposte ad ulteriore processo per aver esercitato, senza autorizzazione, la questua a favore degli arrestati. Il tutto si risolse con l’assoluzione delle accusate.

Due delle elette provenivano da quell’ambiente, anche se la Aprili non poteva aver preso parte alla manifestazione del 1930, essendo nata nel 1924. Nel 1946 la Democrazia Cristiana primeggiò nettamente con l’81 per cento dei suffragi, ma condivise la gestione della cosa pubblica con il Partito Socialista: infatti sotto la guida del sindaco Giuseppe Sartori, eletto nella Democrazia Cristiana come indipendente di centro, operò una giunta di centro-sinistra, con tre assessori democristiani e uno socialista. La scelta era in linea con la precedente giunta, formata il 6 settembre 1945 dopo il parere del locale Comitato di Liberazione Nazionale e guidata da Ulderico Caldana, nominato sindaco dalla Prefettura di Verona il 26 luglio 1945. Per ritornare al gentil sesso in consiglio, quello del 1946 fu un fuoco di paglia e bisogna attendere il 1964 con Feconda Marinelli del Partito Socialista Italiano. Presenza questa peraltro particolare: la Marinelli proveniva da Verona, era direttrice di Verona del Popolo e responsabile femminile del Psi di Verona. Partecipò solo alla prima riunione del consiglio del 7 dicembre 1964. Di un solo anno fu l’esperienza di Angelina Marangoni in quanto l’amministrazione Arrigo Zuccher nel 1971 entrò in crisi e fu commissariata. Dopo otto anni ritornano le donne e il 1978 (seconda amministrazione Francesco Perina) è la data spartiacque, perché da quell’anno il rosa sarà un colore abituale in consiglio. Scorrendo i nomi, emergono due curiosità: nel 1983 viene eletta Rita Prando, moglie dell’attuale sindaco Lucio Buzzi, e nel 1988 Sabina Geroin, madre dell’attuale assessore Giulia Farina. Sono anni contrassegnati dalla maggioranza della lista democristiana e da una grande vivacità politica, con le minoranze Psi, Campanile Veritas, Verdi e Pci che nelle consultazioni del 1988 ottengono il 46 per cento dei consensi.

Dal 1983 al 1993 la socialista Maria Rosa Principe, nell’interpretare il ruolo di opposizione, è battagliera in particolare nelle questioni urbanistiche. Il 2001 è l’anno del salto di qualità: infatti nella seconda amministrazione Leonardo Biasi, di centrosinistra, per la prima volta una donna, Anna Maria Bigon, diventa assessore, e Marina Guadagnini è capogruppo di maggioranza. Da allora è un continuo crescendo e, di pari passo, la componente femminile svolge un ruolo sempre più centrale e decisivo nelle scelte amministrative. Nel 2006 un fatto storico per Povegliano: Anna Maria Bigon viene eletta alla guida del Comune, primo sindaco donna del paese. In consiglio siedono inoltre altre quattro donne, tre per la maggioranza e una per la minoranza. Nel 2011 viene rieletta primo cittadino Anna Maria Bigon, che nomina assessori Laura Peretti e Valentina Zuccher nella giunta a quattro. Le ultime elezioni comunali del 5 giugno hanno visto, anche con il favore della normativa sulle quote rosa, l’elezione di ben sette donne, cinque in maggioranza e due all’opposizione. Per la prima volta in consiglio comunale le donne sopravanzano gli uomini, sette a sei. In giunta il neo sindaco Lucio Buzzi ha nominato due assessori, Giulia Farina e Sara Mazzi.

Giorgio Bovo

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