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Si è spento Valerio Bellesini
il giornalaio dall’ugola d’oro

Valerio Bellesini al suo chiosco edicola
Valerio Bellesini al suo chiosco edicola
Valerio Bellesini al suo chiosco edicola
Valerio Bellesini al suo chiosco edicola

Era stato lui a dar vita al primo chiosco dei giornali a Villafranca. Valerio Bellesini, 90 anni, edicolante storico, è morto sabato pomeriggio all’ospedale di Borgo Trento dove era stato ricoverato il giorno prima in seguito ad un ictus. Con lui si chiude una delle ultime pagine della vecchia Villafranca, il paesone non ancora città uscito dalla guerra con la voglia di riprendere la vita tranquilla interrotta negli anni bui del fascismo e del conflitto mondiale. Era la Villafranca in cui tutti si conoscevano, tutti si aiutavano, tutti avevano un soprannome.

Valerio lascia la moglie Franca Dalfini, sua compagna da una vita. La cerimonia funebre è prevista in duomo per mercoledì alle 15,30. Domani c’è la recita del rosario alle 20. Legatissimo al fratello Benvenuto Bellesini- insieme hanno scritto pagine villafranchesi di profonda umanità- gli è sopravvissuto di quattro mesi e mezzo: Nuto, come tutti lo chiamavano, era morto il 26 dicembre scorso.

Valerio e Nuto erano subentrati, come giornalai, a Enrico «Tosca» Bellesini, l’uomo che inseguiva i treni, strillando le notizie in prima pagina, per vendere ai passeggeri che s’affacciavano ai finestrini le copie dell’Arena scaricate dallo stesso convoglio.

Valerio, quando il fratello sceglierà un altro lavoro perché la vendita dei giornali non procurava pane per entrambi, continuò giorno dopo giorno ad aprure il chiosco di legno in piazza esponendo i fasci dei quotidiani sul bancone e i settimanali (la Domenica del Corriere, Grand’Hotel, Bolero...) in vetrina. È qui che si guadagna la fama di «giornalaio dall’ ugola d’oro». Cantava e vendeva i giornali, portava l’Arena di casa in casa e cantava: Io sono il vento, L’amore è una cosa meravigliosa, Vienna Vienna... Aveva un repertorio melodico vastissimo.

«Dove andava, cantava», racconta la nipote Elisabetta che con il fratello Giancarlo (figli di Benvenuto) gestisce l’edicola in piazza Giovanni XXIII, ultima evoluzione del vecchio chiosco. «Cantava sulle navi in crociera, incantava olandesi e tedeschi sul lago di Garda, cantava durante i viaggi, cantava perfino in aereo. Faceva parte della sua esuberante e generosa personalità. Ha cantato l’Ave Maria di Schubert al matrimonio di centinaia di giovani sposi villafranchesi. Lo chiamavano e lui andava “gratis caritatis”, come amava dire».

Valerio Bellesini aveva cantato anche nel Chewing Gum, la rivista dei giovani villafranchesi messa in scena nel dopoguerra con i testi di Cesare Marchi. E, poi, nelle riviste della Compagnia Aurora. L’ultima esibizione sul palco era stata qualche anno fa a Par no’ desmentegar Villafranca.

Era un autodidatta. Non sapeva leggere la musica, ma suonava benissimo il pianoforte, a orecchio. La voce era fantastica. A Recoaro l’aveva sentito il maestro Alessandro Sopranzi (l’autore di Faccetta nera) che avrebbe voluto avviarlo sulla strada del professionismo canoro. Ma Valerio aveva rifiutato, come aveva rifiutato l’invito di incidere dischi in Olanda- dove, su un giornale, lo avevano definito «piccolo Gigli» -, scegliendo di restare in famiglia, in edicola, a Villafranca.

Morello Pecchioli

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