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«Sette centesimi
Così svanirono
i miei sogni d’oro»

Luigi Roncaglia, oggi, con le sue biciclette. Vive a Trevenzuolo dal 1969 FOTOSERVIZIO PECORARoncaglia premiato dal ministro Mariano Rumor nel ’64 per l’argento
Luigi Roncaglia, oggi, con le sue biciclette. Vive a Trevenzuolo dal 1969 FOTOSERVIZIO PECORARoncaglia premiato dal ministro Mariano Rumor nel ’64 per l’argento
Luigi Roncaglia, oggi, con le sue biciclette. Vive a Trevenzuolo dal 1969 FOTOSERVIZIO PECORARoncaglia premiato dal ministro Mariano Rumor nel ’64 per l’argento
Luigi Roncaglia, oggi, con le sue biciclette. Vive a Trevenzuolo dal 1969 FOTOSERVIZIO PECORARoncaglia premiato dal ministro Mariano Rumor nel ’64 per l’argento

Nonostante sia passato oltre mezzo secolo - le Olimpiadi di Tokyo si svolsero nel 1964 - l’aver mancato la medaglia d’oro per 7 centesimi è stata una delusione talmente grande che ancora oggi non riesce a dimenticarla. «Fu la Germania Ovest a soffiarcela», ricorda Luigi Roncaglia, classe 1943, ex ciclista professionista nell’inseguimento individuale e a squadre.

«Ho sempre avuto la passione per il ciclismo», racconta Luigi, oggi pensionato che vive a Trevenzuolo dal 1969 quando si sposò e vi si trasferì da Castiglione Mantovano, suo paese natale. «La mia era un famiglia di agricoltori; eravamo in nove fratelli e tutti erano pronti a sostenermi in questa mia passione».

LA SUA PRIMA BICI fu una Chesini. «Io e uno dei miei fratelli decidemmo un giorno di rompere i nostri salvadanai e con le mance raccolte andammo a Villafranca per acquistarla usata. Una nuova non potevo permettermela, costava troppo», ricorda Luigi sorridendo. «Sorrido per un semplice motivo. Ero il più piccolo dei fratelli: controllato a vista. Una domenica sera sono rientrato a notte fonda ben oltre l’ora che avevo concordato con i miei genitori, così il mattino successivo, per punizione, mi fecero alzare alle 4 per mungere le vacche. Finita la punizione, volevo andare a fare un giro di allenamento con la nuova bicicletta ma me lo proibirono. La punizione evidentemente prevedeva anche questo supplemento di pena».

UN EPISODIO che però non ruppe la solidarietà dei fratelli disposti anche a lavorare per Luigi purché egli potesse allenarsi e partecipare alle gare. Iniziò nel 1959 correndo come esordiente con la Learco Guerra di Mantova.

Nel 1964, la delusione olimpica giapponese per aver vinto «solo» la medaglia d’argento. Ma Luigi ebbe modo di riscattare quella cocente sconfitta: al Vigorelli di Milano vinse il campionato del mondo di inseguimento individuale sui 4 km stabilendo anche il record mondiale (4’ 52”), durato 24 anni. Nel ’65 fu secondo al mondiale inseguimento a squadre a San Sebastiano, risultato ripetuto nel ’67 ad Amsterdam.

Nel 1966 arriva la medaglia d’oro ai campionati del mondo svoltisi a Francoforte (Germania) nella gara di inseguimento a squadre con Chemello, Pancino-Castello. Nel 1968 alle olimpiadi in Messico, nella stessa specialità, vince la medaglia di bronzo e la medaglia d’oro ai mondiali a Montevide; nel 1969 arriva secondo alla «Sei giorni» di inseguimento individuale su pista a Melbourne). L’anno dopo vince sempre in Australia la «Sei giorni» su pista in coppia con l’australiano Ryan. «Firmai un contratto di tre mesi e partecipai a corse ciclistiche sia in Australia sia in Nuova Zelanda».

A 27 anni scese di sella e divenne vigile urbano a Mantova fino alla pensione. Ha un cruccio Luigi Roncaglia: sperava che il figlio Alessio seguisse le sue orme, ma lui al ciclismo preferì il calcio.

Lino Fontana

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