<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La start up

Senza lavoro
si «inventa»
le auto su misura

Matteo Bertezzolo
Matteo Bertezzolo
Matteo Bertezzolo
Matteo Bertezzolo

Crisi ovvero, dal greco, separazione, scelta, giudizio. L'ha interpretata alla lettera il villafranchese Matteo Bertezzolo, 40 anni. Dalla crisi, che qualche anno fa gli ha portato via il lavoro, è ripartito cambiando strada. Così, da avvocato aziendale oggi costruisce auto su misura: su un telaio modulabile il cliente sceglie la forma della carrozzeria, la posizione del motore a carburante o elettrico, il colore e gli interni, uscendo dall'azienda - una start up nel polo della meccatronica di Rovereto (Trento) - con un'auto unica al mondo «da mostrare agli amici al circolo del golf», sorride Bertezzolo che davanti alla congiuntura economica ha scelto: «La nostra è una generazione figlia della paura. Ma ci sono due tipi di paura: quella che ti terrorizza e ti blocca e quella che ti fa reagire. La seconda è la mia che mi fa muovere veloce e mi fa battere il cuore».

 

Avvocato libero professionista per 5 anni, poi legale aziendale per 7 finché la crisi ha chiuso la società in cui lavorava, per Bertezzolo la crisi è stata «un fattore scatenante» che lo ha indotto a guardarsi dentro e attorno. «Non facevo più quel mestiere con passione. Dovevo scegliere se continuare. Ma avevo un'idea che mi ronzava nella testa: personalizzare auto. Ho pensato: perché non costruirle adattandole alle esigenze di chi le compra, slanciando la carrozzeria, dando un taglio particolare allo specchietto... Sono cose cui ho sempre pensato nello scegliere un'auto». È nato tutto da qui, o meglio da una passione coltivata fin da bambino quando giocava con le auto d'epoca del nonno dell'amico Ivan Bresaola, smontandone i pezzi e ricollocandoli. Il pallino dell'auto è cresciuto con lui, tra pratica e riviste specializzate, finché, neopatentato, ha comprato una Fiat 500 gialla ristrutturandola e sfrecciando per le strade di Villafranca.

Nell'era della personalizzazione di cellulari e oggetti, dunque, perché non farlo con l'auto? Ha pensato Bertezzolo: «Non è solo un mezzo di trasporto, è un oggetto emozionale, una proiezione del tuo stile. Ora sono tutte uguali, fatte in catena di montaggio. La personalizzazione è un cavallo di battaglia per le case automobilistiche, ma si limita al colore, al cerchione, agli inserti in pelle». Maturata l'idea, Bertezzolo ha individuato una fetta di mercato cui rivolgersi: l'estremo e il medio oriente, dal Qatar a Singapore, dove gira denaro (perché l'auto su misura può arrivare a costare anche qualche milione di euro). «C'è un settore di nicchia che cerca l'auto che nessuno ha».

Con l'idea e il mercato è partito: «Volevo un telaio malleabile, plasmabile. Mi sono consultato con ingegneri che lavorano per grandi marchi d'auto, mostrando loro i disegni. Han detto che costava molto, ma si poteva fare. Poi l'ho brevettato». Bertezzolo è passato infine alla pratica: «Un altro amico, Andrea Zermignani, mi ha presentato alla Industrio, un acceleratore di progetti di start up di Rovereto. Tra una quindicina di candidature nel 2014 la mia idea imprenditoriale è stata accolta».

 

Il 15 maggio 2015 è nata Bermat, che ha sede a Rovereto nel polo delle aziende innovative supportate da incentivi e tecnologie moderne. Bertezzolo è socio di maggioranza e amministratore delegato, ci sono poi Jacopo Franchini, direttore tecnico per la parte ingegneristica, e Industrio. Il prototipo ha visto la luce nel 2016 a Villafranca nell'officina meccanica di Luciano De Fanti esperto di auto da rally «con istinto e una capacità eccezionali di vedere e risolvere i problemi», continua Bertezzolo che quest'anno si dedicherà alla carrozzeria. Sente di aver fatto un salto nel buio? «Più che altro in una prateria con spazi enormi. L'importante è avere presente la direzione, ascoltando testa, istinto e cuore. E avere coraggio di non demordere». Ma c'è un segreto: il supporto di un'equipe affiatata.

Bertezzolo deve molto agli amici, ma soprattutto alla moglie, Alessandra Soave, con la quale ha un bimbo di 3 anni, ai genitori Paolo Bertezzolo e Angiolina Cavagna, alla sorella Giulia. «Non è stata una scelta individuale. Impossibile senza di loro. Ovvio, ci sono le notti insonni, ma c'è anche tanta energia. E questo è bellissimo e mi dà speranza per il futuro. È il momento giusto: nei cataclismi si aprono anche spazi enormi. O stai fermo e soccombi, ma le cose possono non cambiare mai, o ti muovi. Sto facendo il possibile così non avrò rimpianti».

Suggerimenti