Crisi ovvero, dal greco, separazione, scelta, giudizio. L'ha interpretata alla lettera il villafranchese Matteo Bertezzolo, 40 anni. Dalla crisi, che qualche anno fa gli ha portato via il lavoro, è ripartito cambiando strada. Così, da avvocato aziendale oggi costruisce auto su misura: su un telaio modulabile il cliente sceglie la forma della carrozzeria, la posizione del motore a carburante o elettrico, il colore e gli interni, uscendo dall'azienda - una start up nel polo della meccatronica di Rovereto (Trento) - con un'auto unica al mondo «da mostrare agli amici al circolo del golf», sorride Bertezzolo che davanti alla congiuntura economica ha scelto: «La nostra è una generazione figlia della paura. Ma ci sono due tipi di paura: quella che ti terrorizza e ti blocca e quella che ti fa reagire. La seconda è la mia che mi fa muovere veloce e mi fa battere il cuore».
Avvocato libero professionista per 5 anni, poi legale aziendale per 7 finché la crisi ha chiuso la società in cui lavorava, per Bertezzolo la crisi è stata «un fattore scatenante» che lo ha indotto a guardarsi dentro e attorno. «Non facevo più quel mestiere con passione. Dovevo scegliere se continuare. Ma avevo un'idea che mi ronzava nella testa: personalizzare auto. Ho pensato: perché non costruirle adattandole alle esigenze di chi le compra, slanciando la carrozzeria, dando un taglio particolare allo specchietto... Sono cose cui ho sempre pensato nello scegliere un'auto». È nato tutto da qui, o meglio da una passione coltivata fin da bambino quando giocava con le auto d'epoca del nonno dell'amico Ivan Bresaola, smontandone i pezzi e ricollocandoli. Il pallino dell'auto è cresciuto con lui, tra pratica e riviste specializzate, finché, neopatentato, ha comprato una Fiat 500 gialla ristrutturandola e sfrecciando per le strade di Villafranca.
Nell'era della personalizzazione di cellulari e oggetti, dunque, perché non farlo con l'auto? Ha pensato Bertezzolo: «Non è solo un mezzo di trasporto, è un oggetto emozionale, una proiezione del tuo stile. Ora sono tutte uguali, fatte in catena di montaggio. La personalizzazione è un cavallo di battaglia per le case automobilistiche, ma si limita al colore, al cerchione, agli inserti in pelle». Maturata l'idea, Bertezzolo ha individuato una fetta di mercato cui rivolgersi: l'estremo e il medio oriente, dal Qatar a Singapore, dove gira denaro (perché l'auto su misura può arrivare a costare anche qualche milione di euro). «C'è un settore di nicchia che cerca l'auto che nessuno ha».
Con l'idea e il mercato è partito: «Volevo un telaio malleabile, plasmabile. Mi sono consultato con ingegneri che lavorano per grandi marchi d'auto, mostrando loro i disegni. Han detto che costava molto, ma si poteva fare. Poi l'ho brevettato». Bertezzolo è passato infine alla pratica: «Un altro amico, Andrea Zermignani, mi ha presentato alla Industrio, un acceleratore di progetti di start up di Rovereto. Tra una quindicina di candidature nel 2014 la mia idea imprenditoriale è stata accolta».
Il 15 maggio 2015 è nata Bermat, che ha sede a Rovereto nel polo delle aziende innovative supportate da incentivi e tecnologie moderne. Bertezzolo è socio di maggioranza e amministratore delegato, ci sono poi Jacopo Franchini, direttore tecnico per la parte ingegneristica, e Industrio. Il prototipo ha visto la luce nel 2016 a Villafranca nell'officina meccanica di Luciano De Fanti esperto di auto da rally «con istinto e una capacità eccezionali di vedere e risolvere i problemi», continua Bertezzolo che quest'anno si dedicherà alla carrozzeria. Sente di aver fatto un salto nel buio? «Più che altro in una prateria con spazi enormi. L'importante è avere presente la direzione, ascoltando testa, istinto e cuore. E avere coraggio di non demordere». Ma c'è un segreto: il supporto di un'equipe affiatata.
Bertezzolo deve molto agli amici, ma soprattutto alla moglie, Alessandra Soave, con la quale ha un bimbo di 3 anni, ai genitori Paolo Bertezzolo e Angiolina Cavagna, alla sorella Giulia. «Non è stata una scelta individuale. Impossibile senza di loro. Ovvio, ci sono le notti insonni, ma c'è anche tanta energia. E questo è bellissimo e mi dà speranza per il futuro. È il momento giusto: nei cataclismi si aprono anche spazi enormi. O stai fermo e soccombi, ma le cose possono non cambiare mai, o ti muovi. Sto facendo il possibile così non avrò rimpianti».