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Scheletri di cavallo e levrieri
in mostra nei musei più famosi

Gli scheletri del cavallo e dei due levrieri esposto in una teca al museo di Povegliano
Gli scheletri del cavallo e dei due levrieri esposto in una teca al museo di Povegliano
Gli scheletri del cavallo e dei due levrieri esposto in una teca al museo di Povegliano
Gli scheletri del cavallo e dei due levrieri esposto in una teca al museo di Povegliano

È partito per un viaggio lungo e internazionale, il gioiello archeologico di Povegliano. Il Cavallo con levrieri, scheletro longobardo del VII secolo, rinvenuto nella campagna di scavi che una trentina d’anni fa portò alla luce una necropoli vicino a Madonna dell’Uva Secca, e collocato nel museo di villa Balladoro, sabato ha lasciato Povegliano diretto a Pavia. Lì sarà esposto alla mostra Longobardi, un popolo che cambia la storia aperta fino al 3 dicembre al castello visconteo. Il reperto campeggerà tra le 300 opere in esposizione prestate da oltre 80 tra musei ed enti. Dal 15 dicembre farà tappa al Mann di Napoli, infine in aprile volerà a San Pietroburgo e sarà ammirato al museo statale.

Un viaggio prestigioso che riempie d’orgoglio Povegliano: «La richiesta è arrivata circa un anno fa. Uno dei componenti dell’equipe organizzatrice della mostra è Caterina Giostra che qui aveva eseguito gli scavi archeologici ed è a conoscenza della quantità e della qualità dei reperti che possediamo. La composizione del cavallo con i due cani è forse unica al mondo», spiega Pietro Guadagnini, assessore alla cultura che non dimentica di ricordare il grande contributo apportato per questa operazione da Giulio Squaranti dell’associazione Balladoro e dal Gruppo giovani di Povegliano. «Ci è sembrata un’opportunità unica e abbiamo accettato subito. È un orgoglio che venga fatto vedere al mondo questo nostro gioiello che quando tornerà sarà ancor più valorizzato: chi vorrà vederlo verrà qui, ma soprattutto il cavallo attirerà l’attenzione di chi può fare qualcosa per la sua promozione».

Il un reperto è molto originale. Si tratta dello scheletro di un cavallo decapitato e di due cani, uccisi come sacrificio. Fu trovato nel settore settentrionale dello scavo in località Ortaia, a Est di Madonna dell’Uva Secca. Tra il 1985 e il 1986, infatti, e poi tra il 1992 e il 1993, su segnalazione del rinvenimento di una tomba longobarda e poi in vista dell’industrializzazione dell’area, fu portata alla luce buona parte di un’estesa necropoli longobarda con alcuni nuclei di tombe isolate e tracce di un abitato, sotto la guida della Soprintendenza. Alla prima campagna parteciparono volontari dell’associazione Balladoro diretti dal dottor Luciano Salzani. Alla seconda il supervisore Giuliana Cavalieri Manasse e il direttore sul campo Peter Hudson con la cooperativa Multiart di Verona. Già nell’Ottocento a Povegliano, in località Marinare, era stata intercettata una sepoltura del VII secolo.

Sulla base dell’esame condotto da Alfredo Riedel, il cavallo era un maschio adulto di oltre cinque anni. Aveva deformazioni alle vertebre causate dall’età e dallo sforzo; i due cani, sempre adulti, sono grandi esemplari, simili a un levriero, e di pari statura. Tutti sepolti probabilmente poco distanti dal loro proprietario.

Il reperto è partito sabato per Pavia e sarà impegnato nelle mostre per circa un anno. «Abbiamo accettato a due condizioni», continua Guadagnini, «che non ci fossero spese per il Comune, comprese quelle assicurative, e che il cavallo fosse spostato nella sua teca che è stata fatta appositamente e ne consente lo spostamento integro senza il rischio che si possano staccare dei pezzi. Per noi è stata davvero un’ottima occasione, troppo importante per lasciarla sfuggire. Pavia è la capitale della civiltà longobarda. E quando la composizione ci sarà riconsegnata inizierà per Povegliano un nuovo corso: esporremo tutti i pezzi preziosi di cui disponiamo e che sono custoditi altrove in un caveau. Abbiamo reperti rari e di valore, come una spada celtica di cui ci sono due esemplari al mondo. E ritengo che molti altri verranno a chiederci la disponibilità dei pezzi per allestire mostre».M.V.A.

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