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Recchi lascia l’edicola dopo 84 anni

Nelì Recchi con la figlia Giovanna, Ermes e la nipote Nicoletta nell’edicola di famiglia FOTO PECORA
Nelì Recchi con la figlia Giovanna, Ermes e la nipote Nicoletta nell’edicola di famiglia FOTO PECORA
Nelì Recchi con la figlia Giovanna, Ermes e la nipote Nicoletta nell’edicola di famiglia FOTO PECORA
Nelì Recchi con la figlia Giovanna, Ermes e la nipote Nicoletta nell’edicola di famiglia FOTO PECORA

Ultime due settimane di gestione della edicola per i Recchi, la famiglia che da 84 anni vende giornali a Mozzecane. Si chiude così una dinastia di edicolanti che nel 1933 aveva iniziato la vendita dei giornali in paese. Nicoletta Recchi, esponente della terza generazione, lascia l’attività che proseguirà dal primo agosto da Raul Singh, un immigrato indiano che da undici anni vive con la famiglia a Mozzecane e che attualmente abita a Tormine. Il nuovo titolare ha 27 anni, ha frequentato in Italia un centro di formazione professionale ottenendo il titolo di automeccanico. Raul però ha lavorato fino ad ora in agricoltura. «Sto facendo il doveroso tirocinio nel nuovo mestiere», afferma. «Questo lavoro mi piace e trovo il rapporto con gli altri molto stimolante».

«È un’altra storia di Mozzecane che finisce», è il commento triste di tanti clienti vecchi mozzecanesi che alla mattina passano a comperare il giornale e che identificano la famiglia Recchi con un aspetto della cultura locale. «Mi dispiace lasciare», afferma con una certa emozione Nicoletta Recchi che negli ultimi 20 anni, per 15 come collaboratore e negli ultimi 5 come titolare, ha gestito l’azienda, «e mettere la parola fine a una tradizione familiare che ha visto tre generazioni passarsi l’attività di giornalaio. Purtroppo è un lavoro che richiede un gran numero di ore di lavoro quotidianamente. Io sono sola a gestirlo e ho anche la famiglia. Ho scelto questa al lavoro».

L’edicola Recchi , per la sua longevità, nel 2012 ricevette il riconoscimento ed il premio dal Sindacato provinciale autonomo Giornalai di essere una delle tre edicole più vecchie della provincia. La sua storia è anche un indicatore chiaro della evoluzione e sviluppo non solo dell’editoria, ma anche del paese. Fino al periodo successivo alla seconda guerra mondiale, Mozzecane era un paese a economia esclusivamente agricola, nel quale vivevano pochi ricchi proprietari della terra e una massa di persone che lavorava come bracciante.

Gente tutta presa a ottenere le poche risorse che permettevano la magra sopravvivenza quotidiana. Il giornale, quindi, era cosa per pochi ricchi o almeno benestanti un numero esiguo di cittadini mozzecanesi .

Memoria storica è ancora Nelì Simeoni, ora novantatreenne, nella cui famiglia è iniziata l’attività. Nelì figlia di Ermogene Simeoni, l’ancora ricordato Moge che faceva il fruttivendolo ambulante, aveva anche un’osteria al Ponte, la zona del capoluogo in capo a via Carlo Montanari andando verso Mantova, nella fila di case di fronte all’imboccatura di via San Faustino. Ermogene nel 1933 accostò alle sue attività commerciali anche quella di venditore di giornali. Alla figlia Nelì fu assegnato l’incarico di occuparsene e divenne così la prima giornalaia del paese. «Ricordo», afferma, «che l’apertura dell’edicola aveva ricevuto il plauso dell’allora podestà Simone Sandirni che l’aveva considerata una evoluzione positiva nell’offerta di servizi in paese. Al tempo», racconta, «arrivavano a Mozzecane una quindicina di copie di quotidiani: Corriere della Sera con l’inserto Corrierino dei Piccoli, L’Arena di Verona, la Domenica del Corriere. Andavo tutte le mattine a ritirarli alla posta e poi passavo alla distribuzione. In paese portavo una copia in qualche osteria poi raggiungevo in bicicletta sulle strade bianche del tempo, con ogni condizione meteorologica, Canedole dove consegnavo una copia alla Cooperativa e due copie ai padroni in Corte Grande, una copia de L’Arena la portavo poi all’osteria di Colombare».

Del tempo ricorda divertita: «Nella nostra osteria si poteva leggere il giornale e quotidianamente veniva a leggerlo un ricco mozzecanese, irrimediabilmente tirchio. Allora, una copia di quotidiano veniva venduta a 20 centesimi di lira, ma per lui forse erano troppi. Arrivava, leggeva il giornale posto su un tavolo dell’osteria per i clienti, non consumava niente e se ne andava, promettendomi che al mio matrimonio mi avrebbe fatto un bel regalo. Mi sposai e lui fu di parola: mi regalò un piccola statua da presepio, forse recuperata a casa sua».

Andata sposa a Giuseppe Recchi, un ferroviere che però era conosciuto come Bepi giornalar, per la sua collaborazione nei tempi liberi dal lavoro nella distribuzione di copie di quotidiani a domicilio in paese, Nelì aveva portato con sé licenza in casa Recchi, licenza che è stata poi raccolta dalle due generazioni successive: i figli Giovanna ed Ermes e, ultima, la nipote Nicoletta. Con il miglioramento delle condizioni economiche della popolazione, la vendita di giornali, entrata nel quotidiano di un numero maggiore di mozzecanesi, è aumentata anche per l’arrivo dei sempre più numerosi rotocalchi fino a richiedere un vero e proprio negozio. Ora, dopo la sede all’osteria del Ponte, quella di via Carlo Montanari si trova in via Caterina Bon Brenzoni, di fronte al municipio, ed è divento anche cartoleria e vendita di articoli da regalo.

Vetusto Caliari

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