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Profughi in case private: «Atto di forza»

La contrapposizione è netta. Il sindaco di Mozzecane, Tomas Piccinini, definisce «un atto di forza» la decisione del prefetto, Salvatore Mulas, di indirizzare in cinque appartamenti, messi a disposizione da un privato sul territorio comunale, tra i 20 ai 30 profughi, in arrivo nel Veronese nei prossimi giorni. Attorno a Piccinini fanno muro gli assessori e l’intera maggioranza. Forse anche una buona parte del paese, convocato venerdì, alle 21, in sala consiliare per un’assemblea pubblica nella quale la cittadinanza sarà informata della situazione e delle azioni di protesta che «organizzeremo contro questo principio di solidarietà ben retribuita», come la definisce il sindaco.

Ma ecco i fatti, ricostruiti dal Piccinini. «Già l’anno scorso, il 2 luglio, venivo raggiunto da una telefonata dalla Prefettura che m’informava dell’arrivo, per il giorno dopo, di 6 profughi, da collocare in un bed & breakfast, a Grezzano», ricorda. Decisione subita.

«Né io, né altro componente della mia amministrazione però ci siamo opposti. Abbiamo invece preso contatto con la struttura ospitante per gestire al meglio la permanenza sul territorio di queste persone. Qualche giorno dopo, infatti, il vice prefetto ci comunicava che il numero sarebbe stato integrato con altri due ospiti». I giovani, provenienti dal Bangladesh, svolgono, tra l’altro, mansioni socialmente utili, garantendo un equilibrio che in altri Comuni non sempre è stato raggiunto.

«Nei molti contatti intrattenuti in quel periodo con la Prefettura, abbiamo chiesto che non si attivasse l’accoglienza in residenze private. A Mozzecane abbiamo centinaia di appartamenti sfitti che possono prestarsi a speculazioni economiche. Non avremmo accettato che decine di stranieri potessero insediarsi sul nostro territorio, senza la garanzia di strutture ricettive organizzate che potessero fornire un minimo di servizi», dice.

Dalla Prefettura tranquillizzano: il paese ha già superato il rapporto di un profugo ogni mille abitanti. «Un anno dopo siamo venuti casualmente a scoprire della disponibilità della famiglia Manni di mettere a disposizione 5 loro appartamenti, isolati, per ospitare indicativamente dai 20 ai 30 profughi e della decisione prefettizia di accettare la soluzione», prosegue il sindaco. «Il Gruppo Manni, presente sul territorio comunale con lo stabilimento Manni Sipre, è impresa di successo che qui ha investito e portato occupazione con il sostegno dell’amministrazione, sempre collaborativa, anche in occasione dei recenti ampliamenti». Le stesse abitazioni erano state richieste un anno e mezzo fa dal sindaco. «Proponevamo una concessione per convenzione, per far fronte all’emergenza degli sfratti esecutivi, 11 quelli pendenti sul territorio. Constatiamo che invece si preferisce affidare le abitazioni ad una cooperativa per ospitare i profughi. Come si spiega? Il Comune non poteva competere con il giro d’affari che si farà con questa operazione, che può superare i 400mila euro annui», conclude Piccinini. Contro un fiume di accuse, dal Gruppo Manni, interpellato, per ora solo silenzio.

Valeria Zanetti

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