<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Profughi e paure ingiustificate
La protesta non abita più qui

Il presidio del comitato che aveva protestato per l’arrivo dei profughi a Roncolevà
Il presidio del comitato che aveva protestato per l’arrivo dei profughi a Roncolevà
Il presidio del comitato che aveva protestato per l’arrivo dei profughi a Roncolevà
Il presidio del comitato che aveva protestato per l’arrivo dei profughi a Roncolevà

Si vanno via via affievolendo le azioni di protesta dei cittadini di Roncolevà per i 40 migranti richiedenti asilo che attualmente alloggiano in una villetta privata che si trova alle porte del piccolo centro sulla strada provinciale che porta verso il mantovano. Ultimamente il gazebo posto di fronte alla villetta ma sul lato opposto della strada, almeno di giorno, è chiuso e non c’è alcun movimento di persone. L’unico movimento è lo sventolio della bandiera del Veneto con il leone alato di San Marco e di quella italiana appese su degli alberi ai lati del gazebo. Ci sono anche due grandi lenzuola bianche stese tra un albero e l’altro con la scritta Difendiamo la nostra comunità dal business delle cooperative e Coop=No dignità oltre allo storico striscione presente fin dal primo giorno di protesta Roncolevà alza la testa.

Tutto il resto è silenzio. Non si sentono né il suono delle trombe né le urla di protesta come nei primi giorni dell’arrivo dei profughi alla fine di giugno. Nel presidio una piccola tenda canadese (chiusa) e il grande gazebo (chiuso) con una parete trasparente che permette, a chi si trova al suo interno, di controllare chi entra e chi esce dalla villetta. Dentro si scorgono delle sedie, un tavolo e delle bibite per chi presidia la zona (saltuariamente e non più ininterrottamente).

Intanto, forse per evitare troppi sguardi indiscreti al suo interno, la villetta è protetta da un telo verde a maglia fitta che ricopre tutta la sua recinzione. In paese, a quanto sembra, i 40 profughi non stanno creando quei problemi paventati con il loro arrivo. Anzi, più di qualcuno, che però chiede l’anonimato, dichiara che i giovani, tutti maschi, non disturbano affatto. Si recano nella vicina piccola edicola-tabaccheria per acquistare sigarette oppure al vicino bar per comprarsi delle caramelle o delle patatine. «Li trovo persone educate che quando ti incontrano ti salutano per prime», aggiunge un pensionato che abita proprio di fronte al parco giochi. «Li vedo al pomeriggio recarsi in un gruppetto sul campo sportivo del Circolo Noi per una partita di calcio. Poi, rientrando, alcuni di loro si fermano un po’ sulle panchine del parco assorti sulla tastiera del loro smartphone». Il pensionato osserva che egli stesso frequenta il parco giochi con il suo nipotino «e ci sono anche altri bambini che giocano, accompagnati dalle loro mamme, ma non ho mai assistito ad alcun episodio di disturbo da parte dei migranti. Stanno seduti sulle panchine con gli auricolari e dopo un po’ se ne vanno». Uno dei problemi che invece viene evidenziato è il pericolo che i giovani africani rappresentano per gli automobilisti che percorrono il tratto di strada che unisce Roncolevà a Trevenzuolo. Lungo i circa due chilometri di rettilineo di notte, con l’oscurità, è difficile notare i migranti che camminano ai bordi della strada correndo il rischio di investirli.

«Bisognerebbe dotarli di pettorine fosforescenti per evitare che ci scappi il morto», aggiunge qualcuno. Un problema noto anche ai responsabili della gestione dei rifugiati. Infatti il presidente della Cooperativa Versoprobo di Vercelli, Isleo Petrarca, dichiara in merito: «Siamo a conoscenza del problema sollevato e stiamo provvedendo a fornire delle pettorine rifrangenti ad ognuno degli ospiti. Per quanto riguarda invece la situazione generale a Roncolevà posso dire di essere soddisfatto di lavorare in provincia di Verona. Uno dei risultati che intendiamo raggiungere è la sottoscrizione di una convenzione, che avverrà a breve, con il comune di Trevenzuolo con la quale sarà possibile, come prevede la legge, utilizzare i profughi richiedenti asilo per lavori di pubblica utilità come la cura del verde pubblico o la pulizia di spazi pubblici».

Petrarca ha confermato che i giovani migranti devono rientrare tassativamente in sede entro le 23.

Ha inoltre ricordato che la struttura continua nella sua attività multidisciplinare tutti i giorni con una equipe di psicologi, educatori, infermieri e mediatori culturali. Ad esempio tutte le mattine i giovani devono seguire un corso di italiano. Oltre ai quaranta migranti ospitati a Roncolevà, che provengo principalmente da Paesi francofoni dell’Africa subsahariana come Gambia, Mali, Senegal, c’è anche una quindicina di giovani donne, sempre africane, che dal 2015 alloggiano nel capoluogo.

Lino Fontana

Suggerimenti