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Percolato a Ca’ Baldassarre:
«Stendiamoci un telo!»

Una veduta dall’alto della discarica Ca’ Baldassarre con la vicina Ca’ Balestra incendiate nell’agosto 2015
Una veduta dall’alto della discarica Ca’ Baldassarre con la vicina Ca’ Balestra incendiate nell’agosto 2015
Una veduta dall’alto della discarica Ca’ Baldassarre con la vicina Ca’ Balestra incendiate nell’agosto 2015
Una veduta dall’alto della discarica Ca’ Baldassarre con la vicina Ca’ Balestra incendiate nell’agosto 2015

Il Comune potrebbe decidere d’intervenire per ridurre il percolato che la discarica dismessa di Ca’ Baldassarre continua a produrre ma non realizzando una nuova copertura con argilla e altri materiali (capping), bensì mettendovi un telo. A far propendere per questa seconda opzione, meno costosa e meno efficace, sono sia le incertezze legate a chi debba farsi carico dell’intervento (gestore o Comune) sia il diverso impatto che avrebbero le due tipologie d’intervento sul bilancio.

Secondo una sentenza del 2015 della Corte d’appello di Venezia i costi per la gestione del post mortem della discarica di Ca' Baldassarre toccherebbero al gestore storico: la Bastian Beton. Ma in consiglio comunale erano emerse le perplessità di chi teme che la vicenda non sia chiusa. Già nel 2012 v’era stato un lodo arbitrale che aveva dato ragione al Comune, ma aveva pure accolto la domanda della ditta concessionaria di risolvere la convenzione con l'ente «per eccessiva onerosità». Tra i primi a sollevare dei dubbi in consiglio comunale sull’imputabilità dei costi della discarica, dalla gestione del percolato alla definitiva messa in sicurezza, era stato il capogruppo di Cittadini per Valeggio, Alessandro Gardoni per il quale «il Comune, che ha già speso un milione di euro, potrebbe rimanere con un pugno di mosche, se la società cessasse o fallisse. Questo anche perché non ha promosso un’azione cautelare, come un sequestro conservativo».

Rimangono così sub judice questioni delicatissime legate alla gestione dei costi del post mortem della discarica che aveva visto esaurirsi nel 2010 il fondo appositamente destinato (6,4 milioni di euro) stabilito nel 1996 quando s'ipotizzò come data finale dell'attività biologica della discarica il 2011.

Una data duramente contestata dalle associazioni ambientaliste che allora chiesero di prevedere trent’ anni di vita della discarica.

«Stiamo valutando quale scelta fare», conferma Marco Dal Forno, vicesindaco con delega alle discariche, «e ne parleremo in consiglio comunale, ma ora sta prendendo piede l’idea di optare per la copertura con un telo. Il capping consentirebbe un abbattimento dell’85 per cento della produzione di percolato mentre il telo, che dura 5-6 anni, poco più del 50 per cento. Ma il primo intervento ci renderebbe finanziariamente impossibile poi fare interventi edilizi sulle scuole che vorremmo mettere in cantiere nei prossimi anni per adeguarle all’aumento della popolazione».

Prevale quindi l’idea di un’opera meno risolutiva che consenta di aspettare la chiusura della causa col gestore. Inoltre il Comune prova da tempo, ma invano, a coinvolgere la Regione. «Abbiamo inviato una lettera a Venezia», continua Dal Forno, «evidenziando il fatto che l’attuale copertura di Ca’ Baldassarre ha uno spessore ridotto, che causa le infiltrazioni, perché questo è stato voluto anni fa dalla stessa Regione». Difficile che arrivino aiuti dal Consorzio di bacino (Valeggio ha conferito a Ca’ Baldassarre solo il 4 per cento dei rifiuti totali, ndr) o da leggi ad hoc per le discariche di prima generazione.

Il Comune mette infine un punto fermo sulla questione di come si crea il percolato: negli anni scorsi il collaudo dell’ingegner Giuseppe Magro ipotizzava che il capping sarebbe un intervento insufficiente a ridurlo perché potrebbero esservi infiltrazioni anche alla base della discarica. «Su questo», afferma Dal Forno, «ulteriori verifiche di esperti ci fanno ritenere che il percolato derivi dalle acque piovane e che non vi siano significative infiltrazioni dalla base».

Alessandro Foroni

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