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No del Comune
al murale di pace
«Troppi colori»

Così, una volta eseguito, si sarebbe presentato il murale di Eduardo Mono Carrasco FOTOSERVIZIO PECORAIl fabbricato sul quale si sarebbe voluto dipingere il murale
Così, una volta eseguito, si sarebbe presentato il murale di Eduardo Mono Carrasco FOTOSERVIZIO PECORAIl fabbricato sul quale si sarebbe voluto dipingere il murale
Così, una volta eseguito, si sarebbe presentato il murale di Eduardo Mono Carrasco FOTOSERVIZIO PECORAIl fabbricato sul quale si sarebbe voluto dipingere il murale
Così, una volta eseguito, si sarebbe presentato il murale di Eduardo Mono Carrasco FOTOSERVIZIO PECORAIl fabbricato sul quale si sarebbe voluto dipingere il murale

Lugagnano non sarà mai come Cibiana di Cadore, sulle Dolomiti bellunesi, o come Orgosolo, in Sardegna, dove i colori dei murales rendono uniche al mondo vie e facciate delle case. Qui il regolamento comunale parla chiaro. E non avrebbe lasciato scampo nemmeno ad artisti del calibro di Diego Rivera o di Keith Haring. Anche alla loro proposta di dipingere la parete di un’abitazione in centro paese il geometra comunale “responsabile del procedimento” avrebbe risposto picche, citando il regolamento. Poiché «trattasi di edificio ricadente all’interno della zona A centro storico», la normativa «impone che le eventuali pitture dovranno essere estese con un unico colore all’intera unità edilizia escludendo tassativamente diverse coloriture». È con questa motivazione che la Commissione edilizia del Comune di Sona ha detto no ad un dipinto di circa duecento metri quadrati sulla facciata laterale del fabbricato che attualmente ospita il bar Cin Cin in via 26 Aprile, vicino alla sede staccata dell’Anagrafe.

Il no definitivo, con «archiviazione della pratica», stronca quindi sul nascere l’opera intitolata “La pace è il nostro futuro”. E poco importa che a proporla fosse un pittore di riconosciuto valore, il cileno Eduardo Mono Carrasco. Premiato nel suo Paese con la medaglia Pablo Neruda, una sua opera, dipinta insieme al grande Roberto Sebastian Matta e restaurata dopo la dittatura di Pinochet, è stata dichiarata patrimonio culturale del Cile. Sua è anche la copertina di un celebre disco degli Inti Illimani. E proprio a Lugagnano, tra dicembre e gennaio, si era svolta una mostra delle sue opere. Ma per la burocrazia, il suo progetto pittorico equivale a quello di un imbianchino desideroso di eseguire «diverse coloriture». E per rafforzare il divieto, in Comune si segnala inoltre la presenza sul muro di «scritte storiche dei primi anni del ‘900 meritevoli di essere mantenute». Il riferimento è allo slogan di epoca fascista “Vincere vincere vincere” tolto a colpi di scalpello dopo la liberazione e le cui già labili tracce sono pressoché scomparse del tutto dopo alcuni lavori di ristrutturazione dello stabile.

La raccomandata proveniente dal settore Edilizia privata si conclude con il suggerimento, più “politico”, di concordare con l’amministrazione comunale «una nuova proposta di posizionamento del murales eventualmente anche su edifici pubblici dove il tema della pace possa essere maggiormente valorizzato». E il sindaco Gianluigi Mazzi, prendendo la palla al balzo, indica già una possibile alternativa nell’edificio delle Scuole medie Anna Frank: «Sono appena iniziati lavori di rifacimento degli intonaci sulle pareti esterne della palestra. Lì il dipinto con il suo messaggio di pace avrebbe visibilità e un indubbio impatto educativo sui ragazzi. L’intervento», aggiunge il sindaco, «finirà a marzo 2017 e quindi potremo mettere a disposizione le impalcature per il murale».

Il progetto bocciato dal Comune prevedeva che la parete, lunga venti metri e alta una decina, sarebbe stata dipinta quasi interamente di azzurro, un cielo attraversato dal volo di una colomba bianca, simbolo di pace. Nella parte bassa, un sole dai colori caldi, volti variopinti, mani intrecciate e figure stilizzate di bambini festanti. A indicare che, appunto, “la pace è il nostro futuro”. Il grande murale sarebbe stato realizzato - tempi previsti tre giorni - con il coinvolgimento degli alunni delle medie, con i quali lo scorso inverno lo stesso Carrasco aveva tenuto alcuni laboratori. Per far fronte al costo dell’opera, 4.500 euro, un apposito comitato avrebbe dato vita a iniziative di autofinanziamento. Ma il niet arrivato dal colle di Sona lascia l’amaro in bocca. «Peccato, un’opera d’arte di questa ampiezza, con un messaggio così importante, e a costo zero per il Comune avrebbe abbellito il paese e coinvolto la comunità» commenta Sergio Castioni, referente del comitato Bene comune. All’iniziativa aveva aderito con entusiasmo anche don Eros Zardini, missionario a Quilmes, in Argentina, comproprietario dell’edificio. «È come portare un po’ d’America latina nel mio paese» aveva confidato ad alcuni amici lugagnanesi che erano andati a trovarlo.

L’assessore alla Cultura Gianluigi Bianco, tuttavia, assicura che «c’è la volontà politica» di portare avanti il progetto. «Gli uffici comunali non possono certo forzare i regolamenti, ma per quanto mi riguarda i messaggi di pace, tolleranza e cultura sono sempre i benvenuti… Ora mi confronterò con i promotori per valutare insieme la soluzione che il sindaco ha già prospettato».

Enrico Santi

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