C’è anche l’ipotesi «Blue Whale» al vaglio di procura e carabinieri di Peschiera sulla morte del villafranchese Khadim Ndiaye, avvenuta per annegamento nel canale Virgilio lunedì 29 maggio. L’ipotesi che il diciassettenne sia finito nelle sgrinfie di un istigatore di morte è emersa da una serie di dichiarazioni, pubblicate dai social in questi giorni da alcuni amici della vittima. I ragazzini, individuati sulle piattaforme social, sarebbero già stati sentiti dai militari dell’Arma proprio per chiarire questo aspetto. Non sarebbero arrivate conferme, però, della presenza di un istigatore di morte per il giovanissimo, originario del Senegal.
Ricordiamo che nella sequenza di prove di questo macabro «gioco», rischiare la propria vita con una prova fatale porta almeno cinquanta punti. E ciò che emerge dal tristissimo elenco, elaborato nel manuale di questo fenomeno mondiale, chiamato, appunto, Blue Whale che tradotto vuole dire Balena Blu. E questa serie di esercizi anche autolesionistici è stato acquisito in procura proprio negli scorsi giorni e adesso si trova nel fascicolo sul tavolo del pm Marco Zenatelli. Ricordiamo che si tratta di un’indagine aperta col modello 45 che riguarda fatti che ad un primo approccio non costituiscono reati. Ora bisognerà attendere gli ultimi accertamenti dei carabinieri di Peschiera prima di sapere se ci sono responsabilità di altre persone nella fine di Khadima.
Le antenne degli investigatori si erano alzate subito dopo il ritrovamento del corpo del povero ragazzo, avvenuto nella notte tra 29 e il 30 maggio a tre chilometri di distanza dal ponte di Borghetto da dove il giovane si era tuffato nel pomeriggio di sedici giorni fa. A far nascere i sospetti, erano state le dichiarazioni del fratello maggiore della vittima Matar«Mio fratello non sapeva nuotare».
Una circostanza da far rabbrividire che doveva essere chiarita a tutti i costi. Perchè Khadim si era tuffato nel canale Virgilio se non sapeva nuotare? Una domanda cruciale per gli investigatori, coordinati dal pm Marco Zenatelli. Sono così partiti accertamenti a raffica su più fronti a partire dai social per arrivare alle deposizioni dei ragazzi presenti al momento della tragedia.
Ieri è emerso che al momento del tuffo in acqua erano presenti parecchi suoi amici. Sono stati proprio loro a raccontare che il giovanissimo sarebbe rimasto a galla per pochissimo tempo per poi scomparire sott’acqua a causa della forte corrente presente in quel momento nel canale.
Ci sarebbe stato anche chi avrebbe provato a trattenerlo senza successo, però, perchè il flusso molto violento l’avrebbe trascinato subito a parecchia distanza da dove si era buttato. Le deposizioni dei ragazzini testimoni potrebbero aver già chiarito alcuni aspetti anche se gli investigatori mantengono ancora il massimo riserbo sul loro contenuto per non pregiudicare qualsiasi altra pista. Tra le quali, c’è anche l’ipotesi del Blue Whale.
C’è anche chi ha avanzato l’ipotesi che il ragazzino sia stato spinto da un suo amico. Gli inquirenti, però, hanno già escluso questa ipotesi: nessuno tra i testimoni sentiti ha detto di aver visto un gesto di violenza nei suoi confronti. I militari dell’Arma, dal canto loro, sembrano dare credito alle versioni di questi giovanissimi amici di Khadim. Sono poco più che bambini, dicono gli investigatori, non indefessi malavitosi e non avrebbero alcun motivo per mentire. Bisognerà attendere, quindi, solo qualche settimana perchè i militari concludano gli accertamenti e possano inviare l’informativa finale in procura che farà completa chiarezza sulla tragica fine di Khadim.G.CH.