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Milione sparito dalle casse Gsi Sette anni e 4 mesi all’ex capo

Marco BovoLa farmacia aperta dalla Gsi e oggi con nuova gestione FOTO PECORA
Marco BovoLa farmacia aperta dalla Gsi e oggi con nuova gestione FOTO PECORA
Marco BovoLa farmacia aperta dalla Gsi e oggi con nuova gestione FOTO PECORA
Marco BovoLa farmacia aperta dalla Gsi e oggi con nuova gestione FOTO PECORA

Otto mesi in meno rispetto alla richiesta del pm Gennaro Ottaviano, ma la condanna inflitta ieri dal gup Raffaele Ferraro a Marco Bovo resta comunque pesante: 7 anni e 4 mesi di reclusione per il commercialista di Povegliano che ha svuotato le casse della Gestione servizi integrati, la srl di Vigasio incaricata di gestire farmacia, mense di scuole e asili comunali oltre che della biblioteca. Un milione e 200mila euro spariti e «investiti» dal professionista in case, beni di lusso e auto: dovrà risarcire il Comune che si è costituito parte civile con l’avvocato Luca Sorpresa e il gup ha stabilito una provvisionale di 106.771 euro. Peculato, bancarotta, false comunicazioni e falsificazione di bilancio e infine autoriciclaggio le accuse con le quali venne arrestato nell’ottobre 2017: non era più amministratore unico di Gsi (aveva già svuotato la srl che era stata dichiarata fallita in aprile) ma era revisore dei conti del Comune di Erbè e presidente del Collegio dei revisori a Scorzè, nel Veneziano. Per il gip Laura Donati che firmòe l’ordinanza di custodia fu proprio il pericolo di reiterazione a giustificare la massima misura custodiale, il carcere. È a Montorio da allora e anche ieri Bovo è arrivato in tribunale accompagnato dalla polizia penitenziaria: al termine dell’udienza il suoi legali (Alberto Franchi ieri sostituito dalla collega Margherita Fiume) hanno chiesto la modifica della misura in quella meno afflittiva degli arresti domiciliari in una delle case di sua proprietà. Il dottor Ferraro si è riservato. LA GENESI. Era considerato il capo storico di Gsi, costituita nel settembre del 2009, perchè dalla primavera del 2010 a prenderla in mano fu proprio Marco Bovo. Invero avrebbe dovuto gestirla per un periodo limitato ma continuò per sei anni, fino al maggio 2016 quando scrisse all’amministrazione comunale di Vigasio spiegando che gli impegni lavorativi gli rendevano difficile seguire «in maniera adeguata questa realtà». Una realtà consistente, peraltro, visto che Gsi gestiva le mense, l’attività pomeridiana e l’entrata e l’uscita nelle scuole, la pulizia e la custodia del palazzetto e della palestra, la biblioteca e la farmacia comunale. Il giro d’affari, come lui stesso ci tenne a sottolineare, era di un milione e 900mila euro. Le grane iniziarono poco dopo, quando cioè il revisore dei conti della società, Massimo Pettene, riscontrò irregolarità nel bilancio 2015 che Bovo gli aveva consegnato prima di andarsene. Emerse il buco da un milione e 200mila euro, la srl non riuscì più a garantire i servizi per i quali era stata creata e i libri vennero portati in tribunale dal sindaco stesso. La gestione di farmacia e biblioteca vennero affidati ad altri e in aprile 2017 la Gsi fallì. LE MODALITA’. Fu il successore di Bovo, Andrea Nardi, a denunciare insieme al sindaco lo stato della Gsi dopo l’uscita del commercialista arrestato il 25 ottobre scorso dalla Guardia di Finanza che, su coordinata dal pm Gennaro Ottaviano, aveva svolto gli accertamenti sull’operato del professionista. Emersero quindi le modalità con cui i denari venivano prelevati, o meglio tolti, dai conti della srl. Da una parte l’amministratore firmava assegni intestati a se stesso, e connessi al conto di Gsi, che depositava sui suoi conti per prelevare poi contanti (in totale 400mila euro secondo l’accusa), dall’altra si appropriava dell’incasso giornaliero della farmacia di Vigasio che versava sempre sui propri conti il giorno dopo e che servivano a coprire i finanziamenti accesi per mantenere un alto tenore di vita (500mila euro per l’accusa). Da qui l’ipotesi di autoriciclaggio in cui entrano un assegno circolare (164mila euro), la restituzione di 70mila euro di prestiti chiesti all’Agos Ducato spa e al credito cooperativo di Concamarise. Il denaro utilizzato per pagare era quello della farmacia. E quando il nuovo amministratore si insediò iniziarono ad arrivare le chiamate dei fornitori che non erano stati pagati. Il buco da un milione di euro. •

Fabiana Marcolini

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